Siena, Contrada del Nicchio: Oggi 05/01 la Società “La Pania” compie 74 anni

“A “chi” ci sta a cuore si fanno gli auguri, per cui, come ogni anno: BUON COMPLEANNO PANIA.

La sera del 5 gennaio 1946 un gruppo di quattordici contradaioli della Nobile Contrada del Nicchio, che da tempo aveva progettato di istituire un sodalizio ricreativo, si ritrova nella Sala delle Vittorie della Contrada e approva all’unanimità l’unico punto all’ordine del giorno: dare vita ad un luogo dove i nicchiaioli potessero ritrovarsi, per stare insieme, parlare di Palio e di Contrada. I “Convenuti della Befana”, come vengono definiti i partecipanti a questa prima riunione scrivono: “Si sono riuniti i seguenti contradaioli ed hanno costituito la Società Ricreativa del Nicchio, aderente alla Nobile Contrada del Nicchio”. E questo verbale è, di fatto, il vero e proprio atto di fondazione della futura Società. Il progetto viene presentato per l’approvazione al Seggio meno di un mese dopo e il il 31 maggio 1947, si tengono le prime elezioni, con la partecipazione di 58 soci. Anche la sede viene individuata in fretta: tre quartieri, allora al numero civico 30 di via dei Pispini, cui si aggiunsero, tra il settembre 1950 e l’anno dopo, altre stanze, occupando così l’intero primo piano e l’orto sottostante, presto usato per le attività estive. Allora si diceva che una volta entrati in quei locali non si poteva uscirne più, si rimaneva “impaniati” e così la Società del Nicchio fu chiamata la “Pania”, artefice Dante Marzocchi detto Gambino
Magari loro non avrebbero mai immaginato che sarebbe andata così. Che quell’idea nata in una riunione durante le feste di Natale, a ridosso della Befana si sarebbe trasformata in una struttura fondamentale per la Contrada. Per loro, quell’intuizione “creiamo una società ricreativa” era solo un modo per far stare insieme la gente dei Pispini. La guerra era appena finita, le ferite sanguinavano ancora: quelle visibili delle case sbrecciate dai bombardamenti; quelle insanabili di chi in guerra ci aveva perduto una persona cara; quelle sottili e subdole, forse le più difficili da rimarginare, aperte in una società che, oltre alla guerra, aveva conosciuto una guerra civile e in cui potevi ancora incrociare per strada quello che, nell’ultima parte del conflitto mondiale, era stato il tuo nemico in casa perché aveva portato la camicia nera o un fazzoletto di partigiano al collo.
Già allora, pensare a costruire un momento permanente di aggregazione era segno di intelligenza e di buon senso. Certo, non avrebbero potuto pensare che nel 2020 la Pania (ma vale per ogni società) non sarebbe più stata una società “nella” Contrada ma “di” Contrada; che avrebbe subìto la fondamentale mutazione genetica (la Pania come tutte le altre) da circolo ricreativo per chiunque, abitando o meno nel rione, del Nicchio o non del Nicchio, volesse passare una serata a bere un bicchiere, giocare a carte, far due chiacchiere, a polo aggregante della Contrada stessa e a primo elemento di sociabilità contradaiola. Ci sarebbe voluto il cambiamento (anch’esso genetico) della città perché questo succedesse: che Siena cominciasse a essere non più la povera città smandrippata e piena di morti di fame (nel senso letterale del termine: vedere le cifre dei pasti erogati quotidianamente ai poveri ancora nel dopoguerra per rendersene conto), ma una piccola città benestante nella quale le fatiscenti, scomode, anguste case del centro storico si potevano abbandonare per andare a vivere nelle più confortevoli case nuove delle nuove periferie. Ma nessuna crescita è a costo zero, lo sappiamo. E Siena pagò il suo benessere con lo svuotamento dei rioni e con il progressivo, lento (e forse ormai irreversibile) distacco dei contradaioli dalle strade che avevano dato origine alla loro Contrada. Basta ascoltare le testimonianze dei Presidenti di società del passato per rendersene conto: in pochi decenni è cambiato un mondo; da sfide che oggi paiono semplici (ma che all’epoca non lo erano per niente: guardiamoci dal considerare semplici le prove che sono state superate; la storia non si fa così, leggendola dal “dopo”) alla complessità del governo del presente. Perché oggi società di Contrada non vuol più dire un locale nel quale si va la sera a bere e a giocare a carte, ma un luogo che deve inventare 365 giorni su 365 (366 negli anni bisestili) proposte per aggregare quella Contrada (ed è la parte maggioritaria) che non vive più nel rione e che, magari, in via dei Pispini o in via dell’Oliviera ci passa qualche ora nei giorni di Palio, ma poi, inevitabilmente, rimonta sulla moto o sull’auto per andare a vivere la sua personale “contrada” all’Acquacalda, a San Miniato, alle Taverne o ancora più lontano.
Nessuna nostalgia: il tempo in cui ci si conosceva tutti e ci si parlava da una finestra all’altra e in cui gli affari di una famiglia erano affari di tutti (nel bene e nel male: solidarietà, ma anche pettegolezzi all’ingrosso e piccola città bastardo posto) non esiste più. Nessuna nostalgia: governiamo il presente. La Pania è questo, il collante di chi, nicchiaiolo, nel Nicchio non ci abita, ma che, non per questo, sente scollato il suo rapporto con l’evanescente, immateriale ma solidissimo concetto di appartenenza di Contrada. La Pania era nata: per ritessere rapporti, consolidare amicizie, superare lacerazioni nel nome dello stare insieme scaricando la testa dai pensieri del quotidiano. E’ diventata il punto di riferimento dello stare insieme ma in un diverso modo, per riconoscerci fra noi, per abbracciarci, magari una sera d’inverno, in un qualunque cenino, prima di rimontare in moto o in auto e andare a portare in periferia l’amore per il Nicchio. Perché la Pania è quello che è il rione per chi, nel rione, non ci abita più. E’ Itaca, e “Sempre devi avere in mente Itaca / raggiungerla sia il pensiero costante”. E’ un poeta; è il greco Costantino Kavafis (1863-1933). Chissà se quelli che si incontrarono quella sera del 5 gennaio del 1946, alla vigilia dell’Epifania, se lo sarebbero immaginato. Quel che è certo è che non dovremmo mai dimenticarci il debito di gratitudine che, verso di loro, hanno maturato generazioni di nicchiaioli. “Pillole quotidiane di storia senese” con Roberto Cresti e on line sul sito ilpalio.org e su Siena News #accaddeoggi #stranario #stradario #stradariorisorgimentale #siena #igersiena #visitsiena #pillole2020 #condividilacultura #Nicchio #nobilecontradadelnicchio”

Fonte: Maura Marttellucci

 

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