Palio di Fucecchio: Le 12 Contrade partecipanti al Palio

Borgonovo:

Colori: Bianco e Rosso

Araldica: Inquartato: traversato di 5 pezzi nel 1° e di 4 nel 4° di rosse e bianche. Nel 2° di bianco alla testa di cavallo di rosso; nel 3° di bianco al ponte di un solo arco di rosso.

Simboleggia: Valore, intraprendenza

Vittorie: 4 (1983 – 1986 – 1988 – 1995)

Contrada rivale: Botteghe
Come suggerisce il nome stesso, la contrada è nata recentemente, sviluppandosi soprattutto nell’ultimo secolo e diventando, con la nascita di uffici, negozi ed attività commerciali, un’arteria importante della vita cittadina.

I luoghi pubblici più frequenti e conosciutisituati in Borgonovo sono costituiti dallo stadio e dalla palestra comunale, dalle scuole medie statali e dalla centrale Piazza XX Settembre con il monumento commemorativo dei caduti in guerra.

Il gruppo musici è composto da tamburini, sbandieratori e chiarine. I tamburini sono la prima formazione nata in Borgonovo. E’ stato infatti nell’anno 1984 che un gruppo di validi giovani contradaioli cominciò ad allenarsi scrupolosamente con i tamburi, al fine di rendere il corteo storico della contrada più spettacolare ed avvincente.

Nell’anno 1993 è stato fondato il gruppo degli sbandieratori che si è subito distinto per la magnifica interpretazione eseguita nel corteo storico. Un particolare ringraziamento va alle nostre chiarine ufficiali, per l’impegno sempre profuso e per le ottime prestazioni dimostrate. Far parte del gruppo musici significa impegnarsi tutto l’anno, allenarsi con serietà ed essere pronti per lo spettacolo folkloristico.

Pur avendo breve esistenza, il gruppo ha partecipato a notevoli manifestazioni, toscane e non, riuscendo a strappare molti applausi e consensi generali.

Le Botteghe:

 Colori: Giallo e Viola

Araldica: Inquartato in campo giallo; nel 1° e 4° un lambello viola a tre pendenti, nel 2° e 3° allungato di viola di tre pezzi e due mezzi in palo.

 Simboleggia: Il lambello è la più nobile brisura

 Vittorie: 2 (1985 – 1990)

 Santo patrono: SS. Madonna di Lourdes (2° domenica di Settembre)

 Contrada rivale: Borgonovo

Pagina Facebook

 

 

 

Questa Contrada deve le sue origini al territorio in cui vi è sorta, in quanto si affaccia sul “Lago di Fucecchio”, ovvero il Padule. Nonostante le febbri.Lo scrittore Piero Malvolti nel suo libro “Fucecchio un Paese”, parlando appunto del territorio botteghino narra: “…comincia da qui e si snoda nella vasta piana raccolta tra le Cerbaie e quelle colline di Vinci, che Leonardo intravede alle spalle del Cristo nell’ultima cena. Si ha sempre la sensazione di una storia di uomini primitivi, che nei lunghi e affilati barchini spinti a pertica, scivolavano leggeri nelle acque pescose e dense di erbe”.

Già perché le febbri, che imperversarono per secoli sul Padule, alle Botteghe sono presenti nella memoria dei più anziani, memorie queste che sono state tramandate per generazioni nel trascorrere dei secoli. Da ciò che viene narrato dalla storia locale, si dice che le febbre era veramente una grande ventata che colpiva allo stesso momento famiglie e casate intere. Maturava lentamente, fin dagli inizi dell’estate. Addirittura si dice che c’erano persone del luogo, che si erano specializzate nel calcolarla, studiando il tempo, le albe, i tramonti, il colore del cielo e il peso dell’aria. La storia riporta che un anno in una sola volta, si persero più dei due terzi delle persone che abitavano questo territorio.

Questa zona però, grazie alle sue bellezze e caratteristiche, era una meta molto gradita dal Granduca di Toscana, Cosimo I° de’ Medici. Egli era molto attratto da questi luoghi, costituiti da terreni facilmente coltivabili, da boschi ricchi di selvaggina e laghi molto pescosi. Cosimo era infatti un grande cacciatore, non disdegnava alcun genere di caccia, dal cinghiale al pettirosso ed è noto come la zona del padule e le colline circostanti costituissero fin da allora una riserva inesauribile di selvaggina.

I corteggi di corte testimoniano numerosi soggiorniAll’amore personale per queste zone si aggiunse ben presto l’interesse economico. La crisi interna del mercato della lana e della seta, da sempre prodotti portanti dell’economia fiorentina, spinse Cosimo ad investire ingenti capitali nell’acquisto di terreni riuniti in unità poderali ed organizzati in fattorie. I primi investimenti fondiari iniziarono nella prima metà del XVI secolo con la cessione a Cosimo I°, di terreni da parte delle famiglie Adimari e Alessandri della famiglia medicea nella comunità di Cerreto, in quanto la località offriva, oltre alla possibilità di una tappa negli spostamenti verso Pisa e la Maremma, i piaceri della caccia e la quiete della campagna.

L’interesse sempre crescente per queste terre fa si che nel 1558, egli stesso decida di far rinnovare la Pieve di San Leonardo, il cui piovano è Pier Francesco de’ Ricci, maggiordomo e segretario dello stesso Duca Cosimo. Le sue opere continuano con la realizzazione dell’imponente villa posta sul poggio accanto alla Pieve, opera questa che viene a concretizzarsi nella seconda metà del ‘500.

Il 9 novembre 1564, Cosimo scrive al Reverendo Don Isidoro di Montauto, circa gli scudi da destinare al finanziamento del progetto. Il suo arrivo in villa rappresentava ogni volta un avvenimento importante per i signorotti dei borghi circostanti, che rendevano visita al Granduca ed a sua moglie Eleonora di Toledo,
con sfarziosità e gli onori che le occasioni imponevano.

Cappiano:

Colori: Verde e Azzurro

Araldica: Troncato di bianco al ponte di quattro archi, traversante un fiume d’azzurro, di verde ondulato alla fascia ondulata d’azzurro.

Simboleggia: Antica e cospicua nobiltà, diritto di pedaggio

Vittorie: 1 (1984)

Santo patrono: S. Bartolomeo (24 Agosto)

Contrada rivale: Ferruzza

Pagina Facebook

Storia: La storia di Ponte a Cappiano o meglio, del suo vecchio Castello denominato “Cappiano”, risale molto indietro nel tempo. Sembra infatti che esistesse fin dai tempi remoti sul Padule, una passerella costruita dagli Etruschi. Secondo una millenaria tradizione accreditata da vari autori, vi sarebbe passato Annibale nella primavera del 217 a.C., percorrendo un itinerario che seguiva press’a poco la Via Romana o Francigena, identificata con l’attuale via Romana Lucchese.

Questo ospedale era gestitoUn documento del 766 conservato nell’archivio Vescovile di Lucca, attesta che in quell’epoca esisteva in Cappiano, un’importante Pieve Battesimale intitolata a S. Pietro, la Badia Vallombrosana di S. Bartolomeo, oltre ad un ospedale posto sulla Via Francigena o Romea, che passava dal Castello e serviva ai pellegrini o Romei che dalla Francia, attraverso le Cerbaie si recavano a Roma. dai Cavalieri Ospedalieri di Altopascio, ai quali si dovette la costruzione di un ponte sopra la Gusciana (oggi Usciana) come chiamavasi in tempi antichi questo canale collettore delle acque del Padule. L’originaria ubicazione del Castello di Cappiano si trovava sul poggio dominante il paese attuale. Punto nevralgico e di importanza strategica Cappiano, subì nel Medioevo numerose vicende belliche, assedi, distruzioni e dovette sopportare dei cambiamenti frequenti di Signorie.

L’archivio storico conserva varie lettereNel 1530 Firenze dette incaricoFu soltanto nel 1339 che Firenze, occupato Cappiano, si premurò di rifare le fortificazioni al Castello e la riparazione delle calle (rimaste tutt’oggi nel soprannome popolare), e da quel periodo la sua storia è legata agli avvenimenti fiorentini. La sua storia continua con la famiglia dei Medici  da Cosimo il Vecchio, che fece costruire nel 1435, il primo callone di sbarramento sulla Gusciana, per poi arrivare a Cosimo I, il quale selezionò i migliori architetti di quel tempo per la costruzione del Ponte (il Ponte Mediceo tuut’oggi esistente). a Francesco da Sangallo, di costruire e fortificare il Ponte e le calle ritenute una delle principali opere idrauliche di quel tempo. Cappiano conserva ancora nella sua piazza un’ampia costruzione fatta eseguire da Lorenzo, figlio del Granduca Ferdinando I de’ Medici, come villa e granaio ed una vasca destinata a vivaio dei pesci del Padule, richiesti per la mensa medicea attestanti da parte del Magnifico Lorenzo, l’interesse che la Famiglia de’ Medici, aveva per Cappiano ed in modo particolare riguardo alle bonifiche delle acque del Padule.

Ferruzza:

Colori: Bianco e Nero bordati di giallo

Araldica: Lo stemma della Contrada Ferruzza è un Troncato: nel primo di bianco all’airone cenerino su campagna lacustre al naturale; nel  secondo vaiato di  bianco e nero; alla bordatura d’oro.

Simboleggia: Grande nobiltà, preminenza di onori

Vittorie: 1 (1981) 

Santo patrono: Madonna della Ferruzza (15 Agosto)

Contrada rivale: Cappiano

Pagina Facebook

Sito Web

 

Storia:

Il nome Ferruzza nasce nella seconda metà del Quattrocento e ha origine dal podestà Antonio Ferrucci, che fece costruire la Fonte e il Tabernacolo dedicato alla Madonna, che da lui si denominò della Vergine ‘Ferruccia’. La Fonte fu detta anche “Nuova”, perché si contrapponeva ad fonte una più antica, esistente in questa zona fin dal XIII secolo e che corrispondeva molto probabilmente con l’attuale “Fontina” (Via della Fontina). Questa fonte più antica era anche detta “Peruzza”, avendo preso il nome da tale Peruzzo, vissuto nella prima metà del Duecento. Evidentemente in epoca moderna, probabilmente nel Seicento, a causa della loro somiglianza, i due nomi erano stati fusi nell’unico nome attuale: “Ferruzza”.

La zona della Ferruzza ha però origini ancora più antiche. Certamente prima del Tabernacolo c’era qui un romitorio, cioè un rifugio per uno o più eremiti, documentato fin dal XIII secolo fuori di Porta Sant’Andrea (quella che poi fu detta popolarmente “Torre di Castruccio”), lungo la Via Francigena, la strada che, provenendo da Lucca, risaliva la collina di Fucecchio prima di entrare all’interno del castello.

Qui tutta la fascia dell’altura che scende verso la pianura fino al luogo dove sorgeva un tempo la manifattura dei tabacchi, era denominata “Ghiaia”, dalla presenza di giacimenti ghiaiosi, che i Fucecchiesi nel Medioevo utilizzavano pe realizzare i fondi stradali. Ne estrassero, ad esempio, quantità abbondanti a iniziare dal 1289 per “inghiaiare” la nuova strada che univa Fucecchio con Ponte a Cappiano. Nel luogo detto Ghiaia doveva esistere anche un insediamento di una certa importanza a cui faceva capo una potente famiglia, detta appunto dei “da Ghiaia”, che vantava diritti sul ponte sull’Arno. In questa stessa zona sorgeva anche l’ospedale di Rosaia, luogo di sosta per i pellegrini che transitavano lungo la Via Francigena. Era situato nell’area compresa tra le attuali Piazza dei Seccatoi e Via dei Rosai. Purtroppo di questo edificio non rimane alcuna traccia, essendo pressoché abbandonato già nel XVI secolo. Aveva però antichissime origini essendo stato fatto costruire dai conti Cadolingi nella prima metà dell’undicesimo secolo.

Dopo la realizzazione della Fonte Nuova e del Tabernacolo con l’affresco recentemente attribuito a Filippino Lippi, la fama dell’Immagine della Madonna, alla quale furono attribuiti molti miracoli, crebbe a tal punto che il Comune stanziò somme di un certo rilievo per la costruzione di un oratorio in cui fu chiusa l’Immagine sacra (tra il 1518 e il 1533). L’edificio rimase a lungo sotto il patronato del Comune di Fucecchio, sia pure dipendendo dalla Collegiata di San Giovanni Battista. Intorno all’oratorio si formò anche una confraternita di laici (la Compagnia della Ferruzza), che organizzavano processioni e collaboravano con il Comune per la manutenzione della Chiesa.

La zona della Ferruzza ha rappresentato nei secoli un’importante crocevia, in quanto costituiva un passaggio obbligato lungo la via Francigena, per i pellegrini che si recavano a Roma.

Oggi, il territorio della Contrada si estende su un’area vasta che abbraccia parte della collina del centro di Fucecchio, fino a giungere in prossimità del Padule.

Massarella:

Colori: Rosa e Azzurro

 Araldica: D’azzurro ai due delfini di carnagione addossata.

 Simboleggia: Protezione, luogo di atto alla pesca, nobiltà di natali

 Vittorie: 5 (1998 – 2000 – 2003 – 2004 – 2016)

 Santo patrono: S. Maria (8 settembre)

 Contrada rivale: Torre

 

Storia: Massarella è situata tra le Cerbaie, basse colline che dominano il Padule importante zona umida dove si annoverano rarissime specie di piante, fiori e uccelli acquatici migratori. Si presuppone che Massarella abbia avuto origine da un insediamento greco proveniente dalla Focide, ma il primo documento ufficiale risale al 25 Febbraio 998 ed è un EDITTO IMPERIALE di OTTONE III in cui l’antica MASSA PISCATORIA (nome originario di Massarella) veniva inserita nei possedimenti di Antonino Vescovo di Pistoia, nella cui Diocesi restò per otto secoli. Successivamente Massa Piscatoria fu assegnata dal Granduca di Toscana alla Diocesi di Pescia sotto la quale si trova tuttora unico paese del Comune di Fucecchio.

Massa Piscatoria era un importante centro di attività palustri e fu Libero Comune Rurale fino al 6 Settembre 1280 quando a causa delle guerre tra Guelfi e Ghibellini scelse di sottomettersi a Fucecchio diventandone parte integrante solo nel 1309. Nel 1320 Castruccio Castracani, Signore di Lucca, ne distrusse il Castello e il Castelletto posto sulle pendici del Padule causando così lo spopolamento di Massarella che dovette attendere fino al 1540 per vedere la rinascita e la ripresa delle attività grazie all’insediamento della famiglia Lampaggi, della prosopia dei Principi Rospigliosi, che rilevarono la maggioranza dei terreni massigiani e ricostruirono l’edificio del Castelletto.

Massarella fu segnata anche dal drammatico Eccidio del Padule di Fucecchio perpretrato dai tedeschi il 23 Agosto 1944 in cui sette delle 170 vittime furono uccise a Massarella e alle quali è intitolata la piazza principale e il Giardino della Memoria che insieme al Parco della Rimembranza ricorda i caduti delle guerre mondiali. L’antica pieve romanica millenaria intitolata a S. Maria fu ampliata nel 1639 e adiacente ad essa si trova la Cappella del Santissimo Sacramento, sede originaria della Compagnia degli Incappucciati. All’interno della Chiesa si può ammirare la trilogia degli affreschi del maestro Romano Stefanelli, discepolo prediletto del maestro Pietro Annigoni, e il centenario e raro organo a canne. In onore alla Madonna, Patrona di Massarella, si possono ammirare lungo il paese le tipiche “Marginine”, piccoli tabernacoli contenenti immagini e sculture sacre sempre ornate da fiori freschi.

Massarella è conosciuta anche per la storica “Sagra della Zuppa”, una delle più antiche sagre paesane della Toscana, che dal 1971 si tiene per due fine settimane nel mese di Luglio abbinando al tipico piatto della zuppa di pane eventi culturali e spettacoli di grande livello.

Porta Bernarda:

Colori: Rosso e Nero

Araldica: Troncato di nero e di rosso al leone rampante dell’uno all’altro.
Cimato di corona di nobile.

Simboleggia: Forza, coraggio, ardire.

Vittorie: 6 (1989 – 1992 – 2000 “S” – 2002 – 2005 “S” – 2008)

Contrada rivale: Porta Raimonda

Pagina Facebook

Storia: La Contrada prende il nome  da una delle più importanti Porte medievali,  che permetteva agli abitanti del Castello di Fucecchiodi uscire dall’interno del recinto delle Mura e di esercitare, fra l’altro, il commercio con i forestieri.
Il nome di Porta Bernarda, a sua volta,  sembra derivare dal nome “Bernardo”,  personaggio appartenente ad una delle due famiglie più potenti di Fucecchio nel trecento, i Simonetti, molto probabilmente “ingiuesi”,
mentre i Della Volta erano “insuesi”. Il territorio di questa Contrada si estendeva  dall’inizio dell’attuale via Nelli e i fossati che derivavano direttamente dall’Arno,  allora molto più vicino rispetto ad oggi al centro abitato di Fucecchio.Questi fossati si trovavano press’a poco davanti alle Mura castellane, all’altezza dell’attuale  Corso Matteotti (non per niente ancor oggi è popolarmente chiamato “su’ fossi”).  Tra questi fossati sembra che ve ne era uno più grande, secondario al corso dell’Arno,  detto “bianco” di cui tutt’oggi non se ne conosce l’esatta ubicazione, ma presso cui si trovavano l’Abbazia di S. Salvatore (fondata dai Cadolingi, i “Conti di Borgonuovo di Fucecchio”, ma trasferita sul poggio Salamartano a causa delle inondazioni dell’Arno, in seguito ad una bolla di Pasquale II del 25 settembre 1107 o 1108, dopo che ne era stato abate colui che fu detto San Pietro Igneo) e il Ponte di Bonfiglio mantenuto dai “Frati” o “Cavalieri Ospitalerid’Altopascio“, sopra la Via Francigena, nonché il porto dell’Arno, usato addirittura da Firenze prima che venissero costruiti quelli di Signa.V’è poi da notare che nel 1710, nell’oratorio dei Santi Rocco e Sebastiano, fuori le mura (poi Chiesa della Vergine delle Vedute, eretta a Parrocchia nel 1839) fu istituitala “Confraternita dei Coronati Incappucciati Scalzi” i cui membri, almeno originariamente ventun persone, appartenenti alle principali famiglie del paese, dovevano indossare, nelle sacre funzioni e nelle processioni,cappe fatte di “sacco rosso”.
Quanto alla Piazza d’Armi, da tempo intitolata al grande patriota fucecchiese Giuseppe Montanelli, divenne in seguito un centro di stallaggi, postiglioni e venditori ambulanti, essendo diventata sede di mercato e non solo delle merci prodotte nelle campagne .
Porta Raimonda:

Colori: Giallo e Azzurro

Araldica: D’azzurro alla banda di giallo-oro, caricata di una branca di leone d’azzurro. Cimato di elmo di capitano.

Simboleggia: Forza, lavoro

Vittorie: 3 (1993 – 1996 – 1999)

Santo patrono: S. Teofilo (19 Maggio)

Contrada rivale: Porta Bernarda

Pagina Facebook

 

Storia: La contrada capitana Porta Raimonda deve il suo nome al capitano generale aragonese delle truppe guelfe, Raimondo da Cardona, al quale fu dedicata una porta del castello che sorgeva, non a caso, in cima a Via Porta Raimonda.

La soglia dell’antica porta, ritrovata nel 1976 è ubicata in piazza La Vergine dal 1991. Il territorio della contrada è molto vasto, si estende infatti ad est di Fucecchio dal centro storico, passando per la periferia fino a toccare il vicino comune di Cerreto Guidi. Percorrendo le strade del rione troviamo lo storico edificio, adibito a macelli del comune ma costruito dai Frati Francescani nella seconda metà del 1800, il municipio con la splendida facciata risalente al tardo seicento fiorentino e il convento e la chiesa della Vergine.

Il complesso costruito intorno al 1400 è punto di riferimento e fiore all’occhiello di tutto il popolo raimondino. Adesso il convento è diventato monastero dei padri missionari Identes ma, per circa cinque secoli, ha ospitato i Frati Francescani. Uno in particolare, il padre spirituale della contrada, Padre Angelico Ceci al quale di recente è stata dedicata una piazza proprio dietro la chiesa.

Di rilevante importanza storica ed artistica sono gli affreschi, recentemente restaurati, del suggestivo chiostro. Nei giorni del palio il popolo di Via Giordano vive a stretto
contatto con la chiesa e la piazza vista la collocazione dall’anno 2000, della stalla del cavallo. La contrada capitana Porta Raimonda è una delle più attive organizzando per l’intera durata dell’anno svariati eventi atti a coinvolgere tutti i contradaioli.

Le manifestazioni più importanti sono la Contesa del Branca (ultima domenica di aprile), la Cena Medievale nella splendida cornice del chiostro dei frati, la Sfilata di Moda e l’immancabile, ormai dal 1993, Festa Brasiliana che anima le calde sere di Giugno. Vanto della contrada inoltre sono i gruppi musici e sbandieratori; quello storico, nato ufficialmente nel 1984, ma già attivo dal 1982 e quello dei piccoli raimondini che, dal 2001 dà l’opportunità a circa 40 bambini di essere a tutti gli effetti parte integrante della vita contradaiola.

Samo:

Colori: Rosso e Azzurro

Araldica: Tagliato d’azzurro e di rosso al leone rampante dell’uno all’altro.

Simboleggia: Forza, coraggio, ardire

Vittorie: 1 ( 2011 )

Pagina Facebook

 

Storia: Pare che la zona di questa Contrada sia stata fondata da una colonia greca lì fermatasi. Abitata prevalentemente da pastori e pescatori, quest’ultimi favoriti dalla vicinanza del fiume Arno, era una zona di notevole vastità, tanto che non esisteva un vero e proprio nucleo abitato. Nel 1428 l’unico agglomerato di abitazioni era dato da quel luogo oggi denominato “Saettino”, il quale fungeva da approdo per quelle imbarcazioni che sfruttavano il fiume come via di comunicazione. Il personaggio, con cui questa Contrada lega la sua storia, è il grande condottiero Niccolò Fortebraccio.

Proprio in questa zona di Fucecchio sembra risiedesse abitualmente per la vigilanza di tutta la zona del Valdarno Inferiore. Niccolò Fortebraccio era un valoroso Capitano. Di lui esistono delle citazioni che lo descrivono molto audace, magnanimo e virile, intrepido nella sventura. Non conosceva la paura, meno fortunato che prode nelle battaglie. Incapace di quiete, pronto di mano e di consiglio, irreligioso, superbo, crudele, uomo perverso, piccolo di statura. da Filippo Maria Visconti a seguito della pace di Ferrara.

E’ senza soldo a Fucecchio ed allora viene riassunto dai fiorentini per sottomettere Volterra che si è ribellata alla repubblica. Asseconda i commissari Rinaldo degli Albizzi e Palla Strozzi. A Volterra viene ucciso Giusto Landini che ha capeggiato la sedizione: in tre giorni i fiorentini rientrano nella città. Gli è ridotta la condotta a 10 lance, per cui il Fortebraccio preferisce essere licenziato. Ma Fortebraccio, che non è uomo da stare ozioso e che soltanto dalle guerre trae ragione di vita e di interessi, cova il segreto desiderio di rinfocolare l’ormai spento odio contro la vicina Lucca.

E’ un po’ perché l’ardito pensiero lo alletta, e un po’ perché sollecitato all’impresa dagli stessi fiorentini, da messer Rinaldo degli Albizi Neri Capponi, che un bel giorno, quando corre l’anno 1429, egli decide di muoversi, e con 300 cavalli e altrettanti fanti, si muove alla volta di Buti occupandola insieme a Pieve di Compito, ove vi si trovava un Castello dei lucchesi, seminando rovine il contado. Alla fine, i fiorentini escono allo scoperto, lo ingaggiano ufficialmente e dichiarano guerra ai lucchesi.

San Pierino:

Colori: Arancio e Azzurro

Araldica: Tagliato d’azzurro a due fasce d’arancio, d’argento al ponte di un arco d’azzurro traversante un fiume caricato di una barca a vela.

Simboleggia: Animo forte, diritto di passaggio sui fiumi

Vittorie: 4 (2005 – 2006 – 2007 – 2010)

 

 

Il borgo di questa Contrada non ha dato alla storia uomini insigni, bensì ha avuto una gloria che non si dimenticherà, quella di vantare persone, fin dai secoli lontani, semplici che si sacrificarono in umili mestieri sull’Arno, unica risorsa e ricchezza dei lontani tempi. I suoi abitanti sondavano le acque del fiume traendone materiali come rena, sabbia, ghiaia, e con il ricavato sostentavano la propria vita.

Questa loro dedizione lavorativaParliamo appunto dei “Renaioli” che toglievano dal greto dell’Arno tali prodotti con i corbelli, trasportandoli sugli argini, con la sola forza delle loro braccia, giorno e notte,  che li ha accompagnati per secoli, sembra essere stata loro tramandata dai “Navicellai”,i quali in epoche ancora più remote, quando l’Arno era navigabile, trasportavano materiale da Firenze a Pisa tirando le barche con le funi, camminando lungo i greti o lungo gli argini.

Da questi antichi mestieri deriva infatti l’emblema dell’araldica della Contrada, ovvero una barca galleggiante nell’Arno.

Sant’Andrea:

Colori: Rosso e Verde

Araldica: Trinciato di verde e di rosso alla croce di S. Andrea ancorata dell’uno all’altro e bordata d’oro; sul tutto profilo di torre. Cimato di corona di nobile.

Simboleggia: Fede, onore, vittoria, valore, guerriera nobiltà

Vittorie: 5 (1987 – 1991 – 2009 – 2012 – 2017)

Santo patrono: S. Andrea (30 Novembre)

Pagina Facebook

 

 

Storia: Questa Contrada abbraccia il cuore del centro storico, comprendendo l’intera area che anticamente era occupata dal Castello di Salamarzana, primo nucleo intorno al quale, si andò formando l’intero paese intornai primi anni del 1300, quando esso sembra aver acquistato caratteristiche abbastanza definitive.

Da qui cominciava la zonaEntrando nel Castello dalla Porta Nuova (che si apriva in corrispondenza della torre, detta poi di Castruccio), si poteva percorrere la vera e propria Contrada di S. Andrea, così chiamata grazie ad una Chiesa che li vi era situata (ricordata per la prima volta nel 1202), e successivamente al Monastero fondato nel 1330 da Monna Lippa Bostichi  dei Della Volta, edifici questi che sorgevano nella piazza Lavagnini (la dove oggi c’è l’ospedale S. Pietro Igneo). dove risiedevano le famiglie più antiche e potenti, a cominciare dai Visconti che avevano la propria dimora proprio davanti alla Chiesa.

Subito dopo (con l’attuale via Guglielmo di S. Giorgio) iniziava la cosiddetta “Volta”, ovvero l’ampia curva che scendeva verso l’attuale piazza V. Veneto. Era detta anche “Volta di S. Giovanni” data la vicinanza dell’antica pieve di S. Giovanni. Da questo luogo prese nome un vasto gruppo di famiglie magnatizie, un tempo riunite in consorteria, poi spesso in lite tra loro, che si chiamarono appunto “Della Volta”, e che ebbero qui case e palazzi. Era questa la zona più ricca e socialmente qualificata di Fucecchio e certamente qui sorgevano le dimore più belle, con chiostri e loggiati.

Arrivati sulla Piazza, che non aveva altro nome, poiché era la principale del paese, la “platea per eccellenza”, si potevano vedere le numerose botteghe che vi erano ettestate e che il Comune concedeva ogni anno in affitto. Qui la vita si animava più che altrove. Era il centro politico del paese e spesso il Consiglio si riuniva sotto il loggiato del Palazzo del Podesta, sorto proprio in quegli anni, anche se in forme diverse da quelle attuali.

Era inoltre il centro economico dove confluiva il pesce pescato nelle allora ricche acque della Gusciana e dove si vendevano all’incanto il giuoco dei dadi, la gabella delle porte e quella delle meretrici. Sul Poggio si vedeva la pieve,  più piccola dell’attuale Collegiata, in basso si poteva scorgere il profilo della torre della Valle che difendeva l’omonima Porta e, più alta, la torre del Cassero sul luogo dove poi fu costruita la Rocca.

Scendendo dall’attuale via Borgo Valori, si arrivava alla “piazzetta” dove si trovava una vecchia Porta che segnava probabilmente il limite dell’antico Castello. Ma l’aumento della popolazione aveva fatto ormai traboccare le case oltre le vecchie mura ed erano nati così i nuovi borghi: Gattavaia (l’attuale via Manzoni) e Borghetto (l’attuale via Lamarmora). Più ad occidente le ultime case del Poggio Alberighi, o Poggetto, erano guardate dalla torre di Bicchieraia che segnava il confine con l’aperta campagna.

Torre:

Colori: Bianco e Celeste

Araldica: Troncato di bianco al busto di leone rampante rivoltato di celeste, alle due fasce di bianco e di celeste caricate di una torre d’argento.

 Simboleggia: Forza, ardire, antica nobiltà

 Vittorie: 1 ( 2013 )

 Santo patrono: S. Gregorio Magno (12 Marzo)

Contrada rivale: Massarella

Pagina Facebook – Sito Web Contrada

 

Questa Contrada affonda le sue radici nel più lontano passato. La sua posizione in prossimità del Padule, autorizza la supposizione che addirittura nella preistoria, il suo territorio sia stato abitato, o quanto meno frequentato a scopo di caccia e di pesca. Tali supposizioni sono confortate dal ritrovamento di manufatti litici anche se scarsissimi e sporadici.

La più antica notizia storica della Torre,Testimonianze di un più sicuro e consistente insediamento di epoca tardo-romana, sono rappresentate da frammenti di ceramica di età imperiale. Già a partire dalla fine del ‘200 comunque si cominciò a parlare di “podium de la Torre” cioè di un poggio della Torre in virtù della presenza di una alta e possente torre posta a guardia della piccola fortezza che sorgeva lungo una variante della Via Francigena. Nell’Alto Medioevo, l’abitato della Torre pare spostarsi verso le zone dell’attuale vecchio cimitero, come attestano reperti dell’epoca predetta, mentre nel Basso Medioevo, l’abitato si stabilizza nei pressi della Chiesa di S. Gregorio Magno. la troviamo in un documento del 1018 dove viene definita “ Villa S. Gregorii ”, dove per villa deve intendersi insediamento, mentre verso il 1100 viene indicato come “Ultrarivo” o “Ultrarìo”.

E’ così documentato per la prima volta il nome di S. Gregorio legato alla presenza, già allora, di una cappella a lui intitolata che sembra confermare la tradizione relativa all’esistenza di una fonte fatta scaturire proprio da Papa Gregorio Magno nel VI secolo in un momento di grave siccità. Ancora oggi è situata, in una valle di incontaminata bellezza e di considerevole fascino, la sorgente miracolosa alla quale i devoti si recano, processionando, il 12 marzo di ogni anno in memoria della morte del Santo, per attingere l’acqua.

E’ questo dunque un giorno particolarmente rilevante per la confraternita cristiana che festeggia da sempre con la S. Messa  e la benedizione della fonte il proprio Patrono, del quale conserva una piccola, ma preziosa reliquia. La secolare devozione per S. Gregorio, che esprime uno straordinario significato religioso, accomuna tutti i torrigiani facendoli sentire membri una medesima comunità.

In territorio torrigiano avevano possedimenti gli ospedali di Rosario e di Altopascio, come attestano contratti di vendita o di affitto dell’epoca. Pare infatti che vi fosse un ospedale, in quanto un contratto del 20 gennaio 1230 fu stipulato “In Domo Hospitalis Ultrarìo”.

Sappiamo anche che tale ospedale sorgeva in contrada “Casore” che, purtroppo fino ad oggi non è stato possibile localizzare. Il Castello di Ultrarìo aveva un’amministrazione autonoma, ma non avendo una consistenza tale da permettergli una valida difesa, nel 1309 passò con Massa Piscatoria (Massarella) e Cappiano, sotto l’amministrazione e protezione del già munito e forte Castello di Fucecchio, che tra le prime decisioni prese nei confronti di quei Castelli, stabilì di lasciare quello di “Ultrarìo”.

Nel corso del 1400 il nome del borgo diviene “S. Gregorio alla Torre”, mentre certo Repetti nel 1855 lo indica come “Torre di oltr’Arno” con 737 abitanti. Dal 1500 al 1700 il borgo è legato alla Famiglia Orlandi, originaria di Pescia e proprietaria di notevoli territori nella zona. Come giurisdizione ecclesiastica dipese prima dalla Diocesi di Lucca, mentre in seguito per ragioni sconosciute, si ebbe una vacanza della Chiesa di S. Gregorio Magno terminata solo nel 1685 con apposito atto del Vescovo di S. Miniato, finchè il 7 giugno 1732 lo stesso Vescovo, provvedeva definitivamente alla Cura di S. Gregorio Magno.

 

 

 

 

 

Lascia un commento