Italia: Conferenza stampa al termine della Riunione informale del Consiglio europeo e del Vertice Ue-India

 

Introduzione del Presidente Draghi

“Buon pomeriggio. Una breve introduzione sulla riunione di stamattina. La Dichiarazione (di Oporto sui temi sociali) come tale non sembra essere di grande importanza a prima vista, ma non è così. Il momento rappresenta la fine di un lungo viaggio nel campo della tutela dei diritti sociali. Sembra ovvio, ma è un processo che iniziò nel 2017, se ricordo bene lanciato dall’allora Presidente della Commissione Ue Junker. Ci sono voluti quattro anni per poter portare tutto il Consiglio Europeo a condividere una prima forma di coordinamento dei mercati del lavoro e soprattutto dei diritti sociali.
Non credo, per inciso, che sarebbe stato possibile se il Regno Unito fosse ancora stato membro dell’Unione Europea. Si era tenacemente opposto per anni ad ogni azione in questo campo, ritenendo che questa fosse un’area esclusivamente di competenza nazionale.

Quindi anche in questo senso è un’occasione molto importante, perché i Paesi cominciano ad accettare l’idea che ci possa essere da parte della Commissione europea un’azione a livello nazionale accettabile, anzi un’azione di miglioramento di quella che è la tutela dei diritti sociali.
Il momento è quanto mai appropriato. Gli obiettivi sono rilevanti, sono molto importanti e sono anche appropriati dal punto di vista temporale perché il mercato del lavoro sta subendo dei mutamenti straordinari, in parte dovuti alla pandemia e in parte saranno – e saranno mutamenti importantissimi – dovuti alla transizione energetica e alla transizione ecologica.

Avere un complesso di standard minimi di protezione dei diritti sociali, con degli obiettivi quantitativi, delle date fissate e – si spera – un monitoraggio attento, da parte della Commissione è certamente una garanzia importante.
Si aggiunga il fatto che molte delle diseguaglianze che c’erano prima – diseguaglianze di genere, territoriali, diseguaglianze tra giovani e non giovani, diseguaglianze nel mercato del lavoro – con la pandemia sono esplose e quindi, a maggior ragione, avere uno strumento di questo tipo a livello europeo è diventato importante.

La Dichiarazione, che è relativamente contenuta su tanti punti, è un passo importante perché i Paesi si danno l’impegno di proseguire questo lavoro con norme e anche con provvedimenti che non sono necessariamente normativi. Trovo che sia questo il valore dell’impegno preso oggi.

C’è un altro aspetto da tenere presente: tutto questo deve essere accompagnato da politiche di contorno, parte delle quali sono state messe in atto in occasione della pandemia, parte delle quali sono le politiche di tipo fiscale, di bilancio. In questo senso molti – io stesso certamente, ma anche altri – hanno fatto riferimento sia al programma SURE, che è un inizio di sussidio di disoccupazione a livello europeo e un primo piccolo passo verso la creazione di un mercato comune del lavoro, che permetterà sicuramente maggiore mobilità e maggiori opportunità di lavoro per tutti i cittadini dell’Unione, e sia anche alle necessità che certe politiche espansive di bilancio – che ora stiamo proseguendo – non vengano ritirate troppo presto, finché la ripresa non si sia consolidata.
Mi fermo qui, a questo punto aspetto le vostre domande”.

Domande

Andrea Bonini (Sky TG24): “Io vorrei capire un po’ meglio discorso vaccini e brevetti: la proposta di Biden ha sollevato molte reazioni, quindi qual è la posizione italiana e se ci sono divisioni all’interno dell’Unione europea e quale può essere il punto di sintesi; sull’accelerazione nella produzione da lei auspicata se ci sono novità per quanto riguarda l’Italia e quindi anche una accelerazione in questo senso. Grazie mille”.
Presidente Draghi: “Grazie. La posizione di Biden deve ancora essere capita nella sua completezza ma credo che venga da una constatazione: ci sono milioni di persone che non hanno accesso ai vaccini, o per mancanza di distribuzione o per mancanza di denaro per poterli comprare, che stanno morendo.
Ci sono le grandi case farmaceutiche che producono questi vaccini che hanno avuto delle sovvenzioni governative imponenti, quindi in un certo senso si potrebbe spiegare semplicemente dicendo che ci si aspetta qualcosa in cambio da queste case farmaceutiche.
Peraltro un’applicazione temporanea, circoscritta, non dovrebbe costituire – questo me lo dicono esperti – un grande disincentivo alla produzione. Perché questo è quello che tutti temono, che costituisca un disincentivo alla ricerca e alla produzione di altri gli altri vaccini.
Però se si va un po’ al di là di questo, si vede che la questione è molto più complessa. Prima di tutto il fatto di liberalizzare il brevetto, sia pur temporaneamente non garantisce la produzione dei vaccini. La produzione di questi vaccini è molto complessa: richiede tecnologia, richiede specializzazione, richiede organizzazione. Secondo, questa produzione deve essere sicura. La liberalizzazione dei brevetti non garantisce questa sicurezza.

Quindi la situazione è molto più complicata.

Prima di arrivare alla liberalizzazione dei vaccini bisognerebbe fare altre cose più semplici tipo, per esempio, rimuovere il blocco alle esportazioni che oggi gli Stati Uniti, per primi, e il Regno Unito continuano a mantenere. Tenete presente che l’Unione Europea – sono dati di oggi – esporta tanto quanto ha dato ai suoi cittadini, cioè il 50% della produzione dell’Unione è andato al Canada, agli Stati Uniti, al Regno Unito, a mercati che – il Canada non credo – che hanno il blocco alle esportazioni. Quindi questa direi che è la prima cosa che bisogna fare.
La seconda è accelerare la produzione. Accelerare la produzione attraverso il trasferimento tecnologico attraverso l’individuazione di nuovi siti. Noi stiamo facendo tutto questo. Resta il problema che questo va fatto nei Paesi e verso i Paesi i cui abitanti stanno morendo perché non hanno accesso ai vaccini e non hanno denaro.

Ci sono vari programmi – se pensate al Covax – di aiuto finanziario a questi Paesi, ma sono a un livello assolutamente insufficienti. Quindi il vantaggio, il merito di questa proposta è aver aperto una porta. E mi pare che su questo il Consiglio Europeo sia abbastanza unanime. Questa è una porta aperta, vediamo che cosa significa, poi lo considereremo e decideremo. C’è ovviamente chi protegge di più “sacralità” del brevetto e c’è chi invece è più aperto su questo, ma di più non c’è. C’è semplicemente il consenso sull’andare avanti.
Che questa sia una mossa tattica diplomatica degli Stati Uniti per battere la politica internazionale del vaccino che stanno facendo la Russia e la Cina, io non lo credo perché i numeri dati oggi fanno vedere come questa sia una cosa per il momento molto “buffa”: la Russia ha annunciato la produzione di 750 milioni di dosi, finora ne ha consegnate 66 milioni; la Cina ha annunciato 700 milioni di produzione, ne ha consegnati i 40. Non sono avversari, su questo piano, tali da – immagino – impensierire gli Stati Uniti. Quindi non credo che all’origine di questa mossa ci sia il desiderio di controbattere a questi annunci”.

Alberto Ferrarese (Askanews): “Presidente lei lo ha ricordato anche poco fa, ieri ha chiesto di non ritirare troppo presto i programmi espansivi e di rendere strutturale lo Sure. Come sono state accolte queste proposte, in particolare tra i Paesi che sono in genere più restii in riferimento ai conti pubblici? A questo proposito c’è un asse speciale con il presidente Macron, con cui lo abbiamo visto parlare spesso in questi giorni a margine dei lavori?”

Presidente Draghi: “Non ci sono stati particolari colloqui su temi specifici col presidente Macron. Per quanto riguarda Sure, come dicevo è stato ripreso da molti, anche direi da Paesi da cui non me lo sarei aspettato. Non è ancora stata presa una decisione, non era all’ordine del giorno. Credo che queste decisioni, come anche l’inizio di una di una discussione sulla politica di bilancio nei prossimi mesi, potrà iniziare soltanto nel Consiglio Europeo di giugno”.

Roberto Mania (la Repubblica): “Buon pomeriggio, ritiene che la proposta del presidente Biden possa in qualche modo influenzare la diplomazia aggressiva della Cina, in particolare sul piano vaccinale? Per quanto riguarda invece l’accordo che avete raggiunto con l’India di ripartire con i negoziati commerciali, molti hanno interpretato questa come una mossa contro la Cina, un tentativo di ridurre l’influenza e la potenza cinese in quell’area. Lei cosa pensa di questa chiave di lettura?

Presidente Draghi: “Sulle intenzioni della proposta americana ho già risposto. Sulla seconda domanda, le dichiarazioni di Narendra Modi al riguardo sono state molto attente e – se ricordo esattamente le parole – ha detto che delle relazioni di pace ai confini con la Cina e con gli altri paesi sono essenziali per l’India. Quindi questa apertura che l’India ha fatto, un accordo di libero scambio, è importantissima ma non credo al momento che sia interpretabile come una mossa anticinese. C’è stata una grande solidarietà naturalmente nei confronti dell’India, tutti i Paesi hanno inviato aiuti, soprattutto respiratori come abbiamo fatto anche noi. L’atmosfera era molto molto solidale”.

Antonella Scutiero (La Press): “Buon pomeriggio Presidente. Io la riporto un attimo a casa e volevo chiedere quando avete in programma di riunire la Cabina di regia per discutere della possibile revisione delle limitazioni anti-covid, cosa ne pensa della discussione sul coprifuoco, se è arrivato il momento di rimuoverlo o quantomeno a spostare in avanti l’orario”.

Presidente Draghi: “Io, come credo la maggior parte degli italiani, voglio riaprire, voglio che le persone tornino fuori a lavorare, a divertirsi, a stare insieme. Ma, come ho detto l’altra volta quando abbiamo parlato di questo, bisogna farlo in sicurezza, cioè calcolando bene il rischio che si corre.
Quindi noi ora stiamo esaminando i dati. I dati sono abbastanza incoraggianti. Per quanto riguarda le vaccinazioni, il 90% di coloro che han più di 80 anni e più di 90 ha ricevuto almeno una dose, quasi il 70% di quelli che hanno più di 70 anni hanno ricevuto anch’essi una dose. C’era un momento – non so se vi ricordate – non tanto tempo fa, in cui quelli che avevano più di 70 anni erano praticamente una delle classi meno vaccinate che ci fossero in Italia. Questo è molto importante.

Dal 26 aprile – il famoso 26 aprile, il giorno delle riaperture – al 7 maggio il numero di ricoveri ordinari in terapia intensiva è calato di oltre il 20%, il tasso di positività è sceso dal 5,8 al 3,2, anche le vittime sono tante ancora, ma sono in forte diminuzione. Questo è anche, ovviamente, merito delle misure già intraprese.

Quindi se l’andamento dovesse continuare in questa direzione, chiaramente la Cabina di regia procederà ad altre riaperture. È importante essere graduali anche per capire quali riaperture hanno più effetto sui contagi e quali meno.
Noi aspettiamo per dirvi ancora l’importanza di fare queste cose con attenzione, prudenza e gradualità. Farle sì, ma essere prudenti.
Aspettiamo la riapertura della stagione turistica. Ecco questa è un’altra cosa importante che è successa in questo Consiglio Europeo.

È stata chiesto con molta enfasi da parte nostra che la Commissione e il Parlamento europeo procedano con la massima rapidità alla definizione del Green Certificates per avere un modello europeo su cui confrontarsi e su cui disegnare le politiche turistiche. Perché se ogni Paese ha il suo certificato e attua misure diverse, per quanto riguarda il turismo ci sarà una gran confusione. Ecco, con la ripartenza del turismo bisogna considerare anche che gli aeroporti diventano dei luoghi a cui guardare con molta attenzione perché sono ovviamente luoghi dove i contagi possono succedere. Quindi bisogna rinforzare i controlli negli aeroporti. Questo non vuol dire chiudere, vuol dire aprire ma farlo con la testa”.

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