Siena. Una nuova Scala di grandezza

Presentate le attività e la programmazione 2024-2025 della Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala

«Siamo arrivati finalmente a presentare un progetto formato e definito per il valore artistico e culturale di questa città» – esordisce il Sindaco di Siena Nicoletta Fabio alla conferenza stampa per il rilancio della Fondazione Santa Maria della Scala.

Il Sindaco invita dunque i presenti ad ascoltare «la nostra idea di museo, sapientemente e con coraggio, costruita dal presidente Cristiano Leone, dalla direttrice Chiara Valdambrini e dal CdA della Fondazione tutto».

Oltre all’importanza della conservazione del sito e del suo immenso patrimonio storico e artistico, priorità della Fondazione, il Sindaco sottolinea l’importanza della valorizzazione del Complesso museale, che ambisce a tornare ad essere punto di riferimento per l’intera cittadinanza e per i turisti.

«Nessuna opera d’arte è stata creata per essere solo conservata» – aggiunge il Sindaco. «È sacrosanto e doveroso dare alle generazioni future la possibilità di stare con questi oggetti e godere della loro presenza come facciamo noi, ma intanto la responsabilità più immediata è quella di coinvolgere e nutrire le persone del presente. Ovvero essere veramente contemporanei».

Il Presidente Cristiano Leone prende la parola con un triplo ringraziamento, all’Amministrazione, ai membri del CdA – Niccolò Fiorini, vicepresidente; Viviana CastelliFrancesco Piroli, e Massimiliana Quartesan – presentati per la prima volta in quest’occasione pubblica, e alla Direttrice Chiara Valdambrini – e con lei all’intera squadra della Fondazione.

Segue l’esposizione della visione del nuovo Santa Maria della Scala – «Una nuova Scala di grandezza», recita la slide di apertura della presentazione.

« Per rilanciare il Santa Maria della Scala » – spiega il Presidente Cristiano Leone « abbiamo deciso di intervenire immediatamente con quattro azioni che riteniamo fondamentali per il futuro dell’istituzione: 1) strutturazione manageriale della Fondazione e intenzione di ampliare la compagine sociale, con la proposta di ingresso formulata nei confronti del Ministero della Cultura e della Regione Toscana; 2) ridefinizione e rifunzionalizzazione del cantiere monumentale, con l’invito a quattro archistar di fama mondiale – Barozzi Veiga, Odile DecqStudio LANHannes Peer – a prendere parte a una serie di incontri, che avverranno sin da questo mese e che condurranno a un concorso di idee per stabilire un Masterplan architettonico, urbanistico e museografico, per ripensare le ingenti opere, tutt’ora in corso, di rifunzionalizzazione degli spazi dell’Antico Ospedale; 3) una programmazione artistica e culturale ambiziosa, coerente e di respiro internazionale, con un’alternanza di mostre patrimoniali e contemporanee, un festival performativo dal titolo “Xenos”, per rendere Santa Maria un luogo di ricerca, studio, innovazione, diffusione artistica e culturale: una nuova agorà, in sintesi, in cui l’idea di Benessere collegata alla fruizione culturale diventerà il fil rouge di ogni azione intrapresa dalla Fondazione; 4) una comunicazione strutturata e all’avanguardia, a partire dalla costruzione dell’identità grafica della fondazione al racconto dell’istituzione sui social media, passando per un nuovo sito internet e l’estensione dell’app-audioguida progettata insieme al Comune grazie ai fondi di un bando PNRR ».

 

Impegno manageriale, estensione della compagine sociale, campagna sponsorizzazioni, apertura di due posti.

Si sottolinea infatti che un complesso museale di rilievo eccezionale, come il Santa Maria della Scala, necessita del sostegno congiunto di molte forze tra i suoi soci pubblici: oltre al grande impegno dimostrato dal socio fondatore, il Comune di Siena, si è immediatamente sollecitato il coinvolgimento del Ministero della Cultura, con cui si sono già aperte delle riunioni tecniche, ma anche della Regione e, auspicabilmente, delle due Università della città, che si auspica possano assumere un ruolo sempre più decisivo nel futuro dell’istituzione.

Oltre alla compagine sociale, la Fondazione aprirà sin dai prossimi mesi, una campagna di adesione di partner e sponsor privati, che potranno contribuire a sostenere la Fondazione attraverso progetti concreti. La Fondazione intende anche porsi come un luogo in cui i cittadini, e i migliori studenti delle due università della città, possano anche trovare lavoro. È per questo che il Consiglio d’Amministrazione ha voluto lanciare un segnale forte, aprendo subito due posti, di “Addetto alla segreteria istituzionale, alla promozione culturale, al coordinamento della comunicazione e social media specialist” e di “Assistente alla didattica e all’educazione museale”.

 

Masterplan

Si passa poi alla presentazione dei primi passi per costruire il futuro architettonico e museografico dell’istituzione.  L’unicità della vicenda architettonica del Santa Maria della Scala è riflessa nella stratificazione dei suoi spazi, ammirabile per chi si affacci sulla piazza, ma anche per chi percorra il retrostante ‘fosso di Sant’Ansano’. Sono almeno sette i diversi livelli architettonici che dalle pendici della collina della Cattedrale si innalzano racchiudendo corti, spazi assistenziali, funzionali, culturali di rappresentanza. Una progressione edilizia che ha portato in un lasso di tempo relativamente breve, tra la fine del XII secolo e la metà del Quattrocento, ad un’articolata ripartizione ed organizzazione degli spazi interni.

A inizio degli anni ’90, il Santa Maria della Scala termina la sua funzione ospedaliera e inizia la sua trasformazione nel 1996 ad opera dell’architetto Guido Canali, vincitore nel 1992 di un Concorso Internazionale ad inviti, che ha iniziato, senza completarla, la metamorfosi dell’intero complesso.

Il progetto generale di Guido Canali mirò a sottolineare la grande complessità dell’organismo edilizio e prevedeva pertanto la presenza di una altrettanta complessità di funzioni e di attività interrelate tra loro. In particolare, Musei Permanenti (realizzati in parte); Sale per Esposizioni Temporanee (realizzate in parte); Sale per Convegni (completata la Italo Calvino, da 300 posti); Laboratori/ Biblioteche (realizzati in parte); Attività Connesse e di Servizio. Il progetto vincitore prevedeva anche un Auditorium, non ancora realizzato.

Dalla fine degli Anni ‘90 ad oggi la stessa idea di Museo è profondamente mutata. Si è pertanto riconosciuta l’importanza di una nuova riflessione che, a partire proprio dal progetto Canali, identifichi le nuove priorità e i bisogni, oggi, nella fruizione dello spazio museale. Primo fra tutti, si pone un problema di accessibilità e inclusività che impone di riconfigurare gran parte del percorso di visita, che per via della complessa struttura architettonica ma anche della varietà di enti culturali accolti all’interno del Santa Maria della Scala, risulta attualmente non leggibile e spesso fonte di fraintendimenti interpretativi nonché di difficoltà di accesso per alcune categorie di pubblico.

Si sono dunque individuate alcune figure di architetti mondialmente riconosciuti che hanno accolto l’invito della Fondazione per iniziare un cammino in tre tappe: la prima, avverrà proprio questo 17 giugno, con un primo sopralluogo. Seguirà poi una restituzione in occasione del Convegno ISOCARP, che si terrà presso il Santa Maria della Scala (9-12 ottobre).

Si aprirà quindi un concorso di idee, che consentirà a una giuria internazionale di selezionare un vincitore tra i quattro studi invitati, al quale sarà affidata la realizzazione di un Masterplan generale che trasformerà il Santa Maria della Scala rendendolo un luogo aperto alla città, attraverso un nuovo percorso museografico che includerà, tra le varie novità, anche una sala dedicata alla storia dell’Ospedale. Essa sarà realizzata congiuntamente con l’Università degli Studi di Siena; tale progetto sarà discusso in anteprima durante la Bright Night il 27 settembre.

I quattro studi di architettura selezionati sono: Barozzi VeigaOdile DecqHannes Peer, e Studio LAN.

Barozzi Veiga. Lo studio, fondato a Barcellona nel 2004, lavora a livello internazionale con realtà pubbliche e private, con particolare attenzione agli edifici culturali, civici ed educativi. Il suo lavoro è stato ampiamente esposto e pubblicato sulla stampa specializzata. Tra le opere realizzate da Barozzi Veiga figurano la sede centrale della Ribera del Duero (2011), l’Auditorium Infanta Elena ad Águilas (2011), la Sala Filarmonica di Stettino (2014), il Bündner Kunstmuseum Chur (2016), la Ragenhaus Musikschule di Brunico (2018), la Musée cantonal des Beaux-Arts Lausanne (2019), il Tanzhaus Zürich (2019), i due Atelier d’artista a Londra (2021) e l’Aesop Store a Barcellona (2022).

Attualmente, lo studio sta sviluppando progetti in Belgio, Germania, Francia, Spagna, Regno Unito, Cina ed Emirati Arabi Uniti, nonché negli Stati Uniti, dove è stato incaricato di creare un nuovo masterplan che riconfigurerà l’Art Institute di Chicago. Barozzi Veiga ha ricevuto negli anni numerosi premi. Tra gli altri, nel suo primo decennio di attività, ha vinto il Premio Ajac Giovane Architetto Catalano (2007), il Premio Internazionale di Architettura Barbara Cappochin (2011), la Medaglia d’Oro alla Miglior Opera Esordiente dell’Architettura Italiana (2012), il Premio Giovane Talento dell’Architettura Italiana (2013) e il Design Vanguard Award (2014). Nel 2015 la Filarmonica di Stettino ha ricevuto il Premio Mies van der Rohe per l’architettura europea, l’International FAD Opinion Award e il Life in Architecture Award. Nel 2018 il Bündner Kunstmuseum Coira ha vinto il RIBA Award for International Excellence. Nel 2019 lo studio ha ricevuto il Chicago Atheneum International Award, il Best Architects 20 Award e l’AD Award Architects of the Year. Più recentemente, il MCBA Lausanne, di nuova costruzione, ha vinto il Grand Prix Erich Mendelsohn Award for Brick Architecture (2020). Nel 2023 lo studio ha ricevuto il Premio Presidente della Repubblica, in segno di apprezzamento per l’attività creativa, rappresentando il massimo riconoscimento istituzionale della Repubblica Italiana. Lo studio ha contribuito a diverse mostre internazionali e una selezione di disegni e modelli di Barozzi Veiga fa parte della collezione permanente del Centre Pompidou di Parigi dal 2019. ‘A Sentimental Monumentality’, un’installazione e un saggio presentati alla Biennale di Venezia del 2016, hanno definito le basi concettuali del loro lavoro. ‘On Continuity’, la loro prima mostra monografica è stata presentata anche a Venezia, presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia (2021), a Milano, al Politecnico di Milano (2022), e a Budweis, presso la Casa d’Arte České Budějovice (2022).

barozziveiga.com

 

Odile Decq. Studio internazionale fondato dall’inizio degli anni ’80. L’architettura dello Studio Odile Decq, riconosciuta e pubblicata in tutto il mondo, ha ricevuto numerosi premi nazionali e internazionali. Lo Studio Odile Decq integra tecnica e innovazione, pur mantenendo un approccio umano, vicino ai progetti, dove il dialogo è fondamentale. In una società dove tutte le produzioni tendono ad uniformarsi, ignorando ogni particolarità culturale, storico o sociale, la filosofia dello Studio Odile Decq è sempre stata quella di essere specifici e particolari. Mettendo in discussione l’uso, la materia, il corpo, la tecnica, il gusto, l’architettura inventata offre uno sguardo paradossale, allo stesso tempo tenero e severo sul nostro mondo. In un processo di lavoro creativo e positivo, gli ostacoli si trasformano sempre in vantaggi sviluppando un’immagine specifica per ogni progetto con le tecnologie contemporanee più avanzate. In occasione della realizzazione di numerosi progetti architettonici, lo Studio Odile Decq ha spesso sviluppato anche gli allestimenti interni e gli arredi, in una continuità di pensiero e in relazione ad esigenze ogni volta diverse e specifiche. Nella stessa continuità, lo Studio Odile Decq è impegnato anche nello sviluppo di prodotti innovativi a beneficio di progetti architettonici, in campi diversi come l’illuminazione, l’acustica, le vetrate e le facciate, rispondendo di volta in volta a requisiti tecnici particolari. Nell’organizzazione dello Studio, la stessa Odile Decq assume il ruolo di project manager. Un nucleo di architetti formatisi presso lo Studio si occupa dello sviluppo dei diversi progetti, sotto la direzione di Odile Decq. Questo nucleo è completato da un team di giovani architetti internazionali. Il processo concettuale è incentrato sulla sperimentazione seguita da vicino dalla stessa Odile Decq. In una forma organizzativa vicina al “laboratorio”, i partner esterni, ingegneri, consulenti, economisti, partecipano attivamente e regolarmente alla realizzazione del progetto. La progettazione comprende quindi fin dall’inizio tutti i parametri per riuscire a realizzare progetti perfettamente integrati.

http://www.odiledecq.com

 

Hannes Peer. Studio di architettura fondato nel 2009 e con sede a Milano, il cui tema costante è la ricerca dell’eclettismo e dell’alta qualità nella progettazione attraverso lo studio dello stretto rapporto tra architettura, contesto storico e nuove tecnologie mediando tra artigianato e produzione industriale. Il linguaggio utilizzato nella progettazione è stratificato ed eclettico, unendo visione poetica e rigore progettuale. I progetti dello studio sono riconoscibili per la loro forte identità iconografica, basata sulla continua ricerca di colori e materiali e sulla contaminazione tra i vari linguaggi contemporanei. Lo stile è un mix tra tradizionale e contemporaneo, la sovrapposizione di stili diversi, evidenziando il rispetto degli elementi storici, includendo e sovrapponendo elementi contemporanei, conferendo all’intero progetto un senso di eclettismo e unicità. I progetti sono sofisticati anche in termini di materiali. Il lavoro attuale dello studio comprende una vasta gamma di progetti di varia scala, in tutta Italia e oltre i confini italiani. Per citare i progetti più rilevanti a oggi ci sono diversi progetti residenziali a Milano, la sede del brand N°21 a Milano e il flagship store di N°21 di recente apertura a Seoul, tutti pubblicati sulle più prestigiose riviste internazionali di interior design. Nel 2021 Hannes Peer è inserito da AD France per la quarta volta consecutiva nella lista AD100 dei migliori interior designer. Nel 2019 ha partecipato ad AD Interieurs a Parigi. Hannes Peer progetta mobili da collezione per la Galleria Nilufar e la Galleria Blend a Roma, nonché mobili prodotti in serie per LA CHANCE/Parigi e SEM – Spotti Edizioni Milano a Milano. Fin dall’inizio della sua carriera ha costantemente progettato pezzi unici di design per clienti privati e realizzato prototipi artigianali nel suo atelier per la sua continua ricerca progettuale formale e concettuale.

www.hannespeer.com/

 

Studio Lan Parigi – Umberto Napolitano. Lo studio LAN (Local Architecture Network) è stato creato da Benoit Jallon e Umberto Napolitano nel 2002, con l’idea di esplorare l’architettura come area di attività nell’intersezione di diverse discipline. Questo atteggiamento, divenuto ormai una metodologia, permette a LAN di esplorare nuovi territori alla ricerca di una visione che coinvolga questioni sociali, urbane, ecologiche e funzionali. I progetti dello studio riflettono questo spirito di apertura e coprono un’ampia gamma di scale e programmi: l’ampliamento del Museo MAXXI a Roma, il Teatro Maillon (Équerre d’argent 2020), la Torre Euravenir (nominata al Premio Mies van der Rohe 2015 e Prix Soufaché dell’Accademia di Architettura), l’edilizia sperimentale a Bègles (Biennale di Venezia 2016), la residenza studentesca in Rue Pajol a Parigi (primo premio nazionale BigMat), il Centro Archivi EDF (Leaf Awards 2011), il Neue Hamburger Terrassen (International Architecture Awards nel 2014) sono alcune delle operazioni iconiche che lo studio ha prodotto negli ultimi due decenni. LAN sta attualmente lavorando su progetti in Europa (Francia, Belgio, Germania e Slovenia) e si sta espandendo a livello internazionale attraverso esperienze in Medio Oriente e Asia. Oltre alla progettazione architettonica e urbana, lo studio è attivamente coinvolto nel dibattito disciplinare e sviluppa una significativa produzione teorica attraverso mostre (Napoli Super Modern 2022, Biennale di Venezia nel 2016, Haussmann – città modello al Pavillon de l’Arsenal nel 2017), pubblicazioni (Tracce nel 2012, Napoli Super Modern nel 2020) e convegni. Dal 2019 due nuovi progetti sono emersi nell’ecosistema LAN: il Laboratorio di Ricerca dedicato ad Architettura e Realtà (RAAR) e il ristorante-galleria Pianoterra. Anche l’insegnamento e la trasmissione fanno parte della visione trasversale e transdisciplinare. Umberto Napolitano è stato professore alla Columbia University GSAPP di New York (USA) e alla AA School of Architecture di Londra (UK), e attualmente insegna alla TU di Vienna. È membro dell’Accademia francese di architettura dal 2016. I due soci dell’agenzia sono stati nominati Chevaliers de l’ordre des Arts et des Lettres nel 2018.

http://www.lan-paris.com

 

Mostre triennio 2024-2026

Il Presidente Leone e la Direttrice Valdambrini hanno poi presentato le linee di azione della programmazione artistica e culturale della Fondazione.

Il programma di mostre per il triennio a venire intende gettare un ponte tra generazioni, culture, epoche e luoghi diversi, per ricostruire i frammenti del passato, attraverso l’oggi, per creare nuove memorie condivise proiettate al domani.

Pertanto, ogni anno si alterneranno due grandi mostre, una di impronta patrimoniale, ma con incursioni di contemporaneità, e una d’arte contemporanea costruita per celebrare alcuni aspetti del patrimonio storico artistico e culturale dell’istituzione.

L’identità artistica della Fondazione sarà plasmata per rievocare la storia secolare dell’ospedale, in cui la cura e l’attenzione all’altro, diventano il perno concettuale nella trasformazione attuale del complesso museale, che diventa terreno per sperimentare l’equazione fondamentale Patrimonio culturale = Benessere, che sarà declinata in tutte le azioni che verranno promosse.

Dialogo tra i tempi, dunque, attraverso un fil rouge che connetterà il passato al futuro, all’insegna dell’interazione e partecipazione tra il pubblico, il Santa Maria della Scala in quanto architettura complessa, contenitore di capolavori, e spazio aperto alla sperimentazione, alla ricerca, all’innovazione e alla diffusione e condivisione culturale.

“Il programma artistico e culturale della Fondazione va a rompere gli schemi consueti e compie voli sperimentali, mantenendo un filo rosso sempre presente: quello del valore del passato, delle radici che alimentano ciò che oggi è ancora il Santa Maria della Scala, ma che è anche capace di creare nuove memorie, caleidoscopiche, partecipate e proiettate al futuro” – chiosa la Direttrice.

 

2024

“SOTTO/SOPRA Arte Urbana: dalla strada al museo, andata e ritorno” | 19 giugno – 29 settembre 2024) | III livello – Corticella e strada interna

La prima mostra all’insegna di questa nuova visione, curata da Patrizia Cattaneo Moresi e Michelina Simona Eremita, in collaborazione con Sole 24 ore Cultura, racconta attraverso le opere di oltre 30 artisti, nazionali e internazionali, l’evoluzione dell’arte urbana e inaugura i nuovi spazi espositivi nella strada interna recentemente recuperati.

Caso unico nel mondo museale, il Santa Maria della Scala accoglie al suo interno una strada storica, via di Vallepiatta, a sua volta aperta alle rotte dei pellegrini e dei viandanti, grazie all’adiacente via Francigena. Le sale espositive che ospitano la mostra si affacciano infatti su una strada pubblica nata a cielo aperto, preesistente all’ospedale, che, nella progressiva espansione verso valle dello stesso, viene inglobata e soffittata. Metafora perfetta dell’arte urbana, che dall’esterno, dai margini della società, è stata sempre più inglobata dalle istituzioni culturali.

È questo il punto di partenza che ha indotto a concepire una mostra sull’arte urbana, sulla Street Art, totalmente pensata in dialogo con la storia e gli spazi del complesso museale.

La mostra offrirà l’occasione unica di aprire una riflessione sulla musealizzazione della Street Art, e sul rapporto tra arte istituzionalizzata e creazione “underground”. Di qui l’accattivante titolo della mostra: Sotto/Sopra, in quanto la volontà della Fondazione è fare emergere le istanze dell’arte urbana, in quanto opposizione, contrasto, alternativa, proprio nei luoghi storicizzati del complesso museale.

La Street Art è, del resto, una delle espressioni più significative dell’arte contemporanea: democratica e inclusiva, è in grado di coinvolgere un pubblico ampio ed eterogeneo e nell’ultimo decennio ha anche iniziato a imporsi nel mercato dell’arte: attualmente, la metà dei dieci artisti più quotati al mondo proviene dalla scena dell’arte urbana.

È tuttavia lecito chiedersi: come siamo passati dalle tag e dai graffiti illegali sui treni della metropolitana newyorkese, da cui questo movimento ha avuto origine, a questo successo globale? Che evoluzione c’è stata da quell’iniziale movimento underground all’attuale fenomeno artistico e sociale che coinvolge tutti gli strati della società, prosperando nei festival e nelle mostre, entrando nei musei e nelle gallerie, invadendo il web e i social network, influenzando la moda e la società?

Per non perdere il nesso tra le origini del genere e la sua contemporaneità, accanto all’esposizione di una dimensione più storicizzata dell’arte urbana, un grande spazio sarà dedicato a quella “in progress”. I visitatori potranno infatti immergersi nella street art e vedere gli artisti all’opera, proprio all’interno della strada interna, in cui alcuni interventi site specific ritmeranno la vita della mostra. La prima performance live sarà quella di Madame, che precederà l’apertura della mostra. Il giorno di inaugurazione della mostra, il 19 giugno, sarà invece in azione l’artista NeSpoon.

A seguire, il Santa Maria della Scala ospiterà Jacopo Pischedda (dal 24 al26 giugno), Damiano Mengozzi (dal 5 al 7 luglio), Edoardo Ettorre (dal 3 al 5 agosto) e Nian (il 28 e il 29 agosto).

Per il vernissage sarà inoltre in programma una performance di danza che illustrerà le varie componenti dell’hip hop, indissociabile nella storia dell’arte urbana, attraverso una serie di “battles” e improvvisazioni di 6 ballerini e performer: Vanessa BelliniGabriele CesarettiBeatrice GenovesiDaniele LardieriMattia Zerlotin, sotto la leadership di Lorenzo Martelli. Ugualmente fondamentale per l’arte urbana, anche la componente musicale sarà all’onore, con una performance di Djing ad opera di Simone Maurri, che consentirà ai performer e ai visitatori di percorrere un viaggio nella storia del genere e dei suoi sottogeneri.

Come anello tra la parte storicizzata e quella “in progress”, saranno esposti i cartelli stradali trasformati a due riprese dall’azione dell’artista francese Clet Abraham, noto esponente della “sticker art”, che consiste nel modificare la segnaletica stradale principalmente con degli adesivi.

Le installazioni di Clet Abraham furono ritirate e sequestrate dall’Amministrazione, in quanto non autorizzate. Al contempo, la figura di questo street artist oscilla tra azione “clandestina” e “istituzionale”, se si pensa al sorriso installato sul Palazzo Pubblico nel 2015.

Quale migliore occasione di questa mostra, dunque, per riflettere sul ruolo della cultura e della cosiddetta controcultura?

In un interessante gioco di specchi, la mostra porta così una forma artistica nata sulla strada all’interno di una struttura museale, che a sua volta ci riporta all’antica strada cittadina nella quale è stata ricavata. E così, tra sacro e profano, potremo anche noi compiere il nostro pellegrinaggio lungo le vie della Street Art.

Per il finissage di questa mostra, la Fondazione accoglierà la Scuola Santa Rosa di Firenze, scuola di disegno libero fondata, qualche anno fa, dagli artisti Luigi Presicce e Francesco Lauretta – a loro si sono aggiunti nel tempo diversi artisti tra i quali Anna Capolupo.

Gli artisti solitamente si riuniscono in luoghi all’aperto (per la Biennale di Venezia erano in uno dei caffè di Piazza San Marco) o in bistrot (ad esempio era fisso l’appuntamento ogni martedì nel Bistrot di san Frediano a Firenze) e aggregano liberamente persone che vogliono disegnare e stare semplicemente in compagnia. Nella pratica possiamo definirla una sorta di performance continua che basa la sua essenza sul fare, sull’esperienza e non sul risultato.

Data la natura di esperienza relazionale che ha alla base il disegno fatto in strada, all’aperto, questi artisti saranno presenti per chiudere la nostra esperienza espositiva Sotto Sopra, che celebra proprio l’arte libera, fuori dagli schemi.

 

“Costellazioni. Arte italiana 1915-1960 dalle collezioni MPS di Siena e Cesare Brandi” | 10 ottobre -31 marzo 2025 | VI livello Palazzo Squarcialupi

A fare da contraltare alla mostra ultra-contemporanea sull’Arte Urbana, aprirà a ottobre una grande mostra patrimoniale organizzata in collaborazione con Fondazione Monte dei PaschiVernice progetti culturaliPinacoteca Nazionale di SienaComune di SienaOpera Laboratori, sui capolavori del ‘900 (1915-1960) dalle collezioni Monte dei Paschi di e Cesare Brandi, con la curatela del prof. Luca Quattrocchi (UNISI).

Frutto di un lavoro di sinergia istituzionale, nato dalla rete intessuta con tutti gli Enti coinvolti, questa mostra è un’operazione che parla di radicamento, di Siena, e dei rapporti tra la città e la grande arte nazionale e internazionale, nella volontà comune di valorizzazione e promozione culturale del territorio e di ciò che lo caratterizza.

I visitatori potranno dunque vedere per la prima volta riuniti alcuni grandi capolavori, in una sequenza inedita e straordinaria. La mostra sarà illustrata nei suoi contenuti il 20 giugno a palazzo Sansedoni.

Sempre nel 2024, altre due mostre e l’edizione zero di un festival performativo fungeranno da corollario all’offerta culturale e artistica della Fondazione:

 

“Nino Migliori LUMEN Fonte Gaia” | 26 giugno – 22 settembre | Magazzini della Corticella

Sempre nel solco del dialogo tra patrimonio storico e contemporaneità, aprirà nel mese di giugno la mostra di opere inedite del fotografo riconosciuto mondialmente, Nino Migliori, dedicate al capolavoro scultoreo di Jacopo della Quercia. A cura di Lucia Simona Pacchierotti, e realizzata in collaborazione con la Fondazione Nino Migliori di Bologna, la mostra prevede un percorso espositivo nel quale il visitatore potrà mettere in relazione le fotografie con le sculture, essendo queste collocate nei locali attigui ai Magazzini della Corticella.

L’inaugurazione è fissata per martedì 25 giugno alle 17.30; saranno in mostra trentacinque opere inedite di Migliori (classe 1926) considerato, sia a livello nazionale sia internazionale, tra i massimi interpreti contemporanei della fotografia italiana.

La mostra è l’ultima tappa di un percorso iniziato già da marzo, quando il maestro bolognese è stato ospite d’onore durante le due giornate di Letture di Fotografia, la manifestazione ideata dal Siena Foto Club giunta alla sua terza edizione, tenutasi al Santa Maria della Scala.

Alla mostra LUMEN Fonte Gaia hanno preso parte, non a caso, tre fotografi del Siena Foto Club: Mauro GuerriniGianni Lombardini e Carlo Pennatini, che hanno seguito Nino Migliori durante le riprese fotografiche della Fonte Gaia fornendo un racconto-viaggio del lavoro a ‘lume di candela’. Le loro foto affiancano quelle del maestro in una sezione di ‘backstage’, riproponendo la suggestione emotiva dei due giorni di realizzazione del servizio fotografico.

La mostra è corredata di catalogo edito dalla Immedia Editrice di Arezzo con testi di Giovanni FiorentinoMonica MaffioliLucia Simona Pacchierotti.

Anche questa una esposizione site specific che ricalca appieno le linee di valorizzazione che la Fondazione ha intenzione di sviluppare. Il solco che caratterizzerà la programmazione del complesso museale avrà infatti cura di non perdere mai il filo rosso che lega il passato al presente, con uno sguardo al futuro.

 

“Le immagini della Fantasia” | 4 ottobre – 1° dicembre | IV livello – Museo per bambini e Sala San Pio

A sottolineare l’impegno della Fondazione nell’accogliere sempre di più le nuove generazioni, torna dopo 15 anni a Siena, nel complesso museale di Santa Maria della Scala, la mostra internazionale sull’illustrazione, che in passato, fino al 2011 e per ben 13 anni, ha accompagnato le attività del museo d’arte per bambini.

Nel 2024 verrà esposta la XL edizione della mostra che ha origine a Sarmede, il paese delle fiabe in provincia di Treviso. Da qualche anno Gabriel Pacheco, illustre autore, è il direttore artistico della Fondazione che organizza la mostra; dalla sua selezione verranno scelte da Michela Eremita circa 200 opere che saranno esposte secondo i criteri di una mostra per bambini, sotto l’insegna dell’accessibilità.

Il ritorno a Siena della mostra vede fortemente congiunti nell’intento l’Assessore all’Istruzione con il Servizio Pedagogico e didattico e la Cultura del Comune di Siena con la Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala – Museo d’arte per bambini.

Tra i meriti della mostra c’è quello di rinnovare il confronto con i migliori illustratori di circuito internazionale, consentendo un continuo aggiornamento riguardo alla produzione artistica associata a quella letteraria.

La mostra è articolata in 4 sezioni, che consentono di seguire con criterio e approfondimento l’esposizione. Si parte, infatti, da una panoramica generale per giungere ad un tema che diventa terreno di confronto per molti artisti, la sezione monografica è dedicata ad un autore, di particolare rilievo e storia. Per questa edizione la protagonista è l’artista polacca Joanna Concejo.

 

Festival “Xenos” | 6-7-8 novembre | Complesso Museale Santa Maria della Scala

Il Santa Maria della Scala è stato un classico esempio di Xenodochium, cioè un luogo di accoglienza per forestieri, pellegrini e poveri, data anche la vicinanza con la Via Francigena, importantissima strada per i commerci e i pellegrinaggi tra Roma e l’Europa del nord.

Etimologicamente, si sa, il termine greco xénos significa ‘straniero’. Tuttavia, esso è lo stesso utilizzato per indicare ‘l’ospite’. La programmazione artistica e culturale, costruita proprio sul concetto di “ospitalità”, e del nesso patrimonio-benessere, troverà nel festival Xenos un momento centrale nel dialogo tra la Fondazione e le nuove generazioni, in particolare, degli studenti liceali e universitari, e tra questi e le altre generazioni, in modo da creare un momento di congiunzione intergenerazionale.

Attraverso una serie di performance musicali, di danza e di teatro, concepite appositamente per «raccontare» aspetti della storia identitaria dell’Antico Ospedale e del complesso museale in cui esso è stato trasformato, il Festival Xenos si pone l’obiettivo di riportare la vita, il gesto, la voce e il corpo negli spazi che, per secoli, si sono presi cura proprio di quei corpi, delle voci tanto dei pazienti che dei loro familiari e di tutto il personale medico e paramedico.

La forza immaginifica della performatività consentirà di rievocare, e così celebrare, gli aspetti intimi del rapporto con l’ospedale, luogo di vita e di morte, in esso si soffre, a volte si guarisce, a volte no, ma esso è anche il luogo della nascita, del ponte tra le generazioni, ed è emblema della solidarietà tra gli esseri viventi, della riflessione su ciò che è stato e delle speranze per l’avvenire.

La programmazione, che sarà presentata a ottobre, affiancherà artisti italiani e internazionali, in uno scambio reciproco finalizzato a interagire con la storia del luogo, le sue architetture, i suoi capolavori, e tutti gli spettatori che parteciperanno da protagonisti alla stregua degli artisti: non ci saranno infatti palchi e separazioni tra il pubblico e gli artisti, a sancire così una comunità ideale.

La Fondazione Santa Maria della Scala costruisce la sua nuova identità non solo per i prossimi anni, ma si proietta fin da subito nella programmazione dei prossimi anni, al fine di costruire dei progetti strutturanti, coerenti con la missione e con la nuova visione, con l’obiettivo di proporre partenariati importanti con le altre istituzioni cittadine, e di costruire proposte sempre e solo prodotte o co-prodotte dalla Fondazione, al fine di restituire una leggibilità e una connessione-complementarità tra le mostre e le manifestazioni culturali.

 

“Vecchietta: le arti a Siena nel Quattrocento” | ottobre 2025 – febbraio 2026 | VI livello Palazzo Squarcialupi e Complesso Museale di Santa Maria della Scala

Si è ritenuto importante iniziare subito a “raccontare” la storia dell’Antico Ospedale Santa Maria della Scala, attraverso una delle figure artistiche che maggiormente ha plasmato l’identità e la storia dei luoghi, il pittore, scultore, architetto e orefice Lorenzo di Pietro, altrimenti noto come Il Vecchietta (Siena, 1410–80).

Ricercato, ancora giovanissimo, dal potente cardinale Branda Castiglioni per decorare la collegiata di Castiglione Olona – la prima città-utopia del Rinascimento italiano – Vecchietta arrivò a lavorare per papa Pio II, che gli commissionò la pala d’altare dedicatoria della cattedrale di Pienza, un’altra città ideale costruita secondo i dettami di Leon Battista Alberti intorno al 1460. La sua fama crebbe al punto che il governo della Repubblica di Siena decretò che si dovesse fare qualunque sforzo per trattenerlo in città a fronte delle richieste di altri committenti.

I rapporti documentati con Donatello e Masolino hanno tradizionalmente messo Vecchietta al centro degli studi sul Rinascimento senese, come caposcuola di una generazione di artisti – Francesco di Giorgio Martini, Neroccio di Bartolomeo de’ Landi, Benvenuto di Giovanni –

che diedero forma al secondo Quattrocento a Siena, e (nel caso di Francesco) non solo. Incluso tempestivamente da Giovanni Santi nella succinta lista dei migliori scultori italiani contenuta nella Cronaca Rimata composta nel 1492 in onore di Federico da Montefeltro, il Vecchietta è stato a lungo un beniamino della letteratura artistica: unico senese del Quattrocento menzionato dall’Anonimo magliabechiano, egli è anche l’unico pittore senese del suo tempo cui sia dedicata una intera Vita dal Vasari. Ciononostante, per diverse ragioni, il Vecchietta è oggi un artista conosciuto solo dagli specialisti: l’ultimo studio monografico risale 1937, le sue opere sono custodite quasi esclusivamente a Siena, e non gli è mai stata dedicata una mostra.

L’intero arco cronologico della vita del Vecchietta si intreccia con la storia del Santa Maria della Scala e dei suoi rettori nel Quattrocento: dalla sua prima opera nota – l’affresco del Pellegrinaio (1441) – fino all’ultima, ovvero il Cristo per la sua cappella funebre (1476), oggi sull’altar maggiore della Santissima Annunziata.

Tra questi estremi, si collocano poi l’Arliquiera (1445), gli affreschi

della Sagrestia Vecchia (1446–49) e il monumentale ciborio bronzeo (1467–72) trasferito nel 1506 sull’altar maggiore del Duomo. A ben vedere, l’intera carriera dell’artista si gioca in rapporto con lo Spedale, senza dubbio il suo principale committente. Nonostante il Vecchietta sia stato anche

chiamato “l’artista dello Spedale”, il Santa Maria della Scala non ha mai messo davvero a fuoco l’opera del più importante artista del Rinascimento senese nei suoi immensi locali, dove si trova ancora oggi parte della sua migliore produzione.

Una mostra sul Vecchietta al Santa Maria della Scala rappresenta l’occasione per connettere il museo ad altre istituzioni culturali che custodiscono diverse opere dell’artista dentro e fuori i confini della città con le quali vorremmo costituire un comitato promotore (Comune di SienaArchivio di StatoPinacoteca NazionalePalazzo Chigi ZondadariMuseo DiocesanoOpera del DuomoCircolo degli Uniti).

All’esposizione saranno infatti aggiunti alcuni “itinerari”: la vicina Cattedrale (dove si custodisce il ciborio); il Palazzo Pubblico (con due spettacolari affreschi degli anni Sessanta); il Duomo e il Museo Diocesano di Pienza, con l’Assunzione della Vergine e la Madonna e Santi commissionate rispettivamente da papa Pio II e da Niccolò Ricoveri, rettore dello Spedale nella seconda metà del Quattrocento; e, a spingersi più in là dei limiti del territorio senese, il Museo della Collegiata di Castiglione Olona, che da tempo vorrebbe riportare attenzione sugli affreschi realizzati dal Vecchietta in Lombardia.

La curatela di questa importante mostra è affidata a Giulio Dalvit, curatore della sezione Scultura della Frick Collection di New York, che proprio al Vecchietta aveva dedicato la sua tesi di dottorato, che sarà pubblicata in collaborazione con la Frick Collection proprio come catalogo e approfondimento della mostra, con un nuovissimo corredo fotografico. Parallelamente, una serie di incontri con gli esperti senesi, nazionali e internazionali del Vecchietta, consentiranno di esplorare numerosi temi per meglio comprendere il ruolo di centralità non solo di quest’artista, ma anche della tradizione senese.

La rassegna senese sul Vecchietta al Santa Maria della Scala, inoltre, sarà quindi un complemento fondamentale alla mostra sulla bronzistica senese del Quattrocento, che si svolgerà alla Frick Collection alla fine del 2026.

 

“Fragranze” oppure “herbarium di fili e di carta” oppure “Il giardino dei semplici” | Primarosa Cesarini Sforza |15 febbraio – 8 giugno 2025| biblioteca Briganti e IV livello | sale ex refettorio

Nello stesso anno, procedendo nel lavoro di valorizzazione della Biblioteca e Fototeca Briganti sia come “centro studi specializzato sulla Storia dell’Arte” che come “centro di produzione culturale e produzione creativa”, in accordo con le line guida dell’attività museale, si intende proseguire quel percorso, iniziato nel 2016, di alternanza programmatica tra valorizzazione del proprio patrimonio librario e fotografico antico e l’esplorazione di linguaggi contemporanei, con iniziative di vario genere per taglio e tipologia.

Nell’ anno 2016 è stata individuata la particolare tematica del “libro d’artista, libro di creazione, libro-opera, libro oggetto d’arte”, che affonda le proprie radici nelle avanguardie storiche del Futurismo e Dadaismo. Si sono alternate negli anni varie mostre e approfondimenti, dando la possibilità a pubblici difformi di fruire in maniera diversa, un contesto che per sua natura è solitamente destinato alla ricerca e allo studio, portando alla costituzione di una collezione permanente di 125 libri-opera creati da artisti vari, di estrazione locale e internazionale.

Il progetto espositivo si snoderà in una narrazione per immagini, tessendo racconti con figure evanescenti tratte dalla realtà quotidiana, come animali, sagome umane, fiori, foglie, che vengono realizzate prevalentemente con la trama di fili di seta coloratissimi e con una tecnica che integra ricamo, disegno, pittura, collage, restituendoci una spazialità astratta, sospesa, e onirica.

Sarà realizzata un’opera site specific dedicata alle piante officinali che si potevano trovare nella storica spezieria del Santa Maria della Scala come pepe, cumino, zenzero, zafferano anice, chiodi di garofano o altre piante aromatiche locali, che insieme alla polvere di zucchero, al miele, testimoniano l’attività farmaceutica dell’antico ospedale.

 

“Vedo Oltre. Un percorso identitario” | giugno – settembre 2025 | III livello – Magazzini della Corticella

Seguendo il solco delle azioni mirate che la Fondazione ha realizzato in questi due anni, volte alla promozione di una sezione di fotografia contemporanea incentrata su manifestazioni e mostre, oltre all’ampliamento del lavoro quotidiano di catalogazione e messa in sicurezza dell’archivio fotografico che già custodisce (la Fototeca Giuliano Briganti vanta un patrimonio fotografico che ormai sfiora le 200.000 fotografie per lo più analogiche), si sta progettando una mostra che metta al centro gli spazi del Santa Maria della Scala, con lo scopo di diffondere la conoscenza del luogo sia dal punto di vista fisico, sia emotivo. Progetto espositivo, ma anche viaggio documentario ed emozionale, tramite gli scatti inediti del fotografo senese Luca Aldrovandi, che nel 1983 ritrasse nella loro interezza gli spazi ospedalieri novecenteschi, e quelli contemporanei di Silvia Camporesi, esperta di autoritratto, permetterà di vivere i luoghi del complesso museale in una prospettiva del tutto inedita.

Il 2025, che vedrà anche una nuova edizione del festival Xenos, avrà anche come protagonista un artista contemporaneo di fama mondiale che sta attualmente costruendo un progetto di esposizione volto a evocare e a sublimare la storia dell’Antico Ospedale, tra installazioni site-specific e opere emblematiche.

In autunno saranno poi rivelati e illustrati i progetti delle mostre contemporanee per gli anni 2026 e 2027.

Per il 2026, invece, la Fondazione sta attualmente costruendo una grande mostra di ambizione internazionale, attorno alla figura di Santa Caterina, patrona d’Italia e compatrona d’Europa.

Tutte queste attività costituiscono l’acme di tutte le iniziative quotidianamente dispiegate dalla Direzione e dalla squadra di lavoro del Santa Maria della Scala, che negli ultimi mesi ha partecipato a numerosi bandi nazionali e locali.

“Fin dall’inizio del 2024, la Fondazione si è prodigata nella ricerca fondi e sono dieci i bandi ai quali ha partecipato fino a oggi. Il primo riscontro lo abbiamo avuto una settimana fa, con la riconferma della qualifica di museo di rilevanza regionale, gli altri bandi ai quali abbiamo partecipato sono ancora in itinere”, illustra Valdambrini.

 

La Comunicazione

Trasversalmente a tutte queste iniziative, per valorizzarle pienamente, ma soprattutto per contribuire alla costruzione dell’identità della Fondazione Santa Maria della Scala e del vasto complesso museale, prende l’avvio un’importante strategia di comunicazione integrato e transmediale, fortemente improntato all’analisi dei target (interni ed esterni) e dei loro bisogni e al monitoraggio dei risultati.

Gli obiettivi strategici  consistono infatti nel 1) promuovere la Fondazione, la storia, i luoghi e le collezioni permanenti attraverso una comunicazione strategica e integrata; 2) fidelizzare la comunità locale e tornare ad essere uno dei luoghi di riferimento culturali per la città ma anche per chi viene a visitarla; 3), valorizzare la Fondazione come luogo unico al mondo per valore storico, simbolico, identitario e culturale; 4), attrarre nuovi e potenziali visitatori con offerte culturali differenziate, contenuti notiziabili e comunicazione costante; 5) creare flussi di informazione e comunicazione fluidi tra la Fondazione e l’esterno, ma anche tra la Fondazione e i referenti interni della comunicazione al fine di ottimizzare risorse, tempi e risultati; 6) definire una strategia digital professionale (web e social) che, partendo da un monitoraggio costante del sito e dei social media, faccia crescere la visibilità e l’immagine dell’Antico ospedale all’esterno, facendo leva sulla produzione di contenuti (testi, video e immagini) dal forte impatto visivo, emozionale e attrattivo; 7) valorizzare la Fondazione Antico ospedale Santa Maria della Scala attraverso un’attività di ufficio stampa internazionale, nazionale, regionale e locale (Siena e la sua provincia).

Le azioni previste consistono nella creazione di content strategy e di brand identity e immagine coordinata della Fondazione; elaborazione di una narrativa che definisca lo spirito dell’istituzione attraverso caratteri quali: la propria missione, i valori che la rappresentano, la sua personalità e le modalità attraverso le quali essa comunica; elaborazione di un sistema di identità visiva coerente con la narrativa e che includa elementi tra i quali: logo, font, color palette, immagini, elementi di design etc.; elaborazione di un key visual identificativo del Complesso, accompagnato da un nuovo claim.

Tutto ciò comporterà la costituzione di una social media strategy; della creazione di un nuovo sito web e l’estensione dell’app-audioguida progettata insieme al Comune grazie ai fondi di un bando PNRR; la creazione piano editoriale digital; podcast e video storytelling; brandizzazione spazi cittadini e, infine, creazione di gadget.

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