Palio di Siena, un po’ di Storia: Ulisse Betti detto “Bozzetto”

Questa foto, di marca civettina, racconta in una sola inquadratura 41 anni di delusioni, di speranze tradite, di dolore di un’intera contrada, appunto la Civetta, e nello stesso tempo anche tutta l’irrefrenabile gioia di chi torna a trionfare sul Campo, dopo un’astinenza crudele. La Civetta infatti vinse il suo primo Palio del Novecento, nel 1934 e l’ultimo del secolo precedente nel 1893. Per solennizzare l’addio al digiuno, i civettini vollero così riunire i due fantini di quelle vittorie: Corrado Meloni detto Meloncino, che ruppe la serie nera il 2 luglio 1934 insieme a Ruello e Ulisse Betti detto Bozzetto che aveva vinto il 2 luglio di 41 anni prima.

L’immagine che riportiamo è dunque del 1934, anche se il protagonista del nostro “racconto” sarà non tanto il giovane Meloni, quanto il panciuto signor Betti, che a cavallo fra i due secoli aveva fatto parlare di sé con il nome d’arte di Bozzetto.

 

Originario di Chiusdino, Ulisse Betti corse dal 1889 (esordio nella Giraffa) fino al 3 luglio 1908 (l’addio nella Selva): la sua è una delle classiche carriere costruite più su un lampo temporale di bravura e fortuna, che non su una continuità di risultati.
Bozzetto infatti fu presente per vent’anni in Piazza, ma vinse solo dal 1891 al 1893, seppure per quattro volte. Singolari le circostanze della sua seconda vittoria, quella del 3 luglio 1892 per l’Onda, che chiariscono ben più di ogni altra testimonianza, quale atmosfera dimessa si respirasse in quegli anni in molte contrade. Intanto, va dato merito a Bozzetto di aver sfruttato una mossa irregolare al meglio, partendo primo e mantenendo il grande vantaggio sugli altri, mentre dietro a lui si scatenava una tempesta di nerbate fra i contendenti.
Ma le circostanze più curiose sono quelle legate alla contrada dell’Aquila. Nel suo manoscritto sul Palio, che va dal 1650 al 1925, Alberto Comucci racconta: Le contrade sprovviste di popolo o bassa borghesia, che è veramente l’anima e la vita della contrada, trovansi talora ad esser sopraffatte ed a subire volontaria influenza di persone di altre contrade, che per un certo calcolo accettano delle ingerenze e che poi si valgono di questa facilità di trovarsi ad agire per fini non sempre corretti. Insomma, a quei tempi, poteva accadere che le questioni di Palio di una contrada fossero gestite da esponenti di altri rioni.
Accadde così all’Aquila per la quale, racconta il Comucci, nei rapporti ed affari inerenti il Palio stesso, vi avevano ingerenza alcuni della contrada del l’Onda. Andò a finire che il cavallo dell’Aquila, durante le prove, fu condotto con grande maestria e bravura da Lorenzo Franci detto Pirrino, tanto da far salire alle stelle le quotazioni dell’Aquila come favorita di quel Palio. Così i dirigenti della contrada, smontarono Pirrino e lo pagarono per non fargli disputare la carriera: Il colmo – racconta ancora il Comucci, che aveva raccolto la testimonianza diretta dallo stesso Pirrino – è che nell’Aquila fu montato certo Fantacci Pietro, scarichino di carbone, che non aveva alcuna attitudine a correre i cavalli, ma aveva il pregio di abitare nell’Onda e può anche dirsi che ne fosse simpatizzante”.
Bozzetto vinse, ancora per l’Onda, il 29 maggio 1893, la carriera straordinaria fatta correre per l’inaugurazione all’Università del monumento ai Caduti di Curtatone e Montanara. Nei festeggiamenti ufficiali collegati al Palio, erano state organizzate anche queste altre “attrazioni”, così come si rileva dalla cronaca riportata nel manoscritto di Antonio Zazzeroni: Gran bicchierata goliardica nella Piazza del Mercato Nuovo, decentemente addobbata e illuminata. Gran passeggiata notturna artistico-fantastica per le vie principali della città, eseguita da Fantappiè di Firenze. La quale riuscì bellissima di grande effetto, e molto per ordine perché vi presero parte a detta festa i militari del quinto reggimento Fanteria qui di guarnigione”.
Fonte: http://www.iltesorodisiena.net/

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