Toscana: Le Streghe gatte di Pitigiano e le loro scorribande

Pitigliano é uno splendido borgo che si trova nell’area del Tufo, arroccato su una rupe e si erge imponente sulle valli dei torrenti Lente, Meleta e Prochio, offrendo una meravigliosa vista sulla natura selvaggia ed incontaminata di quest’area della Maremma. In questo panorama bellissimo e senza tempo, si insinua una delle storie più agghiaccianti della terra maremmana, un’antica leggenda che ha per protagoniste le streghe. Una storia racconta molti anni fa (ma non troppi), nel paese di Pitigliano vivessero alcune donne particolari… riconosciute poi come vere e proprie streghe. Esse si incontravano in gran segreto, sempre e solo il martedì, sempre e solo intorno alla Fontana nella “Piazza della Repubblica”. Si vedevano solo di notte perché amavano nascondersi e per non essere riconosciute dalla gente, spesso si trasformavano in animali: si racconta che preferissero assumere sembianze di gatte dal pelo lungo e altre volte di volpi. C’era una volta infatti una gattina di nome «Michichì» piuttosto petulante tanto da far spazientire chiunque: un pomeriggio d’inverno, stanco della sua insistenza un uomo le diede un calcio, facendola cadere dalle scale e rompendole una spalla. Qualche giorno dopo lo stesso uomo incontrò una donna (un’amica forse?) mal messa ed acciaccato e le disse: “Che cosa ti è successo?” E la donna rispose: “Sì, eh, il gatto a cui dasti la zampata non te lo ricordi? Ero io”.
Alle streghe del paese piaceva tanto fare delle feste, così erano solite spalmarsi tutte con degli unguenti magici cantando davanti al fuoco, creando dei riti che iniziavano sempre con alcune formule magiche. Partivano da Pitigliano tutte insieme, a cavallo di asini o di cavalli rubati nelle stalle dei contadini del luogo oppure a cavallo di scope. All’improvviso si vedano volare in cielo, andavano chissà dove e da chi… Le streghe ballavano, saltavano, sudavano poi stanche ed esauste tornavano nel paese, ma ancora dispettoso e agite per sfogarsi erano solite, per diletto, rapire i bambini piccoli nelle case del borgo… no, nessuna preoccupazione, non facevano loro del male, al massimo qualche strattone, ma il divertimento e il loro sfogo era prendere i bambini e tenerli, fino a che l’ansia delle madri saliva al culmine. Quando capivano di aver superato la soglia della tolleranza, le streghe di Pitigliano riconsegnavano con dolcezza i bambini uno per uno nelle case, in silenzio e di nascosto. All’epoca la gente del luogo aveva paura di queste strane, imprevedibili e irriconoscibili donne e in tutto ciò, l’occhio più scaltro e attento poteva trovare segno del loro passaggio come tal Pietrino, lui lo sapevano bene. Era solito trovare le criniere delle sue cavalle intrecciate misteriosamente e fuochi spenti circondati da sassi perfettamente rotondi.
Si racconta che, per difendersi da loro, fosse usanza appendere ramoscelli di ginepro o di pungitopo davanti alle stalle e alle porte delle case in modo da tenerle lontane.
Questa ed altre storie potrete trovarne nel mio secondo libro A ZONZO TRA STORIE E LEGGENDE NEL SENESE E GROSSETANO
Autore: Gabriele Ruiffoli

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