Dopo qualche slittamento sulla tabella di marcia dei lavori e una falsa partenza – quella del 25 luglio, la cui causa è ancora avvolte nel mistero – ieri fantini e purosangue hanno esordito all’ippodromo dei Pini di Follonica. Che piaccia o non piaccia, la data è storica: il galoppo, che per più di cento anni si è corso a Grosseto, ha trovato l’approdo nel Golfo. E mentre i Pini raddoppiano (trotto più galoppo) incassando giornate e montepremi che arrivano in dote dall’impianto del capoluogo, lo storico Casalone sprofonda nel degrado: «Tra erba alta, sporcizia, e topi» dice chiunque – addetto ai lavori e non – passi da lì. Ma per chi ancora vagheggia l’idea che sulla pista erbosa dell’ippodromo di Grosseto possano (prima o poi) tornare i cavalli, c’è una speranza: «Se finisce all’asta, lo compro io» dice inaspettatamente Pierre Carniti, patron di due scuderie grossetane, Tenuta dei Principi e Lady Zeta.
Adesso che le giornate di galoppo (del Casalone) sono state ufficialmente assegnate dal ministero dell’agricoltura ai Pini, c’è una domanda che sorge spontanea: cosa diventeranno lo storico ippodromo grossetano e gli sterminati terreni che lo compongono? «Nulla, si lasciano ai topi e agli sbandati – risponde al Tirreno Carniti – e a farne le spese della perdita sono solo i cittadini. Quando le banche alzeranno le mani e finirà all’asta, io mi farò avanti per acquistarlo». Parla di banche Carniti. “Il grosso” dell’esposizione debitoria della società Ippodromo del Casalone – amministratore unico, Alessandro Massai – era del resto nei confronti degli istituti bancari: e cioè 5 milioni e 835mila euro su otto milioni e 681mila euro di debito; tale quadro è fermo però al bilancio 2016 perché il bilancio 2017 non è ancora consultabile tramite il servizio online Telemaco delle Camere di Commercio, nonostante sia trascorso più di un mese dall’approvazione del conto economico da parte dell’assemblea dei soci (era il 25 giugno). La situazione potrebbe essere peggiorata. O anche migliorata: magari alla luce di quel piano di ristrutturazione degli impegni presentato alle banche a cui Massai accennò qualche mese fa (Il Tirreno, 10 gennaio 2018). Carniti ha comunque le idee chiare: «Per quel che vale oggi il Casalone – dettaglia – e quindi ad un prezzo adeguato, io sono pronto a fare un’offerta per acquistarlo all’asta». Vedremo. Intanto l’erba cresce come nella savana: ai bordi della pista e all’entrata dell’impianto, e c’è chi dice che, con le temperature torride, rappresenti persino un rischio. Nei box, invece, al posto dei cavalli, ci sono i piccioni a fare il nido; con due sole eccezioni: alle storiche scuderie del Casalone, due purosangue hanno ancora casa: sono due dei cavalli di Carniti, Yoshida e Farfadet du Pecos.
Trentanove partenti hanno segnato ieri il battesimo del fuoco della pista di galoppo dei Pini. È un numero ridotto: colpa dell’incertezza
che ha accompagnato l’esordio slittato in zona Cesarini dal 25 luglio a ieri. L’aspettativa però ha portato qualche frutto: le corse sono state seguite da un discreto numero di spettatori, almeno più di quanti ne riescano ad attrarre driver e cavalli trottatori.
Autore: Giovanna Mezzana
Fonte:Il Tirreno Edizione Grosseto
