Palio di Fucecchio: In migliaia per il drappo dedicato a San Pietro Igneo, intervista al pittore

Presentato il cencio 2018 realizzato da Marco Neri: “Così come lui attraversò le fiamme confidando in Dio, domenica 22 maggio fantini e cavalli entreranno nel catino infuocato della Buca per vincere”

San Pietro Igneo che attraversa indenne i carboni ardenti stringendo nella mano destra un crocifisso, tra le fiamme dorate. È questa l’immagine che dalla sera di martedì 15 maggio è entrata nel cuore e nel libro dei sogni di ogni contradaiolo. In migliaia hanno accolto il drappo in piazza Vittorio Veneto. L’architetto e fumettista Marco Neri ha deciso di dedicare il “suo” secondo cencio (dopo quello del 1994) a Pietro degli Aldobrandeschi, che 950 anni fa arrivò a Fucecchio per dirigere l’Abbazia di San Salvatore e che nell’anno 1068 nei pressi di Badia a Settimo, per dimostrare l’attendibilità delle tesi sostenute da Giovanni Gualberto, si sottopose volontariamente al giudizio di Dio, camminando su una distesa di carboni ardenti e restando miracolosamente indenne. Per questo motivo fu detto Igneo, e fu immediatamente fatto oggetto di una particolare devozione popolare.

«Il tema del cencio – ha spiegato Neri – è quello della prova: così come Pietro attraversò le fiamme confidando in Dio, allo stesso modo domenica i fantini e i cavalli entreranno nel catino infuocato della Buca per vincere. E anche in quel caso a decidere sarà il giudizio di Dio». Le stesse parole – “Iudicium Dei” in latino, che campeggiano sul retro del cencio, sopra un fantino con il nerbo alzato, in primo piano insieme al suo cavallo, con altri tre mezzosangue a completare un cencio originale, dipinto fronte-retro (con i simboli delle contrade alla base delle “fiamme”), accolto dall’entusiasmo di migliaia di fucecchiesi, che hanno colorato piazza Vittorio Veneto e si sono messi in fila per andare a fotografare l’insolito “lato B”. E come sempre in tanti – per scaramanzia – hanno toccato il drappellone (mentre passava tra la folla) col proprio fazzoletto di contrada per accattivarsi la buona sorte, che nel Palio è la padrona assoluta.

Fonte: Il Tirreno Edizione Empoli

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