Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha partecipato alla cerimonia di consegna del Premio Maestro dell’arte della cucina italiana che si è tenuta nel cortile d’onore di Palazzo Chigi.
Buongiorno a tutti, grazie di essere qui, grazie al Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, grazie ai presidi, ai docenti e agli studenti delle scuole che sono presenti, grazie a tutte le autorità, ma soprattutto grazie ai Maestri che ci hanno onorato stamattina della loro presenza ed, ovviamente a tutti, benvenuti nel cortile di Palazzo Chigi. Questo luogo è uno dei luoghi più simbolici e solenni delle nostre istituzioni, di solito il Presidente del Consiglio in questo luogo, come sanno bene gli ambasciatori, riceve i propri omologhi, qui ci sono schierati reparti d’onore, suonano gli inni nazionali.
Insomma, è un luogo molto solenne per il nostro lavoro e noi abbiamo voluto che questa cerimonia si celebrasse esattamente in questo luogo. Per una ragione precisa: noi oggi abbiamo consegnato un riconoscimento che non esisteva. Aggiungo che incredibilmente non esisteva. Incredibilmente nessuno fin qui aveva pensato a un modo per valorizzare il contributo di chi, con la sua opera, con il suo ingegno, con la sua passione, con la sua competenza, esalta ogni giorno il prestigio della cucina italiana e facendolo rende lustro alla nostra Nazione, valorizza il nostro straordinario patrimonio enogastronomico, lo rende apprezzato e desiderato in tutto il mondo. Cioè proprio l’Italia, la Nazione che più di ogni altra è famosa nel mondo per la sua arte culinaria non ha mai ritenuto di dover rendere il giusto merito a chi fa grande quest’arte, a chi la esporta, a chi di fatto costruisce un pezzo fondamentale della nostra reputazione e ci garantisce quella ammirazione che il mondo intero ci tributa.
Allora noi abbiamo deciso, su suggerimento di alcune persone che sono state fondamentali in questo percorso, di colmare questa lacuna e di costruire un sistema di premialità che fosse specificamente dedicato alle professioni della gastronomia, come peraltro lo ricordava bene il Ministro Lollobrigida, avviene già da molto tempo in altre Nazioni dalle quali tuttavia non abbiamo da imparare. Lo abbiamo fatto perché, se siamo la Patria del buono e della qualità, noi lo dobbiamo a persone come quelle che sono state premiate oggi, a uomini e donne che sono fondamentalmente innamorati dell’Italia, delle sue tradizioni, del suo territorio, del suo patrimonio unico al mondo.
E io penso, noi pensiamo, che fosse giusto per l’Italia ringraziare questi simboli, questi patrioti, questi ambasciatori per il servizio che rendono alla nostra Nazione. E così abbiamo chiesto all’Istituto Poligrafico Zecca dello Stato – e ringrazio e saluto il Presidente Perrone – di realizzare una medaglia di bronzo, una spilla e un fregio e abbiamo scelto di attribuire e formalizzare per ognuna di queste persone il titolo di Maestro, perché è esattamente quello che sono: Maestri di cucina, di arte, di vita, di Italia.
La loro maestria ci ricorda da dove veniamo ma anche quello che riusciamo a fare. Ci insegna cosa sia la tradizione perché noi si possa essere pienamente consapevoli di quello che abbiamo ereditato e della responsabilità che abbiamo nel trasmettere quella eredità a chi verrà dopo di noi. Con il loro esempio ci raccontano cosa sia l’orgoglio di essere italiani, perché come dice un vecchio proverbio latino – verba movent, exempla trahunt – cioè le parole muovono, ma gli esempi trascinano, e noi italiani abbiamo, sì, bisogno di chi sappia trascinarci per tornare, se vogliamo, a credere in noi stessi, come dovremmo credere in noi stessi, a credere nelle cose straordinarie che questa Nazione sa e può fare, vale ovviamente soprattutto per i giovani a partire dai tanti ragazzi che sono qui oggi, che stanno studiando per diventare domani maestri a loro volta. Il vostro esempio trascina perché è fonte di ispirazione, qualcosa che si può vedere, che si può toccare, che si può gustare e che però ha anche delle ricadute sociali ed economiche particolarmente importanti, come abbiamo intravisto insomma anche nei video che sono stati mostrati durante le premiazioni.
Voi ci ricordate che è nostro compito saper accompagnare la grande eredità che abbiamo ricevuto nel futuro consegnando il testimone di generazione in generazione. Ed è il motivo per il quale abbiamo previsto anche che i nostri maestri possano insegnare in qualità di esperti negli istituti professionali per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera. Anche in questo modo vogliamo preparare i nostri ragazzi a percorrere nuove strade di eccellenza, potendo contare sulla esperienza, sul campo, sull’insegnamento di chi ha fatto della propria passione un lavoro e del proprio lavoro un’arte. Ai premiati di oggi, come ricordava il Ministro, si aggiungeranno negli anni nuovi maestri, ma anche nuove categorie oltre le otto che abbiamo stabilito per ora, insomma, che abbiamo premiato questa mattina, perché il nostro obiettivo è quello di creare una vera e propria comunità di riferimento per l’eccellenza della nostra enogastronomia, farlo in Italia e farlo al cospetto del mondo, perché l’enogastronomia italiana è un’arte capace di raccontare la nostra cultura, il nostro modo di vivere, ma soprattutto di esprimere la nostra identità nazionale in quella che è la sua varietà e la sua complessità e quindi il bello della nostra identità.
Questa è anche la ragione per la quale abbiamo candidato la cucina italiana, la più apprezzata al mondo, a patrimonio immateriale dell’UNESCO, per tutto quello che rappresenta in termini di cultura, di storia, ma diciamo anche questo di benessere. E voglio dire, quindi senza esagerare, che mi piace considerare queste persone come una sorta di beni culturali viventi, perché nelle loro mani, nella loro maestria, c’è la sintesi di un patrimonio che continua ad evolversi pur rimanendo ancorato alle proprie radici, fedele alle proprie radici. Il loro valore va al di là di quello che fanno e produce un valore promozionale inestimabile per l’Italia, per la sua agricoltura, per la sua enogastronomia, per tutto il settore agroindustriale e anche per questo abbiamo il dovere e la gioia di riconoscere quello che queste persone fanno per tutti noi.
Per quello che riguarda la politica, ovviamente, il nostro compito non può che essere quello di sostenervi, di valorizzarvi, come stiamo facendo per i nostri prodotti agroalimentari, che sono anch’essi un bene da difendere, perché raccontano la millenaria vocazione produttiva dell’Italia, rappresentano uno dei principali assi strategici dell’economia italiana. Le decine di migliaia di imprese del settore generano occupazione, generano benessere, generano ricchezza. È un settore, se consideriamo la filiera indotto, che vale mediamente più di 600 miliardi di euro e che è in continua crescita anche sui mercati internazionali.
I prodotti agroalimentari italiani sono richiesti in tutto il mondo, a partire ovviamente dall’Europa, mentre bisogna ricordare che gli Stati Uniti sono il secondo mercato di destinazione con un export che è salito nel 2024 del 17%. Quello statunitense per noi è un mercato fondamentale, è evidente che l’introduzione di nuovi dazi avrebbe risvolti pesanti per i produttori italiani. Penso personalmente che sarebbe anche un’ingiustizia per molti americani perché limiterebbe la possibilità di acquistare e consumare le nostre eccellenze solo a chi ha la possibilità economica di spendere di più, è la ragione per la quale resto convinta che si debba lavorare per scongiurare in tutti i modi possibili una guerra commerciale che non avvantaggerebbe nessuno, né gli Stati Uniti e né l’Europa, il che ovviamente non esclude, se necessario, di dover anche immaginare risposte adeguate a difendere le nostre produzioni.
Del resto la difesa del nostro agroalimentare è stata una priorità per questo Governo fin dal suo insediamento. Lo abbiamo fatto con stanziamenti e investimenti record, come mai si erano visti. Lo abbiamo fatto investendo sulla competitività delle filiere, contrastando la contraffazione e la concorrenza sleale, lo abbiamo fatto puntando sulla formazione per avvicinare sempre di più i giovani a un mondo che ha bisogno del loro entusiasmo e della loro capacità di innovare, lo abbiamo fatto anche affermando in Europa e non solo che gli agricoltori e i produttori non sono nemici dell’ambiente ma sono semmai i primi custodi della natura. Questa è la visione che abbiamo incarnato finora, che intendiamo portare avanti, perché l’arte culinaria e l’agroalimentare sono sinonimi di identità e di cultura, ma anche di qualità, di solidarietà, di sostenibilità, di cura del territorio, di energia pulita. Finché ci sarà chi semina, chi coltiva, chi raccoglie e chi trasforma quei prodotti in opere d’arte sulla nostra tavola, ci saranno anche un’Italia e un’Europa capaci di guardare al futuro con speranza e con ottimismo.
Siamo fieri di voi, grazie davvero.
