Palio di Buti, Contrada San Rocco: Lettera del contradaiolo Sergio Baroni alla sua Contrada

” Un nostro contradaiolo, Sergio Baroni, nei giorni che sono seguiti alla vittoria, ha scritto queste righe, una “LETTERA APERTA”, come la chiama lui. Prevale, in queste righe, il sentimento : per la contrada, per il suo capocontrada Eddy Leone, per il Palio tutto.

LETTERA APERTA

Caro amico ti scrivo dice Lucio Dalla, caro Eddy ti scrivo, dico io. Entrerai nella storia della contrada di S.Rocco da protagonista assoluto, anzi ci sei già entrato, ci stai dentro tutto.
Ma non solo, sei nella storia del Palio di Buti. Non è solo una questione aritmetica, di tre palii vinti, di accoppiata 2018, 2019. Impossibile declinare il tuo profilo di capocontrada insieme ai protagonisti del passato, intendo la vecchia generazione, che ondeggiavano fra il truce e il roboante. E nemmeno fra i giovani capocontrada che si stanno affacciando ora, un po’ timorosi e rispetto a te in debito di competenza acquisita sul campo, ovvero nei palii d’Italia. Ma anche in debito di personalità. E’ il gentil Eddy, è il volto del gentil Eddy, con una barbetta monacale che lo contorna, che si pone al di sopra degli altri capocontrada, vecchi e nuovi, una piccola aureola ti illumina.
Voglio raccontarvi un episodio: una volta, ero rimasto deluso da qualcuno o da qualcosa, che non vi sto a raccontare, presi un banale pretesto e mi sfogai con Eddy al bar da Ufle, una fogatella. Succede, quando ci va male con qualcuno, ce la prendiamo con una terza persona che non c’entra niente: una dimostrazione di forza verso sé stessi, finché, una volta placato l’animo, non si rivela per quello che è: una meschina debolezza. Accusasti un po’, ma dopo poco tempo, quando io riaccennavo a salutarti, ti ricomponesti, uno sguardo che mi fissava negli occhi, come nulla fosse avvenuto, forse ero io che non riuscivo a tenerti gli occhi addosso e li abbassavo. Mi desti una lezione, una lezione di vita. Io, molto più avanti negli anni, mi sentii un bulletto, mi guardai indietro, mi sarebbe piaciuto essere stato alla tua età l’uomo che eri. Il Palio è anche questo, si azzerano differenze di età, di censo, di istruzione, si riparte tutti da zero, siamo tutti dietro a un canapo. Il gentil Eddy non lo senti mai alzare la voce, l’aggressività non la leggi nel suo volto. Ma è fermo nelle sue convinzioni, che sanno di riflessione, di neuroni che hanno lavorato a buon ritmo, ma anche di mistico, di uno che si affida a qualcosa in cui crede, al di là di tutto e di tutti. Nelle interviste, nei filmati, Eddy Leone sfodera una proprietà di linguaggio e una naturale spigliatezza al di sopra degli altri capocontrada, presenti e passati. In un monastero medioevale, fra guerre e preghiere, saresti diventato il capo o il vicecapo; forse mi avresti aiutato a non finire in disparte, vittima del mio carattere scostante. Un monastero medioevale di monaci guerrieri. Gli appassionati di Palio, se vissuti in quell’epoca, si sarebbero potuti riconoscere in quella Missione. Eddy, Stefano, Walter, Federico, Francesco, e non posso nominarli tutti. Tutti cavalieri templari. Eddy Leone viaggia con una biondina, o comunque chiara di capelli, dai lineamenti fini e minuti, carina. Sembra estratta dall’animo di Eddy, raffinato e gentile, e fatta donna. Insieme condividono la passione per il Palio e l’avventura da lui vissuta come capocontrada. Amici inseparabili della Genny e di Stefano Meddi, impegni di lavoro e personali permettendo,viaggiano per l’Italia: Palii, corse, cavalli. Corse, cavalli, Palii. Tutti insieme sono un manifesto d’amore e di passione equina, e ve lo dico di tutto cuore, cara banda dei quattro: vi invidio. Ci vorrei essere anch’io in quel monovolume a comporre la terza coppia, ringiovanito di qualche anno, comunque l’invidia genera pensieri, e anche azioni: mi sono già segnato sull’agenda i prossimi appuntamenti: Palio di Fucecchio, tratta di Siena, Loreto, e così via, ci sarò. Cara Rita, cara moglie, il posto accanto a me in auto è tuo, non fare tante storie. Nel Palio, come già detto, si riparte sempre da zero, tutti dietro al canapo, anche te ti puoi appassionare, cara Rita. Nel Palio ci sono litigi, discussioni, ma nel Palio si accoglie, un sorriso sincero c’è per tutti, anche per l’ultimo arrivato o arrivata. Gli snobismi non appartengono a questo mondo.
Mi dimenticavo, la Genny e Stefano si dovrebbero sposare a Luglio, in San Rocco, col santo nella chiesa, visto che noi di San Rocco abbiamo vinto il Palio. La Genny la conosco fin da quando era una ragazzina, una piccola peste carinissima, ora una bella donna che si appresta a sposarsi con Stefano, un bel ragazzone dall’accento romano, un uomo di cavalli e di Palii nell’aspetto e nella sostanza. Una storia nata in questo mondo, che si consacrerà nella chiesa di San Rocco, col santo nella chiesa, come dicevo, segno di grande auspicio. E’ un “firme”, direbbero a Lucca. In bocca al lupo, tutta San Rocco, ma anche gli altri butesi sono con voi.
Intanto, nei giorni che seguono il Palio, si parla tanto nei bar, nelle botteghe, per le strade del paese. E lungo il percorso. Chi c’è rimasto nel percorso a parlare, il Palio finito da giorni? Rimangono i fabbricati, le case, gli alberi, il cimitero, il rio che scorre a lato. Sono esseri animati, e parlano. Le emozioni, le gioie, i pensieri, le angosce, l’adrenalina, questa botta di vita che veementemente tutti gli anni per Sant’Antonio investe quel percorso di ottocento metri, ha dato vita alle cose morte, ovvero inanimate. E parlano fra loro, le case, gli alberi, il rio, parlano di Palio. E non solo. E il rio, che viene giù dal paese, che passa sotto la piazza, porta le notizie più fresche: si dice che un gruppo di persone vuol dar vita a un cenacolo, una confraternita e non riescono bene a capire cosa sia. Loro, i fabbricati, gli alberi, questa piccola famiglia del percorso, chiamiamola così,vogliono sapere dal rio cos’è veramente questa novità, lo assillano tutti i giorni. Il rio origlia dalle grate della piazza, cerca di carpire qualcosa e di riportare notizie agli altri componenti la piccola famiglia: questo cenacolo, sembra dovrebbe occuparsi della parte religiosa della festa di Sant’Antonio, di dare nuovo impulso a quest’aspetto.
Passano i mesi, sempre il rio aggiorna ogni tanto i suoi amici che vedranno passare, il giorno dopo, qualcuno che era al Palio, o che era presente negli anni passati, lo vedranno passare in un corteo di auto, lentamente, ma li informa anche dei nuovi nati. Le settimane passano, arrivano i primi tepori primaverili che portano nuovi amori in paese per i più giovani e per i meno giovani, “i giardini di marzo si vestono di nuovi colori e le giovani donne in quel mese vivono nuovi amori” dice Battisti. Anche di questo parlano i nostri amici del percorso, ne hanno visti tanti di amori: compiuti, spezzati, abbozzati e soffocati sul nascere, magari per un qui pro quo come il nome del cavallo di San Rocco che ha vinto il Palio; o per la mano di un essere superiore, di Dio, che lo ha fatto per il loro bene, una coppia mal assortita, e lui non si sbaglia mai. Ne sono nati diversi ,e ne nasceranno, di amori fra gente butese e gente del mondo dei cavalli, fantini. Anche Gavino Sanna, vincitore degli ultimi due palii per San Rocco, anche lui un volto gentile, a conferma che Sant’Antonio premia questo tipo di persone, sta attendendo un figlio, o una figlia dalla sua ragazza butese. Prodigio, altre parole non ho, distanziate da questa di tre lunghezze.
E la vita del paese continua, nel succedersi delle stagioni, anno dopo anno, il suo racconto, insieme ai ciottoli, ai sassi, portato a valle dal rio.
Qualcuno della piccola famiglia del percorso ogni tanto si lamenta di tutto quello che devono subire in quel mese dell’anno, un monta e rismonta, terra portata e rimossa, un trambusto che tanti loro simili nati e vissuti in altri luoghi non subiscono mai. Solo loro hanno avuto questa sorte. Ma in fondo sono orgogliosi di essere nati e vissuti nel percorso del Palio di Buti: qui la gente parla, litiga, gioisce fra di loro, condivide emozioni, questa è la vita, se vuol essere vissuta. E in alcune notti, la nostra famiglia del percorso, sotto una stellata di primavera, canta; Tutti insieme, sempre la stessa canzone: “ Il suono del silenzio” di Simon and Garfunkel, un manifesto contro l’incomunicabilità del mondo moderno, una delle più belle canzoni della storia. A qualcuno, passando lentamente di notte, con i finestrini dell’auto aperti, è arrivato l’eco sottile di quelle note.”

SERGIO BARONI

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