Palio di Siena: Ecco come parlava del Palio tanti anni fa Leonardo Viti detto “Canapino”

“Ecco cosa è per noi senesi un rapporto con un cavallo da Palio secondo me in queste righe e’ raccolta L’ essenza di noi , e’ raccontata la storia … grazie Canapino ….. vi sfido amici a non commuovervi ….
Io lo faccio tutte le volte che la rileggo ……

L’avevo messo in un prato e gli fischiavo quando era ora di tornare a casa. Lui veniva, si faceva du’ chiacchiere e lo rimettevo nella stalla. Un giorno prese un calcio da una fattrice che non era neanche mia e cominciò la fine. Non si capiva se c’era la frattura o no. Il cavallo riusciva a camminare ma più piano di sempre, meno sicuro e io gli dicevo: “Oh Panezio che ti fa male la botta o sei invecchiato anche te?”. E via con le radiografie… Fagliela così, poi più in alto. Qui non si vede nulla. Ma Panezio camminava piano. Tempo dopo lo trovo nella stalla sdraiato, non riusciva più ad alzarsi. Mi guardava e io gli dicevo: “Vecchiaccio non t’avvilire, vedrai che in qualche modo si fa!”. Ogni mattina andavo nella stalla, lo governavo e poi lo giravo su un fianco per evitare che gli venissero le piaghe. La sera facevo lo stesso, ma alla fine le piaghe gli vennero. Allora lo sollevammo in tre e io gli spinsi una coperta sotto la pancia per farlo stare un po’ più comodo. Lui non si lamentava mai, mi guardava e basta. Due mesi dopo, mentre gli stavo facendo una flebo, Panezio appoggiò la testa sulle mie cosce fece un sospiro come per dire “Mi dispiace amico mio ma non ce la fo più, me ne vado!”. E morì.””
(Leonardo Viti, detto Canapino, da “I trenta assassini”)

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