italia: La prelica di Draghi al Senato e i testi degli interventi alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha reso prima alla Camera dei Deputati e poi al Senato della Repubblica le Comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 16 dicembre 2021.

La replica del Presidente Draghi al Senato della Repubblica

 

 

la replica alla Camera dei Deputati

Grazie a tutti voi per le osservazioni e i contributi su molti di questi temi che saranno discussi nel Consiglio Europeo. Sono d’accordo su quasi tutti i punti sollevati.

L’onorevole Baldini ci ricorda questa è un’epoca caratterizzata essenzialmente da due fatti principali. Il primo è: dobbiamo essere in guardia contro la pandemia. È l’atteggiamento che caratterizza la nostra vita in questo momento. Siamo contenti di come è andato quest’anno e, come ha detto l’onorevole Noja, dobbiamo difendere la normalità che abbiamo conquistato con le unghie e con i denti. Il secondo fatto, il secondo principio ispiratore della politica del governo è che questa è un’epoca di traumi come non ne vedevamo da tanto tempo. C’è da un lato la pandemia che continua, c’è la transizione, è un’epoca di profondi cambiamenti, è un’epoca che testa le nostre capacità di reagire. E in tutto questo il principio ispiratore a cui tengo molto è che bisogna sempre avere lo sguardo sui più deboli.

Onorevole Delmastro, condivido: i numeri sull’immigrazione sono impressionanti e sono anche d’accordo con lei che nei confronti della Russia occorra quella che è stata chiamata la politica dell’ingaggio. Questa è la parola che nell’ultimo scambio con il Presidente Biden ho usato ripetutamente. Il fatto che ci sia stata quella telefonata, che il Presidente Putin abbia cercato al telefono il Presidente Biden, mostra essenzialmente che vuole essere parte del processo di decisione che sta avvenendo oggi. Non è un atteggiamento di chi si stacca ed è pronto all’azione, ma è l’atteggiamento di chi vuole esplorare tutte le possibilità diplomatiche che esistono per arrivare a una soluzione equilibrata. Questo è l’atteggiamento a cui ho richiamato tutti i partecipanti a quella conversazione e dobbiamo adoperarci affinché resti così. Quindi non bisogna assolutamente forzare, porsi in situazioni che possano interrompere questo momento di ingaggio. E sono d’accordo con lei sul fatto che in Africa ciò che è necessario sono investimenti infrastrutturali. Non sono d’accordo con lei, invece, sulle sue accuse al direttore dell’immigrazione. In effetti, che sappia io, non ci sono basi per queste accuse.

Onorevole Valentini, sì! Il green pass è uno strumento di libertà e come tale dobbiamo difenderlo, dobbiamo valorizzarlo. Ma deve essere accompagnato anche dall’osservanza delle regole. Con il riacutizzarsi della pandemia, il rigore nell’osservanza delle regole è sempre più importante. Sulla politica di emigrazione escludo un’intesa che possa avere come unico punto quello delle emigrazioni secondarie. Sull’energia sono state sollevate varie osservazioni. Noi andiamo avanti con una politica che è intervenuta con stanziamenti imponenti, di misura mai vista prima ed essenzialmente orientata a sollevare i più deboli dal rincaro dell’energia. Questi stanziamenti non possono andare avanti all’infinito. Quindi occorre trovare una soluzione strutturale, una soluzione che veda sì lo sviluppo delle interconnessioni, veda gli stoccaggi comuni, veda una propria valorizzazione della capacità di stoccaggio italiana in particolare. Ma occorre anche fare, come ha fatto l’onorevole Crippa, una riflessione sul meccanismo di prezzo dell’energia. Insomma oggi quel che si vede è che l’energia prodotta a costo zero o quasi dall’idroelettrico e dalle rinnovabili viene venduta al consumatore al prezzo del gas. Ora questo è un meccanismo su cui, questa è la cosa importante, in Europa è già cominciata una discussione, una riflessione in cui parte attiva è il nostro ministro Cingolani. Ma certamente è difficile pensare a una soluzione strutturale che non guardi ai profitti che le società elettriche e non elettriche hanno avuto in questo periodo dal rialzo del gas. Difficile non chiamare alla partecipazione dei costi comuni chi ha maturato anche questi profitti.

L’onorevole Berti affronta soprattutto il patto di stabilità. Intanto vorrei richiamare il fatto che all’inizio dell’anno prossimo la Francia assumerà la Presidenza del semestre europeo, quindi la discussione sul fatto di stabilità entrerà nel vivo in quel momento. Oggi siamo ancora veramente ai primissimi passi. Un primo punto che ho discusso tante volte riguarda le regole del Patto di stabilità per come era prima: non sono andate bene. Erano pro-cicliche, hanno aggravato i problemi dei Paesi che si trovano in crisi, non hanno sostenuto i Paesi che ne avevano bisogno quindi, comunque, sarebbero state cambiate. Ma oggi e nei prossimi anni ci troviamo ad affrontare degli investimenti straordinari proprio nella transizione ecologica, nella transizione digitale, nella difesa, e questi investimenti non sono pensabili con le attuali regole. La Commissione ci chiama a questi impegni ravvicinati nella trasformazione delle nostre tecnologie.

Il resto del mondo ci chiama a una Difesa europea più strutturata, mantenendo sempre il legame Atlantico perché, come ha detto bene, questo è un problema di realismo che bisogna sempre tener presente. Questi richiami sono in contraddizione con delle regole di bilancio, se queste dovessero essere le stesse di prima. Un altro punto sollevato dall’onorevole Berti, ed è molto importante, è il trattato del Quirinale che non deve essere un trattato che aumenta le zone di influenza ma deve essere un trattato che rafforza l’Unione Europea.
Sono d’accordo con Dori Devis e non basta donare, non basta assolutamente. Occorre, come ha detto lei, un trasferimento di conoscenza e di esperienza. Il Governo italiano ha posto questo punto in tutte le discussioni, a partire dal Summit che abbiamo organizzato a Roma con la Commissione Europea e tutti gli altri Paesi donatori, lo continua a fare in ogni Consiglio europeo e L’Unione Europea ha risposto con investimenti, con stanziamenti che dovrebbero portare anche alla creazione di centri produttivi in Africa.

Ringrazio l’onorevole Bianchi della Lega per la solidarietà. L’ordinanza del ministro Speranza, di cui il ministro mi ha informato ovviamente, è semplicemente dovuta al fatto che abbiamo questa variante Omicron, come anche l’onorevole Noja ha detto, che ha una capacità di diffusione nettamente superiore alle altre varianti. Allora noi, almeno fino ad oggi, abbiamo una situazione relativamente favorevole, perché da noi sono meno dello 0,2%. In altri Paesi europei, per esempio la Danimarca, è molto diffusa e poi anche nel Regno Unito è diffusissima, per cui si è pensato di attuare la stessa pratica che si usa oggi per i visitatori che provengono dal Regno Unito: un tampone. Non credo che ci sia molto da riflettere su questo. Un altro punto sollevato dall’onorevole Bianchi riguarda l’uso dei migranti come strumento di politica internazionale. Questo è un uso che va assolutamente rifiutato e che, come ho detto, è inaccettabile anche alla luce dei valori dell’Unione europea. Ma è anche vero che i migranti vanno trattati bene, non è pensabile violare i diritti umani dei migranti. Una riflessione dell’onorevole Noja: certamente occorre rivolgere un ringraziamento collettivo al Generale Figliuolo.

Molti, tra cui l’onorevole Boccia, avete sollevato la questione della migrazione. E’ un problema per il quale io continuo ad usare sempre la stessa definizione: ci deve essere un approccio umano, equilibrato, ed efficace. Questo è un po’ il riassunto di tutto. Certamente un aspetto che continuo a richiamare ogni volta che mi trovo qui, e che occorre affrontare con molta più intelligenza e determinazione, è quello dell’accoglienza. Se si sbaglia l’accoglienza, l’immigrazione diventa un peso ancora maggiore, se si fa un’accoglienza fatta bene diventano risorse. Questo è un punto su cui effettivamente occorre concentrarsi.

L’onorevole Cecconi mi ha chiesto sulla Conferenza sul futuro dell’Europa. L’Italia sostiene i lavori della Conferenza in una fase storica di importanti riforme per l’Ue. Rappresentanti del governo, del Parlamento Europeo, del Parlamento italiano, insieme a portavoce dei cittadini, lavorano per indicare le priorità e le scelte necessarie. È un esercizio di democrazia partecipativa unico con una piattaforma digitale a disposizione di tutti. Dal 9 dicembre il governo ha lanciato una campagna sui media proprio per stimolare la partecipazione di tutti i cittadini.

L’onorevole Ferro ha sollevato la questione dell’aiuto allo sviluppo. Fondamentalmente sono d’accordo con lei. Poi tutti gli anni passati in Banca Mondiale mi hanno insegnato che i soldi non bastano. Occorre avere intelligenza nel disegnare i programmi di sviluppo, distacco dagli interessi bilaterali più vicini da parte dei donatori, onestà da parte riceventi dello sviluppo. E soprattutto politiche economiche e sociali adeguate nei Paesi dove l’aiuto allo sviluppo viene dato. Ci sono 80-70 anni storia di sprechi in questi Paesi perché le politiche erano o disegnate male oppure il frutto di corruzione o altri interessi personali. Quindi per avere un vero aiuto allo sviluppo occorrono tutti questi ingredienti e pian piano ci si riesce, ma è molto molto difficile. Però la difficoltà non deve far desistere dal continuare su questa strada. In questo l’onestà, il modo in cui si spende, è cruciale per avere il supporto e sostegno dei cittadini nel fare una politica di sviluppo che sia efficace e ben finanziata.  Abbiamo avuto episodi nel passato, molti anche in Italia, dove dei grandi entusiasmi a favore dei finanziamenti allo sviluppo, pensate alle campagne contro la fame in Africa dove l’Italia fu il Paese che ebbe l’entusiasmo maggiore tra tutti i Paesi, finì malissimo perché questi soldi furono buttati in gran parte in corruzione e frodi. Dopodiché per moltissimi anni questo entusiasmo non tornò più e divenne molto difficile finanziare l’aiuto allo sviluppo.

L’Italia in Afghanistan si è comportata bene. I nostri soldati hanno riportato in Italia più di 5 mila rifugiati afghani. Ho chiesto che per loro ci fosse un canale di inserimento nella società e nel lavoro più rapido. E le cose credo che stiano andando bene da questo punto di vista. Ieri ho avuto una conversazione con il Direttore Generale dell’OIM, cioè dell’Ufficio di immigrazione internazionale per vedere come si fanno a recuperare, non nel nostro Pese o negli altri Paesi ma alla società e al lavoro, le decine di migliaia, forse anche centinaia di migliaia, di migranti afghani che sono fuggiti in Pakistan e in Iran. L’Italia sostiene questi programmi, li finanzia con grande determinazione. Ho assicurato al signor Vitorino, che è il direttore generale dell’ufficio immigrazione, il pieno sostegno anche per gli anni a venire.

Buon Natale e buone feste a tutti.

 

Il testo dell’intervento al Senato della Repubblica

Signor Presidente,
Onorevoli Senatrici e Senatori,

nel mio discorso di oggi intendo affrontare gli argomenti di cui si occuperà il Consiglio europeo di questa settimana.
Si tratta della pandemia; del prezzo dell’energia; della gestione condivisa delle crisi; della difesa comune; delle migrazioni; dei rapporti con Paesi esteri, in particolare Bielorussia e Ucraina.
Parlerò anche dei temi in discussione all’Euro Summit: la ripresa economica, l’unione bancaria, l’unione dei mercati dei capitali.

L’arrivo dell’inverno e la diffusione della variante Omicron – dalle prime indagini, molto più contagiosa di quelle finora prevalenti – ci impongono la massima attenzione nella gestione della pandemia.
I contagi sono in aumento in tutta Europa: nell’ultima settimana, all’interno dell’Unione Europea, si sono registrati in media 57 casi al giorno ogni 100.000 abitanti.
In Italia, l’incidenza è più bassa, quasi la metà, ma comunque è in crescita.
Il Governo ha deciso di rinnovare lo Stato di emergenza fino al 31 marzo per avere tutti gli strumenti necessari per fronteggiare la situazione.
Invito i cittadini a mantenere la massima cautela e a continuare a rispettare le regole che ci siamo dati.

I dati di oggi descrivono però un quadro molto diverso rispetto all’anno scorso.
Il numero totale di persone attualmente positive al virus in Italia è 297 mila.
Dodici mesi fa erano 675 mila, nonostante un livello di restrizioni molto maggiore.
Le persone ricoverate sono 8.026.
Il 14 dicembre 2020 erano 30.860.
Negli ultimi sette giorni ci sono stati in media 95 decessi al giorno.
Nello stesso periodo di un anno fa erano stati 629.
Dobbiamo essere prudenti, ma ci avviciniamo al Natale più preparati e più sicuri.
Questo miglioramento è dovuto soprattutto alla campagna di vaccinazione.
Nell’arco di un anno in Italia abbiamo vaccinato con due dosi quasi 46 milioni di persone – e oltre 300 milioni in tutta l’Unione europea.
È una mobilitazione imponente, per cui voglio ringraziare il Servizio Sanitario Nazionale, la Struttura del Commissario per l’Emergenza, la Protezione Civile e tutti, tutti, i cittadini.
Oggi in Italia più dell’85% della popolazione sopra i 12 anni ha ricevuto due dosi, e circa il 23% ha fatto anche la terza.
Voglio incoraggiare ancora una volta chi non si è vaccinato a farlo al più presto e chi ha fatto le prime due dosi a fare la terza appena possibile.
Come dimostra un recente studio dell’Istituto Superiore di Sanità, i non vaccinati hanno un rischio di morire 11 volte maggiore rispetto a chi ha ricevuto la seconda dose, e quasi 17 volte maggiore rispetto a chi ha fatto la terza dose.
Vaccinarsi è essenziale per proteggere noi stessi, i nostri cari, la nostra comunità.
Ed è essenziale per continuare a tenere aperta l’economia, le scuole, i luoghi della socialità, come siamo riusciti a fare fino ad ora.

L’insorgenza della variante Omicron dimostra, ancora una volta, l’importanza di frenare il contagio nel mondo per limitare il rischio di pericolose mutazioni.
Non saremo davvero protetti finché i vaccini non avranno raggiunto tutti.
I governi dei Paesi più ricchi e le case farmaceutiche hanno preso impegni significativi per la distribuzione di vaccini gratis o a basso costo agli Stati più poveri.
Dobbiamo dare seguito a queste promesse con maggiore determinazione.
L’Unione europea ha dichiarato di voler donare 357 milioni di dosi e ne ha consegnate 134 milioni, principalmente tramite il meccanismo COVAX.
L’Italia ha allocato 48 milioni e 250 mila dosi e ne ha già consegnate 15 milioni sempre tramite COVAX.
Dobbiamo accelerare le consegne e dobbiamo aiutare i Paesi beneficiari a superare i problemi logistici e migliorare la capacità di somministrazione.
E questo direi oggi è l’esigenza più pressante.

L’aumento del costo dell’energia è legato soprattutto a cause congiunturali, come la ripresa economica globale e le strozzature negli approvvigionamenti.
Questi fattori transitori dovrebbero essere almeno in parte superati nel corso del 2022, con la normalizzazione dei consumi e il superamento dei colli di bottiglia.
Tuttavia, i rincari riflettono anche un problema strutturale della transizione energetica.
L’espansione delle rinnovabili è ancora incompleta, anche a causa delle esitazioni dei Governi di molti Paesi.
Al tempo stesso, per raggiungere l’obiettivo di ridurre le emissioni, a livello globale utilizziamo meno fonti fossili come il carbone.
Il risultato è una dipendenza da combustibili di transizione come il gas, con rischi di aumento dei prezzi.
Il Governo si è impegnato a definire una chiara traiettoria di decarbonizzazione, con tempi rapidi ma realistici, e con obiettivi misurabili.
Siamo impegnati a definire un percorso di riduzione delle emissioni a livello europeo che tenga conto della capacità di riconversione del nostro tessuto produttivo.
Per aumentare rapidamente la produzione da fonti rinnovabili, abbiamo stanziato fondi ingenti e semplificato le procedure amministrative

Nell’immediato, la nostra priorità è limitare la volatilità dei prezzi dell’energia, che rischia di avere un impatto significativo sui bilanci delle famiglie e delle imprese.
In particolare, vogliamo proteggere le fasce più deboli della popolazione, che risentono maggiormente di questi aumenti.
Da giugno ad oggi, il Governo ha stanziato più di 4 miliardi di euro per contenere l’incremento delle tariffe: 1,2 miliardi a giugno, più di 3 miliardi a settembre.
Per l’anno prossimo, abbiamo previsto di spendere altri 3,8 miliardi, e siamo pronti a aggiungere altre risorse se l’andamento dei prezzi non dovesse stabilizzarsi.
Per il primo trimestre del prossimo anno, annulliamo gli oneri generali di sistema per le utenze elettriche domestiche, per le piccole attività commerciali, per le microimprese; riduciamo al 5 per cento l’aliquota IVA e abbattiamo gli oneri generali di sistema per il gas; e, sempre nel primo trimestre, per i cittadini più poveri e per quelli in gravi condizioni di salute, stanziamo quasi un miliardo per rafforzare le agevolazioni sulle bollette elettriche.
L’Italia è impegnata a trovare una soluzione strutturale al problema dei prezzi dell’energia a livello europeo.
Penso, per esempio, alla proposta di creare stoccaggi integrati di scorte strategiche di gas.
Un’iniziativa in tal senso migliorerebbe la capacità di tutti i Paesi europei di far fronte a rialzo di prezzi improvvisi, come quello attuale.
Al momento manca un accordo su come procedere, ma è opportuno che il Consiglio continui ad occuparsene anche nelle prossime riunioni.
Auspichiamo che il Terzo Pacchetto Gas, presentato martedì 14 dicembre dalla Commissione Europea, venga attuato rapidamente.
Il pacchetto comprende l’acquisto congiunto volontario di stoccaggi strategici da parte degli operatori di trasmissione energetica, una misura che sarebbe utile per far fronte a eventuali rincari futuri.
Questa settimana, si terrà l’Euro Summit, in cui ci confronteremo sullo stato della ripresa economica.
La Commissione europea prevede che l’Italia crescerà del 6,2% quest’anno, un tasso superiore a quello dell’Unione europea, pari al 5%.
Permangono però elementi di incertezza, come la diffusione della variante Omicron e le pressioni inflazionistiche, legate anche all’aumento dei prezzi dell’energia.
A fronte di questi rischi, è giusto confermare una politica di bilancio espansiva per il 2022, che consolidi il sentiero di crescita e punti soprattutto sugli investimenti.
All’Euro Summit, discuteremo anche del completamento dell’Unione bancaria, necessario per rafforzare la stabilità finanziaria dell’unione monetaria.
L’Italia lavora per affiancare ai due pilastri esistenti – il Meccanismo di Vigilanza Unico e il Meccanismo di Risoluzione Unico – un Sistema Europeo di Assicurazione dei Depositi.
Il Presidente dell’Eurogruppo fornirà dettagli sullo stato del negoziato in corso, a cui l’Italia partecipa – e ha sempre partecipato – con spirito costruttivo.
Nell’Euro Summit discuteremo infine della costruzione dell’unione dei mercati dei capitali, un progetto rilanciato grazie al nuovo piano di azione della Commissione europea, presentato nel settembre 2020.
L’azione della Commissione si sta concretizzando attraverso iniziative come la revisione della direttiva Solvency II sul comparto assicurativo e il regolamento sui fondi di investimento europei a lungo termine.
L’obiettivo è integrare i mercati nazionali dei capitali in un vero mercato unico, per aumentare le opportunità di investimento per i cittadini e di finanziamento per le imprese.

Al Consiglio Affari Generali dei Ministri degli Affari europei del 23 novembre sono state adottate le Conclusioni per “mettere a sistema” – le parole che usano – le lezioni apprese durante la pandemia.
Il Consiglio europeo di dicembre inviterà il Consiglio Affari Generali a proseguire con questo lavoro.
Per essere più preparati a eventuali crisi future, vogliamo migliorare le nostre capacità di risposta e tutelare al meglio il funzionamento del mercato unico.
Nella prima fase dell’emergenza molti Stati Membri hanno cercato soluzioni individuali a un problema comune. Ricorderete.
Penso, per esempio, alla corsa all’approvvigionamento di dispositivi di protezione, agli episodi di protezionismo sanitario.
Nei mesi successivi, però, abbiamo dimostrato di saper collaborare, ad esempio attraverso la centralizzazione degli acquisti di vaccini.

Anche nella risposta alla crisi economica il coordinamento europeo è stato fondamentale, per esempio con la creazione del programma Next Generation EU.
La settimana prossima ci sarà una cabina di regia per approvare la relazione sullo stato di avanzamento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Nel documento sarà illustrato lo stato di realizzazione del Piano: le riforme intraprese; gli investimenti avviati; gli organi preposti al controllo e alla valutazione delle misure.
Il Governo farà il punto anche sui 51 obbiettivi da realizzare entro la fine dell’anno, che siamo certi di raggiungere entro i tempi previsti.

Nel Consiglio europeo daremo inoltre un parere iniziale sulla bozza della “Bussola Strategica”, presentata a novembre dall’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri, Borrell.
La Bussola può avvicinarci a un’autentica difesa europea e favorire la costruzione di una cultura strategica comune.
Vogliamo migliorare le capacità di gestione di crisi legate a minacce ibride, cibernetiche e alla disinformazione.
Proteggere al meglio gli spazi geo-strategici oggetto di contestazioni – dai mari allo spazio.
E migliorare le capacità di risposta alle conseguenze dei cambiamenti climatici, dei disastri naturali, delle emergenze.
Inoltre, servirà a pianificare meglio gli investimenti per sviluppare le nostre capacità di difesa, incluse le tecnologie emergenti.
E farlo in modo coordinato, tramite la cooperazione e il supporto tra partner.

Il negoziato continuerà anche dopo il Consiglio europeo: intendiamo adottare la “Bussola strategica” a marzo del 2022.
Questa dovrà servire da stimolo per rafforzare la politica estera europea.
Servono innanzitutto meccanismi decisionali efficaci in materia di politica estera, di sicurezza, di difesa, a partire dal superamento del principio dell’unanimità, che troppo spesso rallenta l’azione europea.
Lo stesso vale per i meccanismi decisionali di impiego militare.
La capacità europea di pronto schieramento di circa 5 mila unità, proposta nella bozza della “Bussola”, richiede una struttura chiara e compiti ben definiti.
È un primo passo, ma è un primo passo importante, a cui dovrà seguire in futuro una mobilitazione maggiore, accompagnata da risorse finanziarie adeguate.
Anche i processi di analisi delle minacce e di intelligence da parte delle Agenzie degli Stati membri devono seguire processi più strutturati e rigorosi.
Dobbiamo tenere conto anche delle sfide nell’ambito della sicurezza che provengono dal Mediterraneo allargato.

Bisogna inoltre garantire l’interoperabilità degli strumenti militari europei con la NATO.
Un’Unione europea più forte, meglio coordinata e più autonoma dal punto di vista della politica estera, è un vantaggio per l’Alleanza atlantica e per il mondo intero.
Il Consiglio Ue manderà un segnale di impegno per rafforzare il partenariato strategico con la NATO.
È fondamentale per la nostra sicurezza, anche di fronte a nuove minacce come quelle cibernetiche.
La terza Dichiarazione congiunta sulla cooperazione tra l’Ue e la NATO, che chiediamo sia negoziata e sottoscritta in tempi rapidi, deve tenere conto di queste sfide.

Nel Consiglio europeo di domani si parlerà anche di migrazioni.
L’Italia pone di nuovo questo tema con assoluta determinazione, anche a seguito del numero elevato di arrivi che ci sono stati in questi mesi.
Da luglio gli sbarchi mensili non sono mai scesi sotto la quota di 6.900, e hanno raggiunto un picco di oltre 10 mila ad agosto.
Al 14 dicembre, le persone sbarcate in Italia quest’anno erano 63.062.
Nel 2019 sono state 11.097, e nel 2020 sono state 32.919.
Al tempo stesso, con l’introduzione delle restrizioni pandemiche, le già sporadiche re-distribuzioni tra Paesi europei dei migranti sbarcati in Italia si sono interrotte.

L’Italia continuerà a chiedere una gestione condivisa, solidale, umana, sicura.
L’Unione europea deve dimostrarsi all’altezza dei propri valori, come l’ha esortata a fare Papa Francesco di recente.
Per difendere le vite e i diritti di chi parte per scappare è essenziale promuovere i corridoi umanitari dai Paesi terzi verso gli Stati Membri dell’Unione europea.
Non è sufficiente che sia solo l’Italia ad attuarli: serve un chiaro impegno europeo.
Dobbiamo rafforzare i canali legali di migrazione, perché rappresentano una risorsa, non una minaccia per la nostra società.
Allo stesso tempo, serve una gestione condivisa, rapida ed efficace dei rimpatri.
La Commissione europea e il Servizio Europeo per l’Azione Esterna devono fornire fondi adeguati per la rotta del Mediterraneo Centrale.
E l’Unione deve fare di più per negoziare e attuare accordi europei di riammissione e intensificare i rimpatri volontari assistiti.

Sul fronte della politica estera, ci aspettiamo che il Consiglio Europeo si esprima in modo inequivocabile contro la strumentalizzazione dei migranti da parte del regime bielorusso.
L’uso intenzionale dei migranti per scopi politici è inaccettabile.
Come ho detto al Primo Ministro polacco durante la sua recente visita a Roma, la risposta europea non è mancata – è stata mirata e concreta.
Abbiamo imposto nuove restrizioni nei confronti delle Autorità di Minsk e approvato nuove misure di sostegno ai Paesi di arrivo dei migranti, Lituania, Lettonia e Polonia.
Occorre anche che questi migranti siano trattati in maniera umana nel loro passaggio.
In queste settimane abbiamo assistito al crescere delle tensioni tra la Russia e l’Ucraina.
Il Consiglio europeo deve chiedere urgentemente alla Russia di adoperarsi per ridurle.
Dobbiamo rinnovare, in modo unanime, il nostro sostegno alla sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina, come ho avuto modo di esprimere al Presidente ucraino Zelensky nella conversazione di ieri.
Nelle ultime settimane ci sono state consultazioni da parte del Presidente degli Stati Uniti, Biden, nel quadro Nato, con l’Italia e con altri Paesi europei per formulare una risposta.
Questa risposta deve partire dalla considerazione condivisa che la diplomazia resta l’unica via per risolvere il conflitto nel Donbass.
Una soluzione pacifica non può prescindere dall’attuazione degli Accordi di Minsk del 2015.

Infine, il Consiglio Europeo sarà l’occasione per confrontarsi in vista del Vertice con l’Unione Africana a febbraio.
Dobbiamo rafforzare i rapporti con i Paesi africani in ambito multilaterale e con partenariati responsabili e paritari.
Tra i temi prioritari ci sono gli investimenti per affrontare la transizione ecologica e la campagna di vaccinazione anti-Covid, che in Africa procede con molte difficoltà.
Il Governo auspica che la Commissione e gli Stati membri approvino un pacchetto di misure per l’Africa, anche per accelerare la produzione in loco di vaccini.

Nel concludere, voglio ringraziarvi per il vostro contributo e il vostro sostegno.
Questi confronti rafforzano l’azione del Governo in Europa e la legittimano ulteriormente di fronte ai nostri cittadini.

la replica al Senato della Repubblica

Volevo intanto ringraziarvi per tutti gli spunti e per i complimenti che molti di voi hanno fatto all’azione di Governo. Vorrei fare due osservazioni di carattere generale: una è che questo Governo, come avete visto, affronta il cambiamento non con spirito difensivo, ma lo affronta con coraggio, con determinazione.  E di questo credo tutti voi abbiate dato atto. Ma è anche un cambiamento molto difficile. Nell’arco di due anni e mezzo, tre anni è cambiata la nostra prospettiva in maniera radicale: il Covid, la transizione ecologica, la transizione digitale, le nuove sfide geopolitiche. Un periodo di grandissimo cambiamento. E questo suggerisce l’altra linea dominante dell’azione di governo: il cambiamento va si affrontato con coraggio, se volete con lungimiranza e intelligenza, ma costante in questo deve essere lo sguardo ai più deboli. Altrimenti il cambiamento non avviene.
La seconda considerazione di carattere generale riguarda i vaccini, l’azione del Governo nella campagna vaccinale. Desidero prima di tutto rivolgere un ringraziamento pubblico al generale Figliuolo. Come alcuni di voi hanno osservato, lo sforzo organizzativo, lo sforzo logistico è stato imponente. Ma, nelle varie posizioni che si possono prendere a riguardo, vorrei soltanto ricordare che noi ci siamo ripresi questa normalità, con la quale possiamo guardare a questo Natale e alle feste con una certa tranquillità, al prezzo di più di 134.000 morti. Qui riprendo le parole di una deputata stamattina: noi vogliamo difendere, e difenderemo questa normalità con le unghie e con i denti. Ora vengo ad alcuni punti sollevati da alcuni di voi.
Condivido con il senatore Renzi il senso straziante delle parole del professore di storia Carmina: è una lettera bellissima quella che scrive ai suoi studenti, una lettera che va ricordata per sempre. Un altro punto sollevato dal senatore Renzi: quanto è realistico oggi pensare ad una riformulazione del Patto di stabilità nei termini in cui è stato in vigore fino a poco prima della pandemia. Secondo me non è realistico. Le regole del patto di stabilità si sono dimostrate inefficaci e pro-cicliche, cioè dannose. Ho cominciato a dirlo negli ultimi 3 anni della mia permanenza alla Bce, ne sono sempre più convinto. Avrebbero dovute essere cambiate in ogni caso. Poi c’è stato l’avvento della pandemia, ci sono state le enormi spese che abbiamo dovuto affrontare per la pandemia ma, soprattutto, le enormi spese che dovremmo affrontare per vincere quelle transazioni a cui l’Unione Europea ci chiama: la transizione ecologica, la transizione digitale e poi la difesa. Anche con riferimento alle regole sugli aiuti di Stato, ma come si può pensare di fare una transizione ecologica, una transizione digitale senza un ruolo attivo dello Stato nel processo di creazione di queste nuove imprese? Quindi credo che lo sforzo di riflessione a cui si appresta tutta l’Unione europea sarà profondo e complesso. Peraltro la Commissione ne è consapevole, sia la commissione concorrenza sia la commissione che cura il Patto di stabilità. Non c’è motivo, secondo me, di dubitare che una discussione approfondita possa poi generare una soluzione che possa essere condivisa. Perché quel che ho appena detto io è in effetti quello che sta succedendo in tutto il resto d’Europa, quindi è molto difficile tornare al passato. Detto questo, però, voglio aggiungere che le regole servono e quindi occorrerà arrivare a un nuovo sistema di regole. In tutto questo occorre tener presente inoltre che, insieme a questa riflessione sulle regole, ci sarà anche una riflessione che ha cominciato a trovare concretezza con il Next Generation Eu e cioè la creazione di un Bilancio comune sia nel creare solidarietà per affrontare gli eventi che abbiamo avuto sia nel creare in prospettiva quella che viene definita una “capacità fiscale “, che permetta ai Paesi di affrontare la stabilizzazione del ciclo economico in maniera tale da non aggravare la loro posizione quando ci sono queste crisi, come è successo peraltro nel periodo successivo alla crisi finanziaria.
Professor Monti sono d’accordo con lei: si è rafforzata l’Italia in Europa, si è rafforzata l’Europa in Italia e si è rafforzata l’Italia nel mondo. Devo però aggiungere che questa sensazione di una ritrovata fiducia diciamo da parte del resto del mondo, da parte dell’Europa nell’Italia, porta anche una grande responsabilità del Paese per dimostrare che questa fiducia è meritata. Forse ne abbiamo parlato l’ultima volta: se voi riflettete i 220 miliardi circa del Next Generation Eu che sono stati dati all’Italia significa che gli altri Paesi europei hanno accettato di tassare i loro cittadini per dare soldi all’Italia. Questo significa che noi siamo profondamente responsabili, dobbiamo essere profondamente responsabili nel dimostrare che questa fiducia è meritata. E, quindi, queste spese, questi investimenti del Next Generation Eu, le riforme che questo programma comporta, devono essere fatti e fatti bene molti interventi.
Molti interventi – del senatore Ripamonti, senatore Renzi, senatore Girotto, senatore Candura – hanno toccato la questione del prezzo dell’energia. Come ho detto prima, il Governo sta intervenendo in maniera senza in misura, che non ha precedenti per proteggere le fasce più deboli della popolazione: dai disagiati alle famiglie, alle micro imprese, gli esercizi commerciali con una cifra che, se ci pensiamo un momento, è di circa 8 miliardi di euro in meno in sei mesi: cioè noi in sei mesi, alla fine di Marzo, avremmo speso 8 miliardi.
Per questo chiaramente si pensa che la seconda parte dell’anno i prezzi del gas potranno scendere. Questo è quanto ci dicono le previsioni dei mercati. Ma, come dicevo, ci sono delle componenti strutturali che probabilmente renderanno questa discesa meno marcata di quanto sarebbe desiderabile. Quindi dovremmo probabilmente rassegnarci a un aumento strutturale del prezzo dell’energia. Su questo si impone anche una riflessione di carattere strutturale. La Commissione europea ha già fatto proposte per gli acquisti congiunti di stoccaggi, e vi sono altre proposte. Bisogna che le interconnessioni siano migliorate in maniera tale da poter sovvenire ai vari Paesi dell’Unione europea con forniture che vengono da altri Paesi dell’Unione europea. Ma il prezzo del gas è influenzato anche da fattori geopolitici. In particolare il gasdotto Nord Stream2 è o potrebbe divenire uno strumento negoziale nella politica tra l’Unione europea e la Russia. Se dovesse diventare parte dell’apparato sanzionatorio, che noi ci auguriamo non debba essere necessario, è chiaro che l’influenza sul prezzo del gas sarà molto marcata. Bastano voci oggi per vedere l’effetto che hanno sull’aumento del prezzo del gas. Occorre una riflessione anche più approfondita, in particolare sulla formazione del prezzo del gas. Oggi l’energia prodotta dall’idroelettrico, l’energia prodotta dalle rinnovabili ha un prezzo diciamo quasi nullo: in particolare l’idroelettrico è stato ammortizzato già da tempo. E però viene pagata da noi al prezzo del gas. A a fronte del sacrificio di tanti cittadini, ci sono degli enormi profitti fatti da coloro che producono con l’idroelettrico e da coloro che producono con le rinnovabili. Se voi pensate, stiamo pagando ancora gli incentivi per le rinnovabili che furono decisi 15 anni fa, 10 anni fa. Oltre questo oggi c’è il guadagno che deriva dal prezzo del gas, della possibilità di vendere l’energia a quel prezzo. Questa è uno schema di formazione del prezzo europeo, la discussione è cominciata in Europa e il ministro Cingolani ne è parte attiva di questa discussione. E poi ci sono molti altri aspetti che chiaramente suggeriscono che è venuto il momento di una riflessione strutturale sulla questione.
Senatore Girotto: sono d’accordo con lei certamente, ma non è solo un problema di norme, è anche un problema di tecnologia. Noi oggi paghiamo l’energia in maniera molto diversa e, in particolare, noi paghiamo probabilmente più di tutti gli altri. La Germania paga molto meno di noi, la Francia un po’ più della Germania, un po’ meno dell’Italia, la Spagna credo che sia più o meno a livello italiano. Quindi i mix di energia, le condizioni di partenza, le tecnologie impiegate. Oggi, per esempio, alcuni Paesi europei si sono rifiutati di sottoscrivere la decisione durante la Cop26 di bloccare gli investimenti negli impianti a carbone. E questi sono paesi dell’Unione europea che naturalmente pagano l’energia molto meno di noi, quindi anche in questo caso occorre una riflessione complessiva, è una questione di norme, ma è anche una questione di tecnologia.
La senatrice Bonino e altri hanno sollevato il problema del rispetto dei diritti umani al confine tra Bielorussia e Polonia. Condivido completamente le osservazioni della senatrice Bonino, tra l’altro si tratta di 3-4 mila persone, e noi, solo quest’anno, dicevo, ne abbiamo prese più di 63.000. Quindi neanche i numeri giustificano quei trattamenti inumani e questo verrà detto al Consiglio europeo. Più generalmente, il problema è molto complesso e credo che un primo sforzo è forse quello di de-ideologizzare la questione della migrazione. Certi numeri non sono assolutamente sostenibili, certi altri sì.
Come si fa che le migrazioni diventino risorse? E qui purtroppo abbiamo moltissimo da fare. Come italiani abbiamo moltissimo da fare per, non dico migliorare, ma costruire un sistema di accoglienza che faccia diventare queste persone delle risorse sul mercato del lavoro e infine degli amici degli italiani e non dei nemici. Perché se noi facciamo questo produrremo solo dei nemici. Abbiamo già fatto questa discussione un’altra volta: con questo sistema di accoglienza le capacità che l’Italia ha di assorbire le persone legalmente presenti in Italia sono poche.  Quindi dobbiamo investire molto, molto di più e probabilmente ricostruire il nostro sistema. Perché dico de-ideologizzare la questione? Perché sento parlare di difesa delle radici, dell’identità. Non voglio entrare nella definizione di che cosa sono le radici, cos’è l’identità, ma credo che un modo di difendere le radici e l’identità sia quello di affermare di vivere i valori caratteristici delle nostre radici, della nostra identità. Ecco, per esempio, uno di questi valori è la solidarietà, un altro è la responsabilità però.
Quindi bisogna stare attenti a ragionare in termini possibilmente non ideologici ma pragmatici sull’argomento. Insieme però l’affermazione che ci vuole più Europa, e ne sono convinto. Per affrontare sfide globali occorre andare oltre i confini nazionali.  È chiaro, si è visto: la pandemia, l’ambiente, il cambiamento climatico, la difesa europea, la transizione digitale ed ecologica sono tutte sfide che per la loro stessa definizione travalicano i confini nazionali.

Quindi bisogna trovare un modo per lavorare insieme. La senatrice Labate richiama la necessità che tutti facciano la loro transizione, che non ci siano Paesi che si tirano via. E qualche passo avanti è stato fatto durante il G20. È un processo lungo, ma il fatto che sia lungo e sia difficile non ci esime dalla responsabilità del richiamare tutti questi Paesi a fare la loro transizione. Naturalmente come dicevo prima le condizioni di partenza son diverse, e la transizione non è immune da costi. Se voi pensate il Paese che produce il 50% dell’acciaio mondiale ha quasi tutti questi impianti a carbone, ora li sta convertendo in impianti a gas e il prezzo del gas aumenta, ed aumenta credo strutturalmente, perché se la transizione in questo paese continua l’aumento sarà strutturale.
Senatore Zaffini, i numeri dell’Europa sono migliori o come quelli degli altri Paesi. Nel mondo il problema non è tanto o non è solo la quantità di vaccini che si danno. Oggi è molto più importante riuscire a somministrarli. Oggi la dimensione logistica è diventata la più pressante, tant’è vero che con tutte queste donazioni i tassi di vaccinazione in Africa restano ancora molto bassi.
Condivido l’analisi delle complessità attuali del senatore Zanda e la necessità di progredire verso l’unione politica. Con riferimento a molte delle cose di cui abbiamo discusso oggi, dalla politica estera alla necessità di superare il principio dell’unanimità, e oggi ‘unanimità’ significa inazione, non azione. Con l’unanimità noi non reagiamo. E’ stata una cosa meno sentita degli scorsi anni quando l’ombrello protettivo dell’alleato Atlantico, tutto sommato, ci aiutava a non affrontare queste sfide. Oggi le priorità geopolitiche del nostro alleato si stanno modificando. Altre parti del mondo stanno acquistando più importanza e quindi noi ci dobbiamo attrezzare e ci attrezziamo soltanto se riusciamo a decidere. E per decidere bisogna in qualche modo superare l’unanimità, ma che questo vale per la politica estera, per la politica della difesa e anche per altre sfide. In questi due settori la necessità di avere, come dicevo prima, compiti chiari, ben definiti, e decisioni rapide, è essenziale. Ma qui viene il punto: forse non ci si riesce ad arrivare a quel punto senza un percorso convinto verso l’Unione politica, perché ci si chiedeva prima come si fa a non avere una decisione unanime, cioè a rassegnarsi che i miei figli vadano a combattere e a morire per decisione di un altro, perché c’è la maggioranza. Ci si deve riuscire soltanto se ci avviamo convintamente verso un’Unione politica, verso un’Unione in cui tutti ci sentiamo membri dello stesso Stato.
Sono d’accordo con il Senatore Laforgia. Quando noi ricordiamo quello che è successo durante questi mesi e diciamo che lo sforzo logistico – come ho appena detto – è stato imponente, in effetti, dobbiamo ricordare il posto che in questi mesi hanno avuto le donne: l’essenzialità, il fondamentale ruolo della donna sia nella fase della pandemia, sia nella fase successiva. L’assistenza che è stata prestata a milioni di famiglie. Questa è una cosa per cui ringrazio il Senatore Laforgia per averla richiamata.
Per quanto riguarda i sindacati, da parte del Governo non c’è stata nessuna volontà punitiva, tant’è che la settimana prossima – credo che sia lunedì o martedì – abbiamo convocato la prima riunione per aprire un tavolo su una possibile riforma delle pensioni. C’è volontà di colloquio, di condivisione, di ascolto, come abbiamo fatto, peraltro, sul decreto sulla sicurezza sul lavoro.
Un’ultima considerazione a proposito delle relazioni tra Unione europea, Ucraina e Russia: l’impressione, da questi ultimi scambi che ci sono stati, è che si voglia da parte della Russia rimanere coinvolti, non si è sull’orlo di una decisione irreparabile. Questa non è certezza, ma sicuramente il fatto che sia stato il Presidente Putin a voler cercare un contatto telefonico col Presidente Biden dimostra, suggerisce che c’è necessità di rimanere – come detto nel corso della telefonata con il Presidente Biden – ingaggiato. Questo significa anche che l’Unione europea deve essere attenta – e qui mi riferisco in particolare al punto sollevato dal Senatore Candura – a non forzare le cose, a mantenere questo ingaggio e però a pretendere il rispetto degli accordi di Minsk, sia da parte del Presidente Putin sia da parte del Presidente Zelensky. Questa deve essere la situazione. Naturalmente è una situazione in evoluzione, quindi bisogna vedere, per esempio, se la retorica del Presidente Putin assume dei toni meno marcati, cosa avviene per quanto riguarda gli spostamenti delle truppe al confine con Donbass, cosa fa il Presidente Zelensky a proposito del riconoscimento del Donbass, cosa fanno tutte e due a proposito dello scambio di prigionieri. E’ una situazione in evoluzione, occorre osservarla e occorre evitare decisioni irreparabili.
Grazie.
Volevo augurarvi buon Natale ma anche buone feste.

 

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