Fresca di titolo mondiale, la schermitrice toscana si è innamorata prima delle uniformi bianche da combattimento, poi dell’oro olimpico Garozzo: «Ogni tanto in allenamento lo batto, ma partendo da 10-0»
La prima volta che Alice Volpi è entrata in una palestra di scherma, accompagnata da papà Paolo, non aveva idea di cosa fosse quello strano sport. Ha iniziato a gironzolare per il CUS Siena, con la curiosità tipica di una bambina che osserva qualcosa per la prima volta: «Mi ricordo che rimasi affascinata dalle divise bianche», ci rivela la fiorettista toscana, classe ’92, che pochi giorni fa a Wuxi ha vinto il suo primo titolo mondialeindividuale dopo l’argento dello scorso anno a Lipsia. «È vero, all’epoca non conoscevo la scherma, ma appena ho iniziato a praticarla è stata subito passione».
Quindi lei da piccola non usava già qualche oggetto a mo’ di spada?
«No, prima di quella visita in palestra la cosa più vicina al fioretto che potessi immaginare era Zorro. Lo guardavo, come tutti i bambini, e mi piaceva pure».
Quando ha capito che poteva diventare il suo mestiere?
«Quando sono entrata nel gruppo sportivo della Polizia di Stato. Succede a tanti atleti: da quel momento ti dedichi solamente allo sport, non è più solo un hobby».
Vita da professionista: una rinuncia che ha sofferto particolarmente?
«Niente di insormontabile, però per una come me non è facile rispettare la dieta. Adoro la pasta in tutti i modi e ne posso mangiare poca, sempre pesata».
Non certo per la pasta, ma ha mai pensato di mollare la scherma?
«No, smettere non mi è mai passato per la testa. Anche se ci sono stati momenti difficili, come il passaggio da Under 20 agli Assoluti. Lì sono cambiati proprio gli allenamenti, non potevo più sgarrare».
L’Italia ha un storia di fiorettiste d’eccellenza: con la Vezzali che rapporto ha?
«Pure Valentina fa parte del gruppo sportivo della Polizia, così agli ultimi campionati italiani a giugno mi ha seguito in un assalto e mi ha subito bacchettata perché non mi ero scaldata bene».
Consigli importanti, considerato da chi arrivano.
«Certo, anche se la scherma è uno sport individuale. Tra colleghe non siamo solite darci tanti consigli perché magari ci ritroviamo contro in una gara e rischiamo di avvantaggiare l’avversario. Infatti non è bello tirare contro un’altra italiana, sempre meglio una straniera».
Quindi è difficile creare rapporti veri tra schermitrici?
«Se ti alleni nella stessa palestra sì, ma non è facile comunque costruire un’amicizia vera. Certo, esistono le prove di squadra, ma anche lì ognuna gareggia singolarmente, dando il suo contributo al team».
In compenso, grazie alla scherma, ha trovato l’amore (Daniele Garozzo, oro olimpico nel fioretto a Rio 2016).
«Abbiamo la stessa età, ci siamo conosciuti quando avevamo 14 anni ed è nato subito un bel legame. Ci vedevamo durante i ritiri della nazionale, poi tre anni fa il rapporto è cambiato».
Adesso vivete insieme? Com’è la vita in casa di due fiorettisti?
«Sì, io mi ero trasferita a Jesi nel 2015 per allenarmi ma ho resistito un anno e poi mi sono trasferito da lui a Frascati. Almeno in casa cerchiamo di non parlare di scherma, ma non è facile».
Non staccate mai, insomma.
«La mattina lui si alza prima di me, io ho l’allenamento un pochino più tardi, alle 9.30. Poi mi tocca cucinare (ride, ndr). Inoltre viaggiamo tanto insieme per lavoro, da un torneo all’altro».
Non la distrae presentarsi ad un appuntamento sportivo sapendo che gareggerà anche il suo fidanzato?
«Se lui tira in contemporanea, oppure se so che la sua gara è andata male, c’è il rischio che la mia testa si perda un po’. Daniele invece riesce a rimanere più concentrato».
Fate tante cose insieme anche extra-scherma?
«Ad entrambi ci piace stare all’aria aperta, da poco abbiamo cominciato col surf. Io poi guardo serie tv, su tutte il Trono di Spade, e sono grande tifosa della Fiorentina: quando posso vado allo stadio».
E in pedana, una contro l’altro, andate mai?
«Certo, però in questo sport la fisicità conta tanto, tra uomini e donne è una lotta impari. Ogni tanto lo batto, sul chi arriva primo a 15 stoccate. Ma mi fa partire da 10-0».
Questo sì che è amore.
Fonte: https://www.vanityfair.it
