Siena: Con un’interrogazione il gruppo Pd ha chiesto informazioni sul Campino di Ravacciano

Con un’interrogazione, presentata ieri in Consiglio Comunale, il gruppo PD: Alessandro Masi, Giulia Periccioli, Luca Micheli e Bruno Valentini ha chiesto informazioni sul Campino di Ravacciano.

Valentini ha ricordato che <<nel febbraio 2020, l’assessore all’Istruzione Paolo Benini aveva dichiarato di aver tolto tale impianto sportivo dall’elenco dei beni comunali in vendita ma, al contrario, la Giunta lo aveva poi inserito nell’elenco di quelli destinati all’alienazione per un valore di 70mila euro. Inoltre l’area nella quale è inserito è classificata urbanisticamente come “spazio pubblico”, ovvero come zona sistemata a verde nella quale possono esserci luoghi attrezzati per il gioco, per la pratica sportiva di base, nonché chioschi, servizi igienici e piccoli fabbricati necessari alla loro fruizione e gestione>>.

Nel concludere ha poi spiegato che <<esistono due progetti: uno finanziato col Bando Periferie e uno col Bando Horizon, volti alla valorizzazione della vallata di Ravacciano che potrebbero portare al recupero delle Fonti di Ovile e anche del Campino stesso>>.

Valentini ha quindi chiesto <<se era necessario, vista anche l’esiguità del possibile incasso, privarsi di un potenziale impianto sportivo pubblico in una zona della città particolarmente carente; perché non è stata vagliata la possibilità di lasciare l’impianto alla proprietà pubblica affidandolo in gestione ad associazioni sportive di base, e se è stata valutata la regolarità della cessione a privati di un’area definita come spazio pubblico con vincoli che potrebbero ostacolare la libera fruibilità del bene per gli eventuali acquirenti>>.

L’assessore allo sport Paolo Benini nel replicare all’interrogazione ha precisato che <<quanto è stato detto sul Campino è strumentale e non corrisponde al vero>>, aggiungendo che <<in due anni non ci sono stati progetti di rilancio e di riqualificazione concreti e praticabili anche e soprattutto per mancanza di soldi. La scelta di portarlo tra i beni alienabili è stata presa dall’Ufficio Patrimonio e la notizia dell’avvenuta vendita l’ho appresa dalla stampa. Fermo restando le legittime soddisfazioni o insoddisfazioni, non sono, forse, il più titolato a rispondere sulle questioni sollevate. Tengo, però, a precisare che quando la struttura è stata messa a gara nessuno ha palesato interessi diversi e questo non è avvenuto neppure quando era stata “parcheggiata” tra i beni alienabili.

Impossibile darlo in affitto al gruppo sportivo dell’Alberino perché non aveva il denaro per un progetto di riqualificazione, nel caso che il gruppo sportivo e chi con loro avessero avuto denaro e volontà di risistemazione si sarebbe potuto ragionare su anni di concessione senza alcun affitto. La realtà vera è che all’intenzione, già generica, non hanno fatto seguito atti concreti nonostante i tanti tentativi da me fatti.  Allo stato attuale, comunque, sappiamo chi lo ha comprato, a quanto, e cosa vuole farne con un progetto che punta ad un recupero effettivo dell’intera area e per il quale è assicurato per legge, secondo i vincoli urbanistici, garanzia di passo per le Fonti o altre servitù>>. Benini ha concluso dicendo che ha <<già preso contatto con il Comitato di Ravacciano in modo da concordare un incontro non appena definito il trasferimento della proprietà>>.

Valentini si è detto <<insoddisfatto perché non ho avuto una risposta alla domanda sulla regolarità formale dell’avvenuta vendita di un area con destinazione pubblica per scopi di tipo privatistico>>. Aggiungendo e ricordando che <<una cosa è inserire un bene nell’elenco degli inalienabili come ha fatto la precedente Amministrazione perché si era impegnata a sanare il buco di bilancio, e un’altra è mettere il bene concretamente in vendita>>. Ripercorrendo poi i punti chiavi e la cronologia della trattativa avviata allora con l’Alberino e il Comitato Ravacciano, Valentini ha concluso nel sottolineare che <<l’operazione di vendita è in contraddizione con la politica avviata da questa Giunta che avrebbe potuto darlo in affitto lasciandolo nelle mani del Comune come sta facendo adesso con altre quattro aree, che saranno date in affitto ma rimarranno pubbliche. Perché una volta perso un bene è perso per sempre>>.

Ufficio Stampa Comune di Siena

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