Il Drappellone
Onorandi priori, capitani, autorità, senesi contradaioli carissimi
E’ già Palio. Un Palio denso di emozioni e storie di vita che si intrecciano nell’opera di Emilio Giannelli. Un Drappellone che racconta Siena e i senesi nel momento più alto, la Carriera, che è già di per sé metafora di vita
Quella vita che sempre cambia, si trasforma. Da sempre in mezzo a voi a vivere questo momento che dà il via alla nostra Festa, mentre questa sera sono qui in veste di Sindaco, ma vi assicuro che l’emozione che ho provato sentendo il suono delle chiarine è lo stesso di sempre. Uno squillo che ci ricorda che adesso è arrivato il tempo di vivere la nostra Festa. E chi altri poteva tradurre su tela questa festa di popolo se non uno dei suoi figli migliori: immagino la passione e l’orgoglio con cui Emilio Giannelli si è avvicinato al drappo per raccontare il vissuto di tutti noi che è anche il suo. E’ un Palio che va visto da vicino, per scoprire chi si nasconde tra le mille facce che lo compongono: l’amico di una vita, il primo amore, il vicino, il parente che insieme a noi assistono alla Carriera. Questo popolo siete voi, siamo tutti noi, in questo si evidenzia l’arte e il vissuto del pittore, nella sua capacità di cogliere anche i particolari con cui il senese vive e respira la Festa: il batticuore, la trepidazione che ci accompagna in ogni istante di questi quattro giorni. Eccolo: il Palio visto con l’arte di Emilio Giannelli. Un mosaico di emozioni che rappresenta la città, tutta, nell’attimo in cui i cavalli sono lanciati al galoppo.
Emilio Giannelli ha scelto di porli in rilievo, ma anche uniti a quelle persone strette nella Conchiglia che li incitano per accompagnarli verso la vittoria. Perché il Palio è questo, festa di una città intera e del suo popolo sotto lo sguardo attento della Vergine. Una Madonna moderna e antica insieme, che richiama nell’ovale quelle di Filippino Lippi con uno sguardo distonico ma diretto, sospesa in cielo e contornata da festoni rivolge il suo sguardo benevolo verso il popolo delle Contrade. Quel popolo che siamo noi e che richiama alcuni graffiti di Keith Haring e certi intarsi di Capogrossi che mostrano l’unità di una città e dei suoi abitanti intrecciati fra loro in un unico abbraccio. La città, le Contrade e la Contrada che Emilio Giannelli ha sempre vissuto e a cui è sempre rimasto profondamente legato: fin da giovanissimo prestando la sua arte per i numeri unici delle consorelle prima di entrare nelle redazioni dei più prestigiosi quotidiani e settimanali d’Italia con cui ancora oggi collabora stabilmente. Tutti noi ci imbattiamo quotidianamente nel tratto inconfondibile di Emilio Giannelli, sulla prima pagina del Corriere della Sera o nelle vignette che ci hanno raccontato e ci raccontano tanta storia d’Italia e di Siena. Tanti i riconoscimenti e i premi giornalistici che ne hanno accompagnato una carriera che oggi si arricchisce con questo dono alla città: un Drappellone unico per scelte stilistiche che celebra Siena e la sua Festa. La Piazza del Campo e le Contrade che sono protagoniste anche del Masgalano realizzato da Alessandra Damiani e offerto dall’Associazione Nazionale Polizia di Stato nella ricorrenza del 50esimo della fondazione, uomini e donne che ringrazio per l’impegno costante sul nostro territorio. Da senese Alessandra Damiani ha saputo interpretare lo spirito del riconoscimento che viene assegnato alla miglior comparsa, legandosi alla tradizione fin dalla scelta dei materiali: ulivo e travertino per riprodurre l’anello di tufo dove le comparse delle Contrade sfilano nella loro altera e orgogliosa perfezione. Da questo luogo, che tra poche ore lascerà posto ai cavalli, assoluti protagonisti del Palio, la nostra Festa si apre al mondo con l’augurio che le Contrade, vere custodi della nostra Storia, sapranno proseguire l’unicità e straordinarietà di Siena.
Questa storia siamo noi, siamo padri, siamo madri e figli e la nostra storia è la storia più bella del mondo.
Luigi De Mossi Sindaco di Siena Siena, Cortile del Podestà di Palazzo Pubblico, 26 giugno 2018
PRESENTAZIONE DEL DRAPPELLONE DI EMILIO GIANNELLI
a cura di Laura Bonelli
Signor Sindaco, autorità, contradaioli,
in questa serata di fine giugno, come consuetudine, il suono delle chiarine
ha annunciato la presentazione al Popolo di Siena del drappellone che
andrà alla Contrada vincitrice della carriera di Provenzano.
Sono orgogliosa che il suo autore, Emilio Giannelli, mi abbia chiesto di
parlarne a tutti voi.
Personaggio autorevole e di chiara fama, Emilio è celebre oltre i confini del
nostro Paese come un grande maestro della satira internazionale, e
nonostante ciò è sempre rimasto un senese innamorato della sua Città, e
non di meno della sua Contrada, il Drago.
Goliardo, uomo di legge e di cultura, Emilio è una persona semplice,
schietta e diretta, e il suo drappellone sintetizza al meglio il suo carattere,
attraverso la tecnica che gli è cara da tutta la vita: quel particolare tipo di
disegno umoristico che si chiama caricatura.
Fin da bambino, Emilio si divertiva a creare figure bizzarre e uno dei primi
materiali usati per esprimere la sua passione fu la creta. Così non sorprende
che la sua casa sia popolata da piccole statuette in terracotta, plasmate nel
corso della lunga carriera, a raffigurare con vitale sarcasmo volti noti della
storia e della politica. Alcune di queste statuette si possono vedere in questi
giorni a Palazzo Sansedoni e vi invito ad andare a scoprirle, perché
permettono di conoscere un lato troppo spesso trascurato del nostro artista.
Emilio, come tutti sanno, deve in realtà la sua fama al disegno e alla
caricatura, un giovanile
divertimento che col tempo è diventato qualcosa di
molto serio ed impegnato: dagli anni Ottanta del secolo scorso, infatti, egli
ha cominciato a pubblicare le sue vignette in alcuni dei principali
quotidiani e periodici italiani. Scoperto da Giorgio Forattini, iniziò a
collaborare con La Repubblica per passare dal 1991 al Corriere della Sera,
di cui è ancora il vignettista di punta nella prima pagina del quotidiano. È
in virtù di questo che Emilio può essere considerato come uno dei senesi
più conosciuti nel mondo, vantando nel suo curriculum anche il Mangia
d’oro, assegnatogli con merito nel 1987.
A chi sottovaluti la forma d’arte di cui Emilio è un fuoriclasse, si deve
ricordare che già nel mondo antico, gli egizi, i greci e i romani, facevano
caricature. Nei secoli più vicini a noi, a partire dalla fine del Quattrocento,
furono artisti del calibro di Leonardo e Dürer a dilettarsi nel disegno e nella
pittura di teste grottesche e bizzarre, prima che Gianlorenzo Bernini, in
pieno Seicento, dedicasse pungenti caricature ad alcuni dei maggiori prelati
della corte pontificia: un soggetto tra l’altro molto caro anche al nostro
Giannelli. E dopo il barocco di Bernini come non citare le aspre caricature
che William Hogarth avrebbe fatto dell’Inghilterra del Settecento, o le
irriverenti vignette con cui Honoré Daumier, nella Parigi del re Luigi
Filippo, seppe dare avvio al genere della satira politica, di cui Emilio è oggi
un maestro.
L’ironia e il sarcasmo però sembrano sparire di fronte al grande rettangolo
di seta, finemente disegnato, che abbiamo di fronte agli occhi. Sembrano
sparire per le misure e la sacra funzione del drappo, per quanto il nostro
autore, ancora una volta, sia rimasto fedelissimo al suo stile, al suo modo di
descrivere l’ambiente che lo circonda e di vedere quel Palio che, da
sempre, ha vissuto amato e difeso, come tutte le cose belle della vita.
Emilio Giannelli, classe 1936, ha finalmente deciso di dipingere il
drappellone, avendo alle spalle molto di vissuto e molto da raccontare.
Costretto a misurarsi con qualcosa di nuovo, per soggetto e dimensioni, egli
ha scelto di rappresentare il suo Palio, ovvero di illustrare la carriera così
come la vede ogni anno. Come molti senesi, l’artista è infatti solito
assistere alla corsa sempre dallo stesso posto, non lontano dalla mossa. È
da qui che getta lo sguardo nel Campo, descrivendo una veduta a volo
d’uccello talmente concentrata, che l’occhio indaga in uno spicchio della
piazza quasi senza confini, se non quelli offerti dal drappo di seta,
incorniciato con nastri colorati. Non vediamo né steccati, né colonnini a
delimitare la folla, e il palco disegnato in basso è semmai una intelaiatura
decorativa, utile a rispettare l’esigenza di raffigurare nel Palio gli stemmi
della Balzana, del Popolo, della Repubblica e dei Terzi, oltre a quello del
Sindaco.
Per il resto Emilio rilegge con il suo personalissimo stile grafico
quell’immagine cristallizzata che due volte all’anno, mutando nei dettagli,
passa attraverso i suoi occhi durante la corsa, lasciando lo spazio in alto, al
di sopra del Palazzo Pubblico e degli altri antichi edifici che delimitano la
piazza, ad una visione della Madonna di Provenzano.
La Vergine appare nella sua iconografia tradizionale, racchiusa entro una
cornice decorata da festoni, e sospesa in cielo dal volo gioioso e agitato
delle rondini. Il nostro occhio, tuttavia, è rapito letteralmente dalla
sottostante moltitudine di caricature.
Una massa di personaggi e di facce ultraespressive che non rappresentano
altro che il vero protagonista del Palio: la gente, il multiforme popolo di
Siena, colto nella sorprendente emozione della carriera. Non manca
neppure l’autore: lo si riconosce in basso a sinistra, sorridente, con gli
inseparabili occhiali e la nipotina Corinna, ritratta accanto di profilo. E tra i
tanti volti, si può star certi che fin da adesso comincerà la caccia a
riconoscere se stessi, la persona cara, un amico o una faccia nota. Una
caccia impegnativa, perché le figure disegnate nel drappellone sono circa
un migliaio, e quasi tutte a bocca aperta: parlano, urlano di rabbia e
stupore, cantano, ridono, piangono. In mezzo a questa folla tutti noi ci
ritroviamo, non persone famose, ma quelle comuni, che affollano i nostri
ricordi d’infanzia o la quotidianità. Sono figure senza tempo, senza mode
da ricercare nel vestiario o nelle acconciature. Uomini e donne, bambini e
anziani, turisti con la macchina fotografica o con il cellulare, gruppi di
giapponesi, qualcuno si para gli occhi, qualcuno sviene. E in alto a sinistra,
eccezionalmente con la bocca chiusa, vigila un gruppetto di forze
dell’ordine.
Folla e paesaggio sono inevitabilmente in bianco e nero, perché Emilio non
poteva che disegnarli con l’incisivo segno grafico che rappresenta il suo
marchio di fabbrica. A una visione a distanza, l’effetto è quello di un
ricamo decorativo dagli esiti quanto mai affini alla così detta
Doodle Art,
secondo un approccio che Emilio aveva già adottato, mi si permetta di
ricordarlo, nella copertina del numero unico edito dalla Contrada del Drago
per la vittoria dell’agosto 1992.
La forma d’arte che prende il nome dall’inglese “doodling”, da tradurre con
“scarabocchiare”, allude tuttavia al fatto che l’artista esprime se stesso
seguendo la sua fantasia, disegnando senza avere in mente un preciso
soggetto o obiettivo. In questo drappellone, al contrario, non c’è nulla di
casuale, e il brulichio umano che ne riempie la superficie, con un senso di
horror vacui
, risolve tanto l’esigenza della forma quanto quella del
contenuto. La forma è una trama decorativa fatta dell’incessante ripetersi
delle figure; il contenuto riguarda invece l’assoluto ruolo di protagonista
che il Popolo di Siena svolge nel Palio.
I colori, oltre che alla sottile incorniciatura, sono riservati all’immagine
idealizzata della ripida e furiosa galoppata dei dieci cavalli, montati da
fantini che indossano i giubbetti delle dieci Contrade, disposte, dall’alto
verso il basso, secondo l’ordine riservato loro alle trifore. Ecco gli altri
protagonisti, accese sagome bidimensionali che paiono planare sulla folla e,
sono viste di spalle, come uno spettatore li vede dalla mossa, mentre
corrono ormai verso San Martino. E anche in questo, il drappellone di
Giannelli è l’immagine del suo Palio, un ricordo visivo che scorre nella sua
testa, e in cui l’urlo della folla e le Contrade protagoniste contano più di
cavalli e fantini, che non si mostrano in volto e restano anonimi.
Un Palio dunque di un Senese, che rende omaggio ai Senesi, e sotto il tratto
umoristico nasconde l’augurio che il Popolo di Siena sappia essere fedele
alla sua storia e alle sue tradizioni, così da rimanere per sempre l’assoluto
protagonista della sua Festa.
