Fucecchio: Storia del Padule

Padule di Fucecchio
Tipo di area Zona umidaSIC (IT5130007)
Class. internaz. Wetland
Stati Italia Italia
Regioni Toscana Toscana
Province Firenze Firenze,Prato PratoPistoia PistoiaLucca LuccaPisa Pisa
Comuni BuggianoChiesina UzzaneseMassa e CozzileMonsummano TermeMontecatini TermePesciaPieve a NievoleLamporecchioPonte BuggianeseSerravalle PistoieseUzzanoLarcianoCerreto GuidiFucecchioVinciCapraia e LimiteAltopascioMontecarloCapannoriCastelfranco di SottoSanta Croce sull’ArnoSanta Maria a MonteCalcinaia
Superficie a terra 20 ettari, sui circa 2.000 totali del Padule ha
Gestore Consorzio Bonifica del Padule di Fucecchio
Mappa di localizzazione
Sito istituzionale

Coordinate43°48′N 10°48′E (Mappa)

Mappa di localizzazione: Toscana

Padule di Fucecchio
Padule di Fucecchio
Padule di Fucecchio (Toscana)

Il Padule di Fucecchio è la più estesa palude interna italiana. Ampia circa 2.000 ettari, si sviluppa tra le province di FirenzePratoPistoiaLucca e Pisa. La grande maggioranza dell’area è situata nella zona della Valdinievole, quindi a sud dell’Appennino Pistoiese, fra il Montalbano e le Colline delle Cerbaie; presenta come unico emissario il canale Usciana.

Caratterizzazione naturalistica

Grazie alla ricchezza della flora e della fauna e le particolarità idrogeologiche e paesaggistiche, il territorio del Padule è tutelato da due distinte aree naturali protette:

Dal 2013 il Padule di Fucecchio, unitamente ad altre 6 aree umide toscane, fa parte del novero delle zone umide di importanza internazionale in base alla Convenzione di Ramsar: il decreto ministeriale è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale europea del 12 novembre 2013.
Il territorio rappresenta un’attrazione turistica notevole, sia dal punto di vista florofaunistico (birdwatching) che paesaggistico (fotografia).
A Castelmartini (Frazione di Larciano) si trova il Centro di ricerca, documentazione e promozione del Padule di Fucecchio, Attualmente, la zona è gestita da due organismi ben definiti, con diversi compiti, attribuzioni e responsabilità:

Cenni storici ed eventi di particolare interesse

Mappa di localizzazione: Toscana

Padule di Fucecchio
Padule di Fucecchio
Padule di Fucecchio (Toscana)

Il Padule di Fucecchio è la più estesa palude interna italiana. Ampia circa 2.000 ettari, si sviluppa tra le province di FirenzePratoPistoiaLucca e Pisa. La grande maggioranza dell’area è situata nella zona della Valdinievole, quindi a sud dell’Appennino Pistoiese, fra il Montalbano e le Colline delle Cerbaie; presenta come unico emissario il canale Usciana.

Caratterizzazione naturalistica[modifica | modifica wikitesto]

Grazie alla ricchezza della flora e della fauna e le particolarità idrogeologiche e paesaggistiche, il territorio del Padule è tutelato da due distinte aree naturali protette:

Dal 2013 il Padule di Fucecchio, unitamente ad altre 6 aree umide toscane, fa parte del novero delle zone umide di importanza internazionale in base alla Convenzione di Ramsar: il decreto ministeriale è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale europea del 12 novembre 2013.
Il territorio rappresenta un’attrazione turistica notevole, sia dal punto di vista florofaunistico (birdwatching) che paesaggistico (fotografia).
A Castelmartini (Frazione di Larciano) si trova il Centro di ricerca, documentazione e promozione del Padule di Fucecchio, Attualmente, la zona è gestita da due organismi ben definiti, con diversi compiti, attribuzioni e responsabilità:

Cenni storici ed eventi di particolare interesse

Data la sua particolare morfologia, il Padule di Fucecchio ha sempre avuto nei secoli una grandissima importanza strategica ed ha rappresentato un sistema naturale di difesa contro le invasioni o, più in generale, nei confronti delle minacce che via via le popolazioni dei luoghi si sono trovate ad affrontare. Durante la seconda Guerra Mondiale, poi, la zona fu teatro di uno dei più crudeli eccidi di civili ad opera dell’esercito nazista.

Il ruolo del Padule durante la seconda guerra punica

Particolarmente rilevante è il ruolo avuto dal Padule di Fucecchio nella Storia di Roma: è celeberrimo, infatti, il fatto dell’occhio perso da Annibale quando cercò di attraversarlo con la sua armata nella Campagna d’Italia che caratterizzò la Seconda Guerra Punica.file:
Tito Livio, nella sua “Ab Urbe Condita, Libro XXII, raccontò l’evento così:
Dopo aver varcato l’Appennino, Annibale, nella sua marcia verso Arezzo, prese la via più breve, benché gli se ne offrisse un’altra più lunga ma più comoda, attraverso paludi in cui l’Arno in quei giorni aveva straripato. Ordinò che andassero innanzi i veterani Ispani e gli Africani, quindi i Galli. Alla retroguardia stavano i cavalieri e Magone con i Numidi chiudeva la colonna, particolarmente controllando che i Galli, gente fiacca qual era, si fermassero o sbandassero per stanchezza del lungo marciare. I primi tenevano dietro alle insegne attraverso le profonde voragini del fiume, quasi ingoiati e sommersi dal fango. I Galli sdrucciolavano e non riuscivano a rialzarsi dai gorghi, altri, stramazzati vinti dalla stanchezza, morivano tra i muli giacenti anch’essi qua e là. E più di tutto uccidevano le veglie, sopportate già per quattro giorni e tre notti. Essendo ogni punto coperto dalle acque e non potendo essi trovare alcun luogo asciutto dove adagiare lo stanco corpo, ammucchiavano nell’acqua i bagagli sdraiandosi su questi, o, mossi alla ricerca di tutto ciò che comunque emergesse dall’acqua, trovavano sui mucchi di muli qua e là stramazzati lungo tutta la strada il giaciglio per un breve riposo. Lo stesso Annibale, già sofferente agli occhi per i repentini e continui cambiamenti di temperatura, benché avanzasse sull’unico elefante superstite per tenersi più alto sull’acqua, perdette un occhio.
Petrarca, invece, scrisse del “gran Cartaginese” che “l’un occhio avea lasciato in mio paese, / stagnando al freddo tempo al fiume tosco, / sì ch’egli era a vederlo strano arnese / sopra un grande elefante un duce losco“.
Nel tentativo di passare attraverso il Padule, Annibale perse quasi tutti i suoi elefanti. L’ultimo elefante, Saurus, è nominato anche da PlinioPolibio, invece, dice che “delle bestie da soma la maggior parte, cadendo in mezzo alla melma, moriva lì, recando agli uomini, nel cadere, un solo vantaggio: sedendosi su di esse e sui bagagli ammucchiati, essi restavano al di sopra del pelo d’acqua, e in tal modo dormivano per una piccola parte della notte“.
Tornando all’occhio, varie storie popolari tramandate oralmente nella zona riportano che non fu perso per “malaria” o per malattia, ma a causa di un “attentato” messo in atto da una banda di abitanti della zona, che usarono una lunga canna per cavarglielo. La storia è riportata anche da Curzio Malaparte nel suo “Maledetti Toscani”.

Il Padule nel Medioevo e nel Rinascimento

Leonardo da Vinci – la valle dell’Arno. Da notare in basso a sx la zona del Padule di Fucecchio

Nel periodo che va dal VI al XIV secolo, il territorio del Padule è rimasto essenzialmente caratterizzato come zona acquitrinosa, paludosa e malsana, da cui le popolazioni tendevano ad allontanarsi fondando insediamenti lungo la cintura collinare circostante. Esso passò alla Repubblica fiorentina nel 1328 dopo essere stato lungamente territorio della Repubblica di Lucca. Agli inizi del XV secolo iniziò un periodo storico (che, praticamente, non si è ancora concluso) durante il quale il territorio del Padule è stato caratterizzato alternativamente come risorsa militare difensiva strategica, bacino riservato alla pesca e territorio ad uso agricolo.
Nei primi due casi, il territorio doveva essere allagato, mentre nel terzo doveva essere bonificato, per strappare i terreni all’acqua.
Dopo parziali interventi di bonifica, fu Cosimo I de’ Medici a commissionare, nel 1549, a Luca Martini la sistemazione idrica del lago per farne un vasto bacino riservato alla pesca. Martini propose di alleggerire la portata della Usciana, l’emissario del lago, con la costruzione della chiusa di Ponte a Cappiano. Essa fu fortificata, in quanto infrastruttura di grande importanza strategica: con l’uso della chiusa, infatti, si regimava l’altezza dell’acqua nell’intero bacino del Padule.

Anche Leonardo da Vinci raffigura e menziona più volte il Padule di Fucecchio, sia nel disegno del 5 agosto 1473 (GDS, Uffizi) che negli studi idrografici (RLW 12277). Nella mente del genio, inoltre, il territorio era meta del grandioso progetto per la deviazione delle acque dell’Arno da Firenze attraverso Prato, Pistoia, Serravalle e la Val di Nievole (RLW 12685 e 12279; Codice di Madrid II, f. 22v-23r; Codice Atlantico, ff. 127r e 1107r, che interessava anche l’adiacente Lago di Bientina.
Intanto, il territorio iniziò a caratterizzarsi come via d’acqua per il trasporto di cose e persone, diventando principale infrastruttura di collegamento dei vari insediamenti che, nel frattempo, si stavano sviluppando nella cintura collinare.

Dal XVII secolo ai giorni nostri

L’alternata caratterizzazione del Padule di Fucecchio come territorio agricolo o come bacino lacustre e la conseguente regimazione delle acque continuò anche nei secoli successivi. Un autore seicentesco della zona, Ceseri Frullani di Cerreto Guidi, sosteneva la necessità di alzare il livello delle acque del lago, con vantaggi per la pesca e per la salubrità dell’aria. Fautore della bonifica della zona per fini agricoli, invece, fu un discepolo di Galileo GalileiVincenzo Viviani, che, nel 1670, analizzò alcuni emissari del lago, soprattutto il Pescia, proponendo deviazioni per il recupero di terreni da annettere alle “fattorie granducali”.

A partire dal 1780, il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo di Lorena si occupò dell’area, nell’ottica di una sua utilizzazione estensiva a fini agricoli, ed iniziò una radicale opera di bonifica che prevedeva, accanto all’escavazione di nuovi fossi e canali navigabili, l’abbattimento della chiusa di Ponte a Cappiano.
Una delle principali problematiche che, nel corso della storia, hanno colpito la zona del Padule è stata quella relativa alle piene dell’Arno, soprattutto per quanto concerne l’area a valle di Ponte a Cappiano. Dopo vari tentativi andati, più o meno, a vuoto, nel 1826 il Granduca Leopoldo II incaricò l’ingegnere Luigi Kindt di edificare un nuovo sistema di cateratte di Ponte a Cappiano. Da ricordare, infine, un progetto di completo prosciugamento del Padule del 1860 mai realizzato, a differenza di quanto accaduto nello stesso periodo per il limitrofo lago di Bientina e le bonifiche attuate sotto il regime fascista. Nonostante il suo progressivo prosciugamento il padule, specie lungo le direttive dei suoi canali aveva numerosi approdi e porti lacustri per il commercio. Si ricordano quelli di:

  • del Fagioli
  • delle Case
  • di Osanna
  • del Vannucci
  • di Cavallaia
  • Porto grande di Massarella
  • allo Stillo
  • della Salanova
  • delle Pietre
  • del Capannone o del Lanchione, dogana medicea
  • Agnolone
  • del Grazzini
  • del Calderaio o dei Massesi
  • de’ Masoni (di Monsummano)
  • del Terzo
  • Porto Nuovo
  • dell’Uggia
  • delle Morette con scalo e moletto
  • di Brugnana
  • di Stabbia
  • delle Macine a Stabbia
  • delle Pietre
  • degli Alberelli

L’eccidio del Padule

Il 23 agosto 1944 il Padule (Castelmartini, nel comune di Larciano), fu teatro di una delle più efferate stragi operate dai nazisti nel territorio italiano: il cosiddetto eccidio del Padule di Fucecchio. Nel giro di poche ore, i militari nazisti del generale Crasemann uccisero 174 persone, rastrellate nei vari paesi della zona. Fra le vittime dell’eccidio 62 donne, 25 persone con oltre 60 anni, 16 al di sotto dei 18 anni, 10 al di sotto dei 10 anni, 8 al di sotto dei 2 anni. Tristissimo fu il caso della famiglia Malucchi, di Cintolese, che nell’eccidio perse 12 membri, fra cui tre bambine (Norma, Maria e Franca) sotto gli otto anni di età.
A perenne ricordo della tremenda strage, a Castelmartini, nel settembre 2002 fu inaugurato un monumento alla presenza del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
Il Comune di Larciano, a ricordo dell’eccidio, è stato insignito della medaglia d’oro al valor civile. Argomento che poi tratteremo nel post successivo

 

Lascia un commento