Borgo Torretta: “I Malabayla”
L’ascesa sociale dei Malabayla avvenne – come per molte altre famiglie di Asti – dapprima grazie all’attività commerciale e in seguito grazie al prestito su pegno. Famiglia di parte guelfa, fece il proprio ingresso nella politica astigiana nell’ultimo quarto del Duecento. In questo periodo le figure di maggior rilievo furono quelle di Abellone, sapiente nel 1304, e di Giacomo, più volte credendario e sapiens tra il 1279 e il 1311, nonché ufficiale del catasto nel 1306 e massaro (collettore dei redditi del comune) dal 1309 al 1312. Nella seconda metà del Trecento si distinse Pietro Malabaila: sostenitore del partito visconteo, intraprese una carriera che culminò con la carica di podestà di Bra (1356). Nel 1341 papa Clemente VI consacrò vescovo di Asti Baldracco Malabayla (1338/1355), che riorganizzò la clientela vescovile e raccolse tutti i diplomi e le concessioni dei feudi vescovili in un codice in pergamena denominato “Libro verde della Chiesa di Asti”; a lui successe un altro vescovo appartenente alla stessa famiglia, Giovanni (1355/1377).
Dalla fine del XIII secolo la famiglia fu attiva nel prestito di denaro in Savoia, nella Bresse e lungo il percorso che conduceva alle fiere di Chàlon-sur-Saòne (Borgogna). Nel 1312 le casane dei Malabayla furono sequestrate da Amedeo V, avverso alla dedizione compiuta da Asti a Roberto d’Angiò. Pagato il riscatto, i Malabaila continuarono l’attività per tutto il XIV secolo.
I fratelli Giacomo, Antonio e Guidetto, del ramo di Castellinaldo, nel 1342 divennero banchieri della curia papale ad Avignone. L’incarico, troppo oneroso sul piano finanziario e organizzativo, vent’anni più tardi li portò al fallimento – collegato anche a una coeva e pesante svalutazione monetaria –, non senza aver loro procurato enormi guadagni.
La famiglia, oltre a operare a livello internazionale, esercitò il prestito su pegno anche sul territorio astigiano, area nella quale peraltro investì parte notevole dei proventi dell’attività creditizia portata avanti in Europa.
I Malabayla godettero di un’ulteriore fase di potenza sotto la dominazione orléanese, nella seconda metà del XV secolo, con il miles Alessandro, membro del Consiglio segreto ducale e protagonista di una carriera culminante nella designazione a vice governatore di Asti nel 1502 e a “transpadanus regius generalis gubernator”.
Rione San Martino San Rocco: “L’istituzione del matrimonio nel medioevo astigiano”
Nel Medioevo il matrimonio era “la chiave di volta dell’edificio sociale” e, anche al fine di definirne legittimamente gli aspetti comunitari ed economici si componeva di una sequenza di azioni dilatate nel tempo, che poteva durare anche anni e che coinvolgeva diverse persone.
Tra la cerimonia di consenso, o fidanzamento, ed il matrimonio poteva trascorrere un lungo intervallo di tempo per stringere alleanze prima che le circostanze, in primis l’età dei contraenti, rendessero possibile la loro unione. Alle trattative seguivano le promesse verbali, la consegna dei pegni, l’anello, le monete e il contratto; successivamente si celebravano le nozze, cioè il rito di installazione della coppia nella nuova casa, con la divisione tra gli sposi del pane e del vino.
Molti erano gli attori coinvolti: i sensali, per primi, sondavano le offerte del mercato matrimoniale e facevano circolare le informazioni; i mezzani, amici comuni o persone autorevoli, creavano poi un clima di fiducia reciproca fungendo da mediatori e, raggiunto l’accordo, i parenti più stretti degli sposi si incontravano e confermavano gli impegni con una stretta di mano. Seguiva il giuramento, atto solenne in cui lo sposo e il padre della sposa davano assenso alle nozze mentre un notaio redigeva l’atto che fissava l’entità e le modalità di pagamento della dote.
Il rituale matrimoniale si basava su due gesti principali: la dextrarum iunctio (unione delle mani destre) e la consegna dell’anello: in queste fasi, ruolo fondamentale era quello del pronubus (nella persona di un familiare, un notaio o un sacerdote) che congiungeva le destre degli sposi per suggellarne l’unione, consentendo all’uomo di far scivolare l’anello al dito della sua promessa. Altri rituali matrimoniali potevano essere il bacio, il bere dallo stesso boccale o la velatio nuptialis, nella quale la donna veniva ricoperta da un velo simboleggiante la protezione da parte del marito.
Al termine della cerimonia seguiva la traductio (corteo nuziale) spesso accompagnata da schiamazzi, suoni e rumori che coinvolgevano l’intera comunità informandola della nascita della nuova unione.
Infine, la sposa veniva condotta alla dimora del marito (deductio ad domum) con un seguito di servitori che portavano il corredo e i doni ricevuti dallo sposo, tra cui gioielli, pellicce, stoffe ricamate, abiti e veli di seta.

Borgo San Lazzaro: “Il più umile tra i Santi trionfa, la vittoria della Vita sulla Morte per festeggiare il Palio 2017 vinto grazie alla Temperanza! A temp e leu!”
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Fonte: Il Canapo Asti