Italia: Visita del Presidente Meloni in Libano

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si è recata in Libano dove ha incontrato il Primo Ministro Najib Mikati e il Presidente del Parlamento Nabih Berri, con cui si è confrontata sulla situazione in Libano e nella regione e sugli sforzi in corso per giungere a un cessate il fuoco in Libano e a Gaza.

Con i suoi interlocutori, il Presidente Meloni ha ribadito la necessità di assicurare in ogni momento la sicurezza del personale di UNIFIL e ha avuto uno scambio su come promuovere una reale e piena applicazione della risoluzione 1701. In questo quadro, ha rinnovato l’impegno dell’Italia per sostenere le capacità delle forze armate libanesi in modo che possano assumere le responsabilità previste all’interno della risoluzione 1701.

Nei suoi incontri, il Presidente Meloni si è soffermata sull’emergenza degli sfollati libanesi, ricordando i recenti ulteriori 17 milioni di euro di aiuti umanitari stanziati dall’Italia e impegnandosi a portare il tema a livello europeo e internazionale. Questa emergenza si unisce a quella dei rifugiati siriani, su cui l’Italia continuerà a impegnarsi, anche in seno all’Unione Europea, per creare le condizioni per un ritorno volontario, sicuro, dignitoso e sostenibile dei rifugiati, anche attraverso il sostegno delle Nazioni Unite.

[Punto stampa del Presidente Meloni]

Faccio con voi volentieri un punto su questa breve ma secondo me significativa visita in Giordania e in Libano. Come sapete oggi ho incontrato Re Abdullah II di Giordania. Volevo portare la vicinanza e il rispetto dell’Italia, una Nazione che è oggettivamente fondamentale per la stabilità del Medio Oriente, che anche in questa difficile fase, sta dimostrando la sua capacità di utilizzare sempre pragmatismo, di essere moderata, una Nazione che è molto importante soprattutto per il sostegno alle popolazioni civili. Il Re di Giordania e il suo Governo stanno pensando a nuovi strumenti molto concreti, particolarmente per aiutare le popolazioni civili di Gaza, alle quali l’Italia ha garantito il suo pieno supporto, del resto abbiamo già lavorato insieme nell’iniziativa Food for Gaza che ci ha permesso di consegnare 47 tonnellate di generi alimentari nella Striscia.
Con il Re di Giordania abbiamo affrontato, oltre alla crisi in atto più ampiamente intesa, anche la questione dei profughi siriani. Il grande tema dei profughi siriani sta impattando pesantemente sia in Giordania che in Libano. In Giordania  ne sono stimati 600 mila, 600 mila sono registrati, il Governo ne stima più o meno il doppio in una nazione di 10 milioni di abitanti. In Libano parliamo di circa 1 milione e 500 mila rifugiati in una Nazione di 5 milioni di abitanti e ovviamente questa questione deve essere affrontata dalla comunità internazionale. Sui profughi siriani l’Italia è al lavoro già da tempo, lo abbiamo fatto anche durante questo Consiglio europeo, abbiamo fatto del nostro meglio per favorire un percorso del quale stiamo parlando soprattutto con i giordani, che possa piano piano costruire le condizioni perché questi rifugiati possano tornare in Siria, chiaramente in condizioni di sicurezza, chiaramente sotto l’ombrello della comunità internazionale, volontariamente, ma è sicuramente una delle questioni che vanno affrontate se si vuole aiutare queste Nazioni.

La questione dei propri siriani impatta anche in Libano, come dicevamo, così come quella degli sfollati, circa una persona sfollata su cinque oggi in Libano, situazione molto complessa sulla quale pure l’Italia ha già dimostrato la sua disponibilità. Noi immediatamente, all’indomani dell’inizio dell’escalation in Libano, abbiamo deliberato ulteriori 17 milioni di aiuti per le popolazioni colpite, per le popolazioni civili. C’è da fare di più, c’è da coinvolgere credo il livello europeo.
Anche su questo abbiamo dato la nostra piena disponibilità. Dopodiché io sono fiera di essere stato il primo capo di Governo a essere venuto qui in Libano dopo l’inizio dell’escalation. Credo che sia un segnale importante. Chiaramente siamo venuti qui soprattutto a ribadire l’impegno italiano per un cessate il fuoco. Voi sapete che l’Italia si è fatta promotrice insieme ad altre Nazioni di una proposta di cessate il fuoco per 21 giorni.

Entrambi i miei interlocutori libanesi di oggi, il Primo Ministro Mikati e il Presidente del Parlamento Berri hanno aderito a questa proposta, credo che adesso serva uno sforzo da parte israeliana, credo che anche quello che è accaduto ieri con la scomparsa di quello che è il principale responsabile degli attacchi di Hamas dello scorso 7 ottobre, possa offrire la finestra per una stagione nuova, credo che questa finestra debba essere colta da parte israeliana, credo che noi possiamo aiutare anche intensificando i nostri sforzi diplomatici per il ritorno degli ostaggi israeliani che sono ancora trattenuti, che sono ancora ostaggio di Hamas. Dopodiché ovviamente siamo venuti qui anche per parlare della stabilizzazione del confine israelo-libanese.
Io volevo anche portare un messaggio di vicinanza a tutti i nostri uomini e a tutte le nostre donne impegnati sia nella missione UNIFIL sia nella missione bilaterale MIBIL. Ho parlato con alcuni di loro, l’ho incontrati oggi, mi sarebbe piaciuto anche tornare alla base di UNIFIL come ho fatto qualche mese fa, le condizioni di sicurezza non lo consentivano e non voglio aggiungere ulteriori problemi ai problemi che già ci sono, ma sicuramente dobbiamo ribadire l’importanza di questi militari che tra mille difficoltà per un lungo tempo hanno contribuito a garantire la sicurezza e la stabilità sul confine e che saranno particolarmente preziosi quando cesseranno le ostilità.

Quindi noi crediamo che UNIFIL debba essere rafforzato e crediamo che senza il rafforzamento di UNIFIL, senza il lavoro di questi nostri militari – e non solo nostri – non si possa arrivare a mettere le forze armate libanesi nella condizione di essere pienamente nella capacità di poter controllare e difendere il loro territorio. È un impegno che la comunità internazionale si è presa particolarmente con la risoluzione 1701, quella risoluzione deve essere pienamente implementata.
Quindi come vedete insomma sono molti i temi che abbiamo discusso ma sicuramente l’impegno italiano c’è per arrivare a una de-escalation, a un cessate il fuoco, fosse anche temporaneo, al rilascio degli ostaggi , aiutare le popolazioni civili, cominciare a ricostruire, a immaginare per la crisi mediorientale anche una soluzione strutturale, due popoli, due Stati, servirà una fase transitoria o una fase definitiva? Bisogna mettersi al lavoro.
Bisogna mettersi al lavoro e io penso che tutti gli sforzi che si possono fare in questo momento vadano fatti. Non abbiamo altre armi se non quella della diplomazia ma se non riusciamo ad ascoltare i nostri interlocutori, a farci ascoltare dai nostri interlocutori, la diplomazia non si riesce ad esercitare. Questa è la ragione per la quale sono venuta qui oggi.

Domanda: Allora, guardi, ci sono state delle violazioni dei diritti umani certificate da Human Rights Watch per quanto riguarda i finanziamenti alle autorità cipriote e il report è di meno di due mesi fa, di fine agosto, inizio settembre.

Presidente Meloni: Ma violazione da parte di chi? Non la sto seguendo.

Domanda: Violazione da parte delle autorità cipriote e libanesi per quanto riguarda i rimpatri dei siriani in Siria. Ovviamente ci sono tanti report. Quali sono le misure, quali sono le condizionalità?

Presidente Meloni: Purtroppo non conosco i report, quindi non sono in grado di commentare qualcosa di cui non sono a conoscenza, insomma, non sono entrata nel dettaglio e non mi permetto di giudicare sulla base di cose che non conosco.

Domanda: I migranti in Albania, naturalmente. I giudici non convalidano i trattenimenti e le opposizioni chiedono l’apertura di una procedura di infrazione contro l’Italia.

Presidente Meloni: Guardi, la richiesta di una procedura d’infrazione contro l’Italia… cioè persone pagate dal popolo italiano per chiedere alle istituzioni europee di colpire il popolo italiano, è una cosa sulla quale penso che gli italiani rifletteranno. Per quello che riguarda la non convalida, io posso dirle che è molto difficile lavorare e cercare di dare risposte a questa Nazione quando si ha anche l’opposizione di una parte di quelle istituzioni che dovrebbero aiutarti a rispondere ai problemi di questa Nazione. Penso che la decisione dei giudici di Roma sia una decisione pregiudiziale, lo dimostra il fatto che alcuni di questi giudici avevano criticato l’accordo con l’Albania ancora prima di entrare nel merito. Temo che debba anche colpire il fatto che questa decisione dei giudici è stata anticipata ieri da alcuni esponenti del Partito Democratico. Dopodiché, la questione non è l’Albania, la questione è molto più ampia, perché in buona sostanza quello che i giudici dicono è che non esistono Paesi sicuri, quindi comunico ufficialmente che il problema non c’è in Albania, il problema è che nessuno potrà essere mai più rimpatriato, il problema è che tu non puoi respingere la gente, il problema è che tu non puoi fare nessuna politica di difesa dei tuoi confini.

E quindi spero che mi si dica anche poi come si risolve, nel senso spero che mi si dica poi come si gestisce l’ordine pubblico, spero che mi si dica poi come si gestisce l’ordine pubblico, chi pagherà per i miliardi di accoglienza che ci dovremo caricare, spero che mi si trovino anche delle soluzioni perché io sono quella che poi deve trovare le soluzioni. E infatti troverò una soluzione anche a questo problema.
Perderemo ancora del tempo ma ho già convocato il Consiglio dei Ministri lunedì anche per risolvere questo problema perché intendo andare avanti. Gli italiani mi hanno chiesto di fermare l’immigrazione illegale, farò del mio meglio per limitare l’immigrazione illegale di massa.
Mi dispiace che in un momento nel quale tutta l’Europa guarda con interesse a qualcosa che sta facendo l’Italia, noi tentiamo come sempre di metterci da soli i bastoni tra le ruote, ma è un tema che si risolverà presto.

Domanda: Presidente, secondo lei si ritornerà ad una 1701 potenziata? Lei ha detto che bisogna attuarla, quindi bisogna ritornare sulle regole d’ingaggio e cambiarle?

Presidente Meloni: Guardi, non credo che il tema sia cambiare le regole d’ingaggio. Credo che il tema sia la piena applicazione delle regole d’ingaggio, credo che noi dobbiamo ricordarci che l’obiettivo che tutti quanti abbiamo è quello di mettere le forze armate libanesi nella condizione di poter avere pieno controllo del loro territorio. Questo non si può fare senza l’equipaggiamento, la formazione che viene fatta dall’UNIFIL, dalle missioni internazionali in Libano, e quindi noi dobbiamo potenziare questi strumenti, che non vuol dire necessariamente cambiare le regole di ingaggio. Poi secondo me si può anche aprire un dibattito su quelle che sono le regole di ingaggio, ma credo che se noi anche stessimo alla 1701 e all’origine della missione, faremo la cosa in assoluto più utile che possiamo fare, perché alla fine ci vuole una sovranità libanese nella stabilizzazione del confine e questo lo si può fare solamente se noi mettiamo le forze libanesi nella condizione di farlo.

Domanda: L’Italia sta pensando di inviare nuovi soldati per rinforzare il contingente italiano dell’UNIFIL, ne ha discusso con Mikati, c’è questa richiesta del governo libanese?

Presidente Meloni: Per ora non c’è questa richiesta del governo libanese ma sicuramente noi siamo pronti a fare sempre la nostra parte. Ricordo che noi siamo la seconda nazionalità per presenza nelle missioni internazionali e quindi siamo già molto rappresentati ma siamo sempre pronti a fare la nostra parte per tutto quello che può servire. Io l’ho detto, è inutile nascondersi, sono molto preoccupata da quello che sta accadendo in Medio Oriente, sono molto preoccupata da quello che accade qui, sono molto preoccupata da quello che accade a Gaza, penso che veramente dobbiamo tutti fare ogni sforzo possibile per affrontare questa questione. Quindi se i nostri interlocutori ci chiedono degli sforzi ulteriori penso che dobbiamo assolutamente prenderli in considerazione.

Domanda: Presidente, ha detto che sull’Albania da lunedì vi rimetterete il lavoro, a che soluzioni pensa per superare l’impasse?

Presidente Meloni: Io ho detto che da lunedì ci mettiamo al lavoro, ma io lunedì ho convocato un Consiglio dei Ministri per approvare delle norme che servono a superare questo ostacolo, perché io non credo che sia una competenza della magistratura stabilire quali sono i Paesi sicuri e quali no, questa è una competenza del Governo e quindi forse il Governo deve chiarire meglio che cosa si intende per Paese sicuro.

Domanda: Presidente, ha parlato magari con Berri del ritiro oltre il fiume Litani di Hezbollah?

Presidente: Sì, ho parlato anche di questo tema e chiaramente si collega a quanto dicevamo poc’anzi. Per fare questo è necessario che ci siano le forze armate libanesi pienamente operative e pienamente nella condizione di controllare il territorio. È qualcosa che volendo si può fare anche con l’aiuto di UNIFIL, ma sicuramente il lavoro che dobbiamo fare noi è un lavoro di messa nella piena condizione di queste forze di poter controllare il territorio e allora diventa tutto più fattibile, però sicuramente è tra gli impegni previsti di un cessate del fuoco e di una stabilizzazione del confine.

Domanda: Nel frattempo confermiamo la presenza UNIFIL sul border, sul confine, e fino a che punto siamo pronti a rischiare un ferimento o qualcosa di peggio dei nostri uomini? Qual è la linea rossa?

Presidente Meloni: Guardi, la linea rossa è che tutti i partner devono garantire la sicurezza di questi soldati, ok? Su questo sono stato molto chiara con tutti i miei interlocutori, perché è inaccettabile che il personale internazionale che, mi consenta di dirlo, anche sul piano umano, sono uomini e donne che non vedono i loro figli, che non passano Natale a casa, che stanno qui per aiutare altre nazioni alla loro stabilizzazione e quindi il rispetto per questi uomini e per queste donne è il minimo che mi aspetto. L’ho detto con molta chiarezza a tutti i miei interlocutori. Mi pare che ci sia una presa di coscienza della posizione dei governi ma anche del ruolo della missione UNIFIL per cui io do per scontato che alcune cose che sono accadute negli scorsi giorni non accadono ancora.

Domanda: Si sentirà con Netanyahu?

Presidente Meloni: Io ho sentito Netanyahu anche la settimana scorsa, sì penso che anche all’esito di questa mia visita tornerò a chiamare il Primo Ministro Netanyahu. Vi ringrazio e buon lavoro.

[Dichiarazioni congiunte Meloni – Mikati]

Ringrazio il Primo Ministro Mikati, il mio amico Najib, per la sua accoglienza calorosa e per il sempre utile scambio di opinioni.
Voglio dire che sono fiera di essere il primo Capo di Governo a visitare il Libano dall’inizio dell’escalation militare, e l’unico ad averlo visitato per ben due volte dal 7 ottobre dello scorso anno. La mia presenza qui, oggi, vuole essere anzitutto un’espressione di solidarietà e vicinanza verso i civili di tutte le parti che stanno soffrendo per le conseguenze del conflitto.
Come sapete, già da diverse settimane l’Italia, assieme ad altri partner internazionali, chiede un cessate il fuoco di 21 giorni. E voglio ringraziare il Primo Ministro, così come lo speaker Berri che pure incontrerò nella giornata di oggi, per aver aderito a questa proposta. E’ per noi molto, molto importante.

Vengo da Bruxelles, dove ho partecipato al Consiglio Europeo e ovviamente la crisi mediorientale è stata al centro dei nostri lavori, e posso assicurarvi che siamo tutti al lavoro per un cessate il fuoco sostenibile a Gaza e qui in Libano. Stiamo sostenendo i negoziati per il rilascio degli ostaggi israeliani dalle mani di Hamas, e stiamo tutti lavorando per trovare il migliore dei modi per assistere le popolazioni civili coinvolte in questa guerra. L’Italia è in prima fila anche nelle iniziative per alleviare le crisi umanitarie. A Gaza, con la nostra iniziativa “Food for Gaza”, abbiamo fatto arrivare oltre 47 tonnellate di beni alimentari, e in Libano, subito dopo l’escalation militare abbiamo approvato nuovi e immediati interventi umanitari, per ulteriori 17 milioni di euro, soprattutto per sostenere le persone sfollate dalle loro abitazioni e le comunità che le ospitano.

Ma sono qui in Libano anche per ringraziare tutti i militari impegnati nella missione UNIFIL e nella missione bilaterale italiana MIBIL. Questi militari hanno contribuito per anni alla stabilità lungo il confine israelo-libanese, e ci sarà bisogno di loro in qualsiasi scenario post conflitto.
È la ragione per la quale ribadisco che considero inaccettabile colpire UNIFIL, e torno a chiedere a tutte le parti di adoperarsi per garantire in ogni momento la sicurezza di ciascuno di questi militari.

È anche la ragione per la quale sono convinta che UNIFIL vada rafforzata. Solo rafforzando UNIFIL – mantenendone la sua imparzialità – si potrà cambiare pagina, e credo che dobbiamo tornare alla missione iniziale di UNIFIL e farlo nel modo giusto in coordinamento con le forze armate libanesi (‘LAF’).
Sono convinta anche che le LAF debbano essere messe nelle migliori condizioni per poter assumere le loro responsabilità. L’obiettivo è quello di incrementare le capacità complessive delle forze di sicurezza libanesi, rafforzando gli attuali programmi di formazione e addestramento d’intesa con le autorità libanesi.
Su tutti questi temi ci siamo confrontati con il Primo Ministro Mikati, con il quale condividiamo la necessità di una piena e reale applicazione della Risoluzione del Consiglio di Sicurezza ONU 1701.  E questo significa anche che a sud del fiume Litani non deve esserci alcuna presenza militare diversa da UNIFIL e dalle LAF.
Come Italia, abbiamo anche una missione bilaterale (MIBIL) che si inquadra nell’ambito delle iniziative dell’International Support Group for Lebanon, volta proprio a rafforzare la formazione del personale militare libanese. Cercheremo di fare di più su questo fronte. Non a caso nell’ambito del G7 Difesa, in corso oggi in Italia, abbiamo promosso un incontro con tutti i partecipanti per ragionare insieme di come implementare al meglio questo lavoro.

In questo scenario così complesso e pieno di incertezza, credo anche che sia fondamentale sostenere le istituzioni libanesi anche nel loro processo di rafforzamento. Non sono il genere di leader che vuole dire agli altri cosa debbano fare, ma questa Nazione sta soffrendo, e poter contare su istituzioni funzionanti è fondamentale per poter difendere i propri interessi. E’ una riflessione che penso condivida l’intera leadership di questa Nazione, e quello che posso garantire io è che l’Italia è pronta a dare tutto l’aiuto che serve, se richiesto, anche su questo fronte.
Ho approfondito con il Primo Ministro Mikati anche il dramma degli sfollati interni, e abbiamo anche discusso l’emergenza rifugiati che da tempo affligge il Libano. Si stimano più di un milione di sfollati in Libano, che si aggiungono al milione e mezzo di rifugiati siriani. Sugli sfollati come dicevo l’Italia si impegna a portare la questione a livello europeo e internazionale per dare la nostra mano. Per quanto riguarda la questione dei rifugiati l’Italia è già da tempo impegnata, e stiamo lavorando con i nostri partner europei, per costruire le condizioni che consentano il ritorno dei rifugiati in Siria. Un ritorno che, naturalmente, deve essere volontario, sicuro, sostenibile e dignitoso. Sosteniamo, a questo scopo, l’impegno dell’UNHCR e con lo stesso obiettivo abbiamo rafforzato la presenza diplomatica italiana a Damasco.
Insomma, caro Primo Ministro, sapete che potete sempre contare sull’Italia. Faremo tutto ciò che è nel nostro potere per restituire a questa Nazione amica pace e benessere.

 

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