Palio di Siena: Il fascismo degli animalisti (e di chi li autorizza) da Wiatutti

Passo indietro, a ritrattare un argomento ampiamente dibattuto qualche mese fa: lo scontro epico Palio vs animalisti.
Mi piacerebbe affrontare a freddo l’argomento, da altra ottica, a mio avviso molto interessante.

Nei giorni infuocati dell’epica battaglia, mi imbattei per caso in uno scritto di Francesco Erspamer, Professore di Lingue e Letterature Romanze e responsabile degli Italian Studies alla Harvard University (vedi foto).
E, fra beceri commenti, prese di posizione assurde, decisioni idiote, il cielo si rischiarò immediatamente.
La presa di posizione di Erspamer era netta, contro gli animalisti. Ma non fu questo che mi colpì, quanto le motivazioni della scelta.
Secondo il professore, il dato di fatto – che trovo assolutamente coerente – è che gli animalisti in fondo non sono che dei globalisti, che si muovono non su una questione economica ma morale; e che su questa base vorrebbero imporre su scala mondiale non consumi, ma costumi.
Con il tentativo, al pari delle multinazionali che ormai dominano la nostra esistenza, di “omogeneizzare il mondo, trasformarne la straordinaria varietà di esperienze in un multiculturalismo da supermercato, pre-selezionato e uguale ovunque”.
In sostanza, il globalismo del neocapitalismo era ciò che più atterriva, ad esempio, Pasolini, che vi individuava la vera forma di fascismo.
Gli animalisti cioè, in maniera consapevole, e dietro la scusa dell’amore per i cavalli (che a Siena penso non ci possa insegnare nessuno), hanno in realtà apportato tutto il loro disprezzo per le differenze che non sono quelle da essi stessi santificate, imponendo una etica universale: la loro.
Splendide parole, che mi trovano assolutamente concorde.
Risultato di tutto ciò?
Sentite ciò che scrive Erspamer: “Possibile che [gli animalisti] non si rendano conto che l’attenzione della stampa per la loro protesta deriva unicamente dall’interesse delle multinazionali e dei loro regimi a indebolire una passione (il Palio) e una struttura sociale (le Contrade) da loro non controllate, in modo da poterle poi disneyficare?”.
E possibile, aggiungo io, che chi ha dato l’autorizzazione a manifestare – e quindi ha fornito una incredibile visibilità – a queste mostruosità non abbia colto il problema cui accenna il professore, vale a dire l’indebolimento di una struttura sociale così anti-contemporanea e pertanto poco controllabile?
Oppure chi ha dato l’autorizzazione era perfettamente cosciente di tale processo e pertanto questa ulteriore fase di indebolimento è stata scientificamente avallata?
Non lo sapremo mai (ma un’idea ce l’avrei…); la sostanza tuttavia non cambia.

Fonte: https://wiatutti.blogspot.com

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