Palio di Siena, Storia del Palio: I Mossieri leggendari, vizi e virtù

Merita una citazione l’appariscente look di Natale Chiaudani mossiere, discusso e discutibile, del luglio 2012.

Il mossiere è un po’ come l’arbitro di calcio, meno si vede e meglio è…

Di certo è stato difficile non notare l’appariscente look di Natale Chiaudani mossiere, discusso e consentiteci discutibile, del luglio 2012.

Ben altro tipo di eleganza caratterizzava nei secoli passati i mossieri, o meglio Giudici della Mossa visto che erano due fino al 1881, sempre scelti tra i rappresentanti del ceto nobile.

Completi inappuntabili e l’immancabile tuba, come testimoniano anche molti “cavallini” ottocenteschi, medesimo abbigliamento del famoso ed autoritario Venturino Benvenuti che nei primi del novecento non esitava a scendere dal verrocchio per redarguire i fantini più indisciplinati roteando il suo bastone da passeggio.

Un rapporto ben differente coi fantini lo ebbe il nobile Giovan Battista della Ciaja, venticinque presenze dal 1838 al 1860, più volte accusato di partigianeria nei confronti del suo dipendente Gobbo Saragiolo che col suo “datore di lavoro” sul verrocchio vinse ben cinque dei suoi quindici Palii guadagnandosi il soprannome alternativo ed allusivo di Gobbino del Cjai…

Difficile immaginare cosa potrebbe accadere oggi ad un mossiere solo se minimante sfiorato dal sospetto di favoritismo, di certo bastarono un paio di mosse annullate, nel celeberrimo Palio della Pace, per scatenare l’ira di Silvio Gigli che scese in pista a schiaffeggiare il mossiere Lorenzo Pini; stessa sorte per il malcapitato Carlo Palmieri aggredito, il 16 agosto 1979, dall’ex fantino Lazzaro in quell’occasione nelle vesti di mangino dell’Oca.

Probabilmente per evitare queste conseguenze spiacevoli un paio di mossieri decisero in maniera previdente di darsi alla fuga: nell’agosto 1898 Tito Sarrocchi, accusato di favorire l’Oca, sparì a poche ore dalla carriera cedendo il posto alla guardia municipale Angelo Landozzi; nel settembre 1967, dopo una mossa annullata con enorme e colpevole ritardo, Jago Fuligni scappò dalla Piazza venendo sostituito dal vigile urbano Fedro Valentini.

I vigili urbani, del resto, sono stati sempre una risorsa importante per risolvere le improvvise “crisi del verrocchio” dovute a dimissioni improvvise o ad altri fattori contingenti: Gino Sampieri nel 1929 e nel 1932 e Wilson Pesciatini nel 1966 e nel 1990 ne sono l’esempio più lampante anche se, ad onor del vero, non sempre le prestazioni di questi mossieri “dell’ultimo minuto”, dotati di grande spirito di servizio ed amore per la Festa, sono state esenti da pesanti critiche.

Critiche che non risparmiarono neanche Gioacchino Gino Calabrò detto “Rubacuori”, eroe del Palio della Pace, unico ex fantino a salire sul verrocchio nelle infuocate e tormentate mosse del settembre 1972 e dell’agosto 1973.

Altro mossiere “particolare” fu Ezio Felici, appassionato lupaiolo, che diede la mossa nell’agosto 1934, pur non correndo la Lupa questa nomina suscitò numerose polemiche ed infatti quella fu l’unica apparizione sul verrocchio del noto scrittore e giornalista.

Accanto a questi mossieri dalla storia breve troviamo una schiera di veterani capeggiata dal celebre Guido Guidarini, con il record di ventotto presenze, dal citato Venturino Benvenuti e dai rispettati Pasquale Meucci, Guglielmo Ricci e Carlo Andrea Fagnani.

I personaggi citati rappresentano, probabilmente, il meglio che la categoria ha espresso nella storia, stimati e temuti dai fantini, questi mossieri vecchio stampo difficilmente si facevano prendere la mano e gestivano le fasi della mossa con autorità e tempismo.

In particolare Guglielmo Ricci cercò, all’inizio degli anni trenta, di opporsi all’innovazione tecnica della rincorsa introdotta dal vecchio Picino che, in barba al regolamento, iniziò ad entrare lanciato tra i canapi dalla decima posizione.

Le varie squalifiche inflitte ai fantini e le dimissioni di Ricci dell’agosto 1932 non impedirono, tuttavia, lo stravolgimento radicale del ruolo della rincorsa destinata a diventare molto più determinante rispetto al passato.

Chiudiamo con un altro esempio di grande passione per il proprio ruolo, quello di Leonildo Fabbrini, dodici presenze dal 1899 al 1904, il quale duramente attaccato per la mossa del Palio alla Romana del 1901, poi annullato, affidò alle colonne della Vedetta Senese la sua accorata autodifesa:

“…Ill.mo Sig. Direttore, ho letto questa mattina nel suo accreditato giornale l’articolo di cronaca riguardante il Palio alla Romana e avendovi riscontrato qualche inesattezza Le sarei grato se volesse pubblicare la seguente per rimettere le cose al loro posto. Alla corsa della 3° batteria i cavalli caddero non perché io avessi dato il segnale della partenza, ma perché i fantini a tutto guardavano fuori che a me, che ero sceso dal verrocchio ed avevo ordinato che uscissero, perché avevano cambiati i posti ed avevano messo confusione. Ritornati i cavalli dentro i canapi detti il segnale della partenza quando erano tutti dentro in fila. Uno partì, gli altri stettero fer­mi, come se i cavalli si rifiutassero a partire; ma di chi la colpa? Mia no certamente! Ho poi da correggere un fatto sostanzialissimo  riguardante la mossa della corsa decisiva. Non è vero che i tre cavalli fos­sero entrati fra i canapi e che io non avessi data la mossa perché l’Oca voltava le spalle al canapo. Il cavallo del Montone saltò il canapo quando la Lupa era sempre fuori ed io non credei di dovere fare correre 2 cavalli su 3 dando la mossa quando la Lupa entrò dentro ed era in terra il Montone. Ora mi permetta di dire una parola in mia difesa e specie in risposta a quanto il corrispondente della Nazione ha telefonato al giornale medesimo dicendo che io favo­rivo l’Oca. Se io volevo favorire l’Oca, poco mi curavo se nella corsa decisiva il Montone era caduto. Avrei dato la mossa e l’Oca avrebbe avuto un cavallo di meno nella lotta. Ho creduto di fare il mio dovere e di fare bene facendo cosi; non sono piaciuto, pazienza; me ne rincresce, ma d’altra par­te penso che, con lo corde tese come sono adesso, non sarà facile trovare uno che co­me mossiere accontenti una mossa di popolo che trovasi disposta a fischiare prima di vedere la gente alla prova. Con sentite azioni di grazie mi creda…”

Fonte: Ok Siena

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